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Lamborghini Huracán Tecnica, un’auto da veri intenditori

L’estate scorsa ho avuto l’immenso privilegio di guidare per una settimana intera una delle auto più assurde su cui abbia mai appoggiato i glutei, la Lamborghini Huracán STO.

Inutile che mi dilunghi troppo – il Moruz ne ha provata recentemente una – ma vi basti sapere che salendo su un ferro del genere, come nei videogiochi, le vostre statistiche personali automaticamente guadagnano badilate di punti e anche la bella del paese che fino a qualche tempo fa vi schifava, improvvisamente iniziare ad ammiccarvi in maniera insistente.

Dopo aver percorso oltre 1000 km con questa macchina, provandola sia in pista che sui passi di montagna, mi sono reso conto che esaurita la ventata di euforia iniziale si comincia a percepire sul serio l’animo inquieto della STO. Costruita per la pista e con un occhio di riguardo (anche) per la strada questo modello tutto carbonio e appendici aerodinamiche non ha mai tentato di nascondere il suo volere. Semplicemente all’inizio non ho ascoltato abbastanza bene. Quello che voleva lei era diverso da quello che volevo io, è lei bramava solo e insindacabilmente una cosa: i cordoli di una pista.

É fatta per girare in tondo per ore e ore. Punto.

Per quanto i ragazzi di Sant’Agata Bolognese abbiano cercato di rendere questa Huracán il “più Huracán” possibile – dato che circa il 50% (alza, alza, n.d.r.) dei clienti non porterà mai l’auto in pista – sfruttando un’elettronica piaciona e un’erogazione abbastanza lineare, lei tenterà sempre con una strizzatina d’occhio di portarti al  trackday di turno o a sgommare fuori dai tornanti lungo i passi di montagna. Possedere una STO senza farle mai calcare l’asfalto di un autodromo è come avere un puma in appartamento. Magnifico da vedere, ma sai benissimo che il suo posto non è quello e portarlo al guinzaglio per le vie del paese non è l’ideale.

Insomma, con la STO è stata una magnifica cottarella estiva terminata con la consapevolezza che per poter apprezzare pienamente una delle migliori Lamborghini mai costruite sia necessario riasfaltare ogni giorno le strade da percorrere o alternativamente comprare un box presso qualche circuito. Per questo motivo fino a un paio di mesi fa ho continuato a chiedermi come sarebbe stata una STO con un’abitabilità dignitosa, meno estrema e più stradale. 

«Ambrogio, avverto un leggero languorino […] La mia non è proprio fame. È più voglia di una STO senza alettone»

Poi a Novembre 2022 ho scoperto una bellissima verità: Lamborghini mi aveva accontentato con un modello chiamato Huracán Tecnica.

Presentata ad Aprile scorso, mi era sembrata in apparenza l’ennesima versione speciale della Huracán – dal 2014 al 2022 sono uscite ben 12 varianti, se escludiamo quelle ad-hoc per Polizia, Papa ecc -, un modo per rinfrescare l’immagine di un’automobile con ormai 8 anni sul groppone e darle l’addio prima dell’arrivo della Sterrato. Errore madornale.

Me l’ero immaginata esattamente così la scena.

Quello che in superficie può sembrare un taglia e cuci, smonta e assembla è in realtà niente di meno che il picco evolutivo del V10 di Sant’Agata, una storia iniziata con la P140 e oggi arrivata al suo culmine .

– Lambo P140, sotto al cofano c’era un V10 da 4 litri, lo stesso motore che qualche tempo dopo verrà installato sulla Calà –

Quindi, riassumiamo: prendete tutto quello che c’è di bello nella Super Trofeo Omologata e toglietele tutto quello che non funziona per poter essere una “daily”: ecco la Huracán Tecnica. Detto così può sembrare poco, ma fidatevi che c’è un motivo per cui quest’auto è stata definita la una delle Lamborghini più complete di tutti i tempi.

