A pagina 5 della sezione 4 del manuale di uso e manutenzione del Messeschmitt Bf.109 (riferito ai soli aeroplani della serie F, dagli F-1 agli F-4) edito nel 1941 potrete trovare informazioni molto dettagliate su come trainare il vostro nuovo aeroplano in caso di problemi che ne rendano impossibile il decollo. In questo modo potrete portarlo nella più vicina officina della rete assistenza Messerschmitt o, in alternativa, se dovete andare in vacanza con tutta la famiglia al seguito ma proprio non riuscite a rinunciare al vostro amato giocattolo e al suo poderoso V12 invertito da 34 litri potrete sfruttare le informazioni contenute nel suddetto manuale per portarlo con voi. Ovviamente ricordatevi di chiedere all’hotel cosa ne pensano.
Qualora abbiate comprato un Bf.109 usato e il precedente proprietario abbia perso il suddetto manuale non vi preoccupate, lo potete scaricare da QUI (prego).
Quindi, per poter trainare al meglio il vostro Bf.109, oltre ad un Bf.109 vi servono un camion – meglio se un Opel Blitz – e un numero variabile di assi di legno con cui impacchettare con cura semiali e piani di coda dell’aeroplano e, finito il lavoro di packaging, caricare tutto sul cassone e partire per Varsavia la vostra prossima destinazione.
Cazzate a parte, quando effettuo i miei lunghi ed estenuanti lavori di ricerca per poter confezionare i miei articoli – ah proposito, se RollingSteel vi piace, e lo so che vi piace, non perdetevi DI BRUTTO,
versione cartacea del sito con articoli inediti, approfondimenti estremamente curati e, perché no, unica possibilità che avete, a meno di donazioni anonime e cospicue, per aiutare questo progetto (da sempre e per sempre indipendente) a restare in piedi – mi capita di imbattermi in fotografie che, inevitabilmente, catturano la mia attenzione.
Fotografie come queste
che ritraggono diversi esemplari di Messerschmitt Bf.109 trainati da altrettanti camion per le motivazioni più disparate (in alcune foto gli aerei sono danneggiati quindi credo sia verosimile il fatto che li stessero portando in officina) e che trovo estremamente affascinanti non solo perché raccontano momenti particolari e tecniche curiose ma anche perché in solo colpo riescono a rendere in maniera esemplare le dimensioni dell’apparecchio grazie alla sua vicinanza con un mezzo – il camion – di cui tutti conosciamo bene gli ingombri. Insomma, è da fotografie come queste che, a volte, nasce l’idea per lanciarsi in un nuovo progetto modellistico.
Tutto è iniziato con l’acquisto di queste due scatole, necessarie per creare la combo:
In alto il camion, prodotto dalla Tamiya e che si può trovare per una cifra compresa tra i 20 e i 30€, in basso l’aereo, un Messerschmitt Bf.109 E-7 della Eduard. Certo, per rimanere fedele alle foto e al manuale di cui vi ho scritto prima avrei dovuto usare un Bf.109 della serie F ma in casa avevo già il bell’Emil della Eduard e quindi ho deciso di usare lui anche perché questo kit, a differenza del Bf.109 F (sempre prodotto dalla Eduard) permette di lasciare aperto il cofano motore, la soluzione migliore per immortalare un aeroplano che sta venendo trasportato verso una stazione di manutenzione.
Interessante notare che sia il camion che l’aeroplano sono disponibili anche in scala 1:35, la scelta ideale qualora si voglia inserire il kit completato all’interno di un diorama o di una scena assieme ad altri mezzi della Seconda guerra mondiale, spesso riprodotti proprio in questa scala. In questo caso vi potete procurare le seguenti scatole:
Ocio: il kit in scala 1:35 del Bf.109 è uno di quelli belli belli (ed è pure costoso), forse non la scelta migliore quando vi troverete a dover tagliar via le semiali… ma adesso ci arrivo.
Quindi, una volta con le scatole in mano, si può iniziare. Se la costruzione del camion è bene o male lineare, lo stesso non si può dire per quanto riguarda l’aeroplano perché, come accennato poco sopra, vi troverete a dover fare un lungo lavora di taglia e cuci per separare le semiali e, successivamente, chiudere in maniera realistica sia i buchi rimasti in fusoliera sia quelli che inevitabilmente rimangono sulle due semiali. Non solo, una volta pronti i due modelli, per poter mettere assieme tutto vi serviranno anche alcuni listelli di legno per poter ricreare in maniera più o meno fedele le strutture che sorreggevano le semiali all’interno del cassone.
Insomma, per farla breve, le maggiori difficoltà che ho incontrato nella realizzazione di questo modello sono le seguenti:
- chiusura della fusoliera dell’aereo come se avesse le semiali smontate;
- separazione delle semiali senza far danni irreversibili;
- ricreazione dell’interno dei cassoni alari nelle due semiali;
- installazione dei carrelli direttamente in fusoliera (nel kit i carrelli vanno incollati all’interno della struttura alare);
- creazione delle strutture in legno;
- verniciatura del camion in maniera credibile (polvere, graffi, ammaccature ecc).
Altra cosa importante: non ho utilizzato alcun pezzo aftermarket (fotoincisioni ecc).
Veniamo quindi alla costruzione passo per passo.
Passo 1: rimozione della radice alare.
Ho cercato a lungo immagini di Bf.109 con le ali rimosse e, con l’aiuto di fotografie come questa
ho notato che per smontare correttamente le semiali da un Bf.109 bisogna anche rimovere le radici alari, probabilmente semplici superfici di alluminio avvitate da un lato alla fusoliera, dall’altro all’ala e necessarie per raccordare la giunzione ala-fusoliera. Ecco quindi che, per ottenere una cellula bella pulita e realistica ho dovuto procedere con la rimozione della radice, nel kit parte integrante del pezzo di plastica della fusoliera:
Nelle immagini qui sopra si vede che ho pure deciso di aprire il portello presente sul lato sinistro della fusoliera e dal quale accedere ad un piccolo spazio all’interno del quale era contenuto il kit di primo soccorso. Ovviamente, oltre ad aprire il portello, ho cercato di assottigliare il più possibile lo spessore della plastica lungo il perimetro del rettangolo e, dall’interno, ho aggiunto due strutture che vanno a ricreare lo scheletro interno della fusoliera, tutto con il fine di creare un modello quanto più possibile “vivo” e tridimensionale.
Passo 2: chiusura delle due semifusoliere.
Per poter chiudere la cellula dell’aeroplano in maniera convincente mi è toccato fare un lungo lavoro di taglia e cuci non solo per tappare i due fori laterali in corrispondenza delle semiali ma, soprattutto, per sistemare bene anche tutta la parte bassa della fusoliera.
A questo punto, con pazienza e precisione, ho dovuto separare in diversi pezzi il grande pezzo di plastica contenente tutta la parte bassa dell’aeroplano:
Come vedete ho cercato di tagliare la plastica seguendo le linee di rivettatura e, una volta incollati i pezzi alla fusoliera, ho chiuso tutto utilizzando dei listelli di plasticard da 0,5 mm. I fori sono poi stati chiusi utilizzando poco stucco (che poi a cartarlo mi viene il nervoso) ma, più che altro, utilizzando piccoli listelli di plasticard tagliati e sagomati a dovere. Purtroppo non ho molte foto di questa parte perché per me il modellismo è un’attività molto zen e quando entro nel tunnel prendo velocità e vado avanti molto concentrato con il risultato che mi dimentico di fare le foto.
Passo 3: le semiali.
Dopo aver separato le semiali dal grande pezzo di platica che le univa le ho chiuse, mettendo sia i flap che gli slat in posizione ritratta e, sempre con il fido plasticard, prima di tutto ho ricreato l’interno del cassone e, successivamente, con alcuni sottili listelli, oh ricreato il bordo alare in modo da avere un profilo bello dritto e realistico.
Passo 4: la finitura:
Una volta con la fusoliera correttamente chiusa e con le semiali pronte è il momento di rifinire i vari pezzi. La fusoliera è stata arricchita di particolari tra cui alcune tubazioni e i collegamenti idraulici che dalla cellula vanno alle superfici di controllo, ho ricreato i punti di ancoraggio delle semiali in fusoliera e il cassone alare in maniera verosimile ma, soprattutto, mi sono concentrato sull’installazione delle gambe del carrello principale. Nel kit “originale” infatti le gambe vanno incastrate all’interno di appositi fori situati nel dorso alare, cosa impossibile nel mio caso dopo aver tagliato via le semiali. Affidandomi alla forza della colla cianoacrilica ho incollato le gambe dei carrelli direttamente in fusoliera in maniera del tutto simile all’aeroplano reale:
In questo modo ho ottenuto un risultato particolarmente realistico grazie anche all’aggiunta di un paio di tondini in polistirene utili per ricreare parte del meccanismo di ritrazione. Per evitare di complicarmi la vita ulteriormente ho lasciato aperta la parte bassa della fusoliera in corrispondenza del meccanismo dei carrelli, un po’ come se, seguendo l’immagine qui sotto
fosse stato rimosso il pannello identificato dalla lettera “a” e tenuto al suo posto dalle viti a sgancio