Questa variante acchiappa quei clienti che si sentono un po’ in imbarazzo a girare per le strade di paese con un alettone grosso quanto un tavolo da ping pong e con un cofango da alzare ogni volta che si ha bisogno di trasportare cose più ingombranti di un portachiavi.

Prima di tutto non sembra uscita da un DLC di Assetto Corsa Competizione, la linea è quella della Huracán Evo a cui si sono aggiunti un po’ di dettagli spinti ripresi dalla Sián, dalla Veneno e dalla Terzo Millennio. Anche se quegli elementi frontali a Y in plastica lucida nera sono solo estetica e zero funzione chissenefrega, per me stanno da Dio. Il posteriore è un mix di stili, c’è un po’ di Performante e ovviamente un po’ di STO ma quello che conta è che dall’esterno si possono intravedere tutte le grazie di questa vettura.

Niente più cofango, niente più (finto) airscoop, niente più mega alettone regolabile, al suo posto invece compare un’ala fissa più discreta. Questa Huracán si è tolta la tuta da corsa e ha indossato l’abito da sera, da fuori sembra una “sobria” Lamborghini e dentro…bhe dentro è come la volete immaginare.

Se siete tipi da giretto sul lago alla domenica e ristorantino pettinato potete scegliere di allestire gli interni esattamente come quelli di una Huracán Evo optando magari per dei sedili sportivi in pelle e Alcantara, rivestimenti morbidi e delle vere maniglie interne delle portiere.

Ah, c’è anche un impianto audio Sensonum che è fuori di testa ed è tornato il cofano “normale” con pozzetto, nel caso vi interessasse. Ditate sullo schermino non incluse nel prezzo.

Siete invece più tipi alla Tony Stark e sentite il bisogno di scaricare a terra degnamente ogni weekend quei 640 cv? In tal caso sappiate che è possibile rendere gli interni della Tecnica tali quali a quelli della STO, quindi via i pannelli portiera classici a favore di quelli in carbonio, si monta rollbar in titanio con sistema di telemetria integrata, si scelgono i sedili monoscocca con cinture a 4 punti e via al prossimo trackday.

Chiaramente non è una visione “bianco o nero”, si possono mischiare gli optional in modo da personalizzare al massimo la propria esperienza e far felice magari la morosa che non vuole incrinarsi una vertebra ogni domenica sui sedili racing. Sempre convinti che le vie di mezzo siano una brutta cosa?

E poi c’è il motore, preso in prestito dalla STO ma rivisto e riadattato per dare vita ad un’auto da veri intenditori: basta premere il pulsante d’accensione e svegliare il cuore meccanico a 10 cilindri per rendersi conto che quella in cui si è seduti non è la solita supercar guidata anche dalle Kardashian.

Premessa importante: a differenza della sorella pistaiola, guidata a Giugno con 860 gradi all’ombra, la Tecnica mi è stata servita su 4 pneumatici invernali Pirelli Sottozero (245/30 R20 davanti – 305/30 R20 dietro) roba ben diversa dalle semislick Bridgestone Potenza Sport. Un handicap non da poco (ecco perchè odio l’inverno del Nord Italia), eppure proprio grazie a delle gomme meno performanti mi sono accorto di che razza di capolavoro abbia tirato fuori dal cilindro Lamborghini questa volta.

Il motore è lo stesso identico della STO, ben 640 cavalli e 565 Nm di coppia raggiunti a 6500 giri, tutto il resto però è stato ricodificato e smussato. Nessun nervosismo, nessuna reazione turbolenta a buche o dissestamenti, la Huracán Tecnica è semplicemente in pace col mondo anche su stradine un po’ sfigate e demolite come quelle dell’alto Bresciano dove l’ho portata.

Nonostante sia larga quasi 2 metri questa macchina la si sente cucita addosso come un abito sartoriale, le ruote posteriori sterzanti aiutano a dare quell’extra rotazione che permette di percorrere le curve a velocità folli, il tutto condito da una sensazione di controllo quasi maniacale. Sulla Tecnica c’è meno resistenza aerodinamica, meno grip e forse meno serietà ma è questo il bello, basta saper ascoltare con le chiappe – non metaforicamente – quello che ha da dire per potersi divertire. Non cerca mai di ammazzarti e ha comportamenti prevedibili anche su asfalto scivoloso ma non per questo è una vettura noiosa, infatti è precisa, comunicativa e maledettamente agile. È nata per portare un po’ dell’esperienza pista sulla strada ed è stata progettata con il chiaro intento di renderla godibile anche da chi non ha il manico di Jim Clark. Insomma, una macchina da “disperati” veri come tutti noi, costruita da gente come noi ma, purtroppo, destinata a gente che come noi, ahimè, spesso non è.

La cosa incredibile è che Lamborghini moderne, grazie al sistema LDVI (Lamborghini Dinamica Veicolo Integrata) sanno esattamente quando stai per sbragare e intervengono in maniera impercettibile prima che succeda l’irreparabile. Il controllo di trazione è talmente poco invasivo e ben calibrato che quasi non ci si accorge del suo intervento se non fosse per la lucina lampeggiante sul cruscotto.

Pacata reazione dell’LDVI di una Lamborghini a noleggio alla vista dell’ennesimo cliente

Quello che succede dentro all’abitacolo è il solito, meraviglioso, concerto heavy metal che penetra nelle viscere e scardina le fondamenta dell’anima. L’inferno di scoppi e sfiammate emesso dal 5.2 V10 aspirato attraverso quei due tamarrissimi scarichi esagonali è più di suono meccanico, è un canto d’amore verso chi, come noi, ha subito anni di video su Youtube “pure exhaust sound no music” visti alle 2 di mattina sotto alle coperte. Portare il motore fino a 8500 giri è un’esperienza esplosiva, qui a differenza della McLaren Artura e dalla nuova Ferrari 296 GTB non c’è nessun pastrugno di sistemi ibridi e batterie, per dirla tutta qui non c’è neppure un turbo, solo aria alla pressione atmosferica e benzina. Aria e benzina. E meccanica pura.

Umiltà sempre.

Questo significa meno peso – infatti la Tecnica ferma l’ago della bilancia 1.379 kg, esattamente come la Huracán Performante – e meno filtri. La magia che accade nel blocco di alluminio dietro alla testa del guidatore è tradotta al 100% in trazione analogica e nel 2023 questo è un patrimonio di inestimabile valore.

Vorrei potervi raccontare di come la Huracán Tecnica sia un ferro supremo anche in pista, ma mi sento di dire che in questa volta il numerino che ferma sul cronometro non è davvero rilevante.

Ciò che conta sul serio è che Lamborghini sia riuscita nell’impresa di trasformare una “mezza misura” in qualcosa di epico. Questa volta non sono serviti freni carboceramici CCM-R o mega alettoni regolabili, la casa di Sant’Agata Bolognese ha trovato quello che tutti i costruttori cercano e spesso non ottengono: la giusta misura. Un equilibrio che è fatto di sospensioni tarate in maniera certosina, peso contenuto, una vivibilità di bordo più che dignitosa (sì dai, c’è pure Apple CarPlay), un cambio DCT a 7 rapporti fenomenale e un motore che è già entrato nell’Olimpo della meccanica.

La Huracán Tecnica è semplicemente giusta, centrata, un prodotto che è passato attraverso un processo di razionalizzazione che questa volta, secondo me, è stato decisivo. Amo le cose ignoranti, senza senso, rumorose e prive di alcuna logica ma ogni tanto è giusto fare un passo indietro rendendosi conto che non si vive in un videogame e anche le cose più scalmanate se messe in riga assumono una forma completa.

Credit time: fotografie di Giacomo Geroldi

Articolo del 27 Gennaio 2023 / a cura di Edoardo Curioni

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  • rim protector

    che strada è quella in mezzo al bosco delle foto?

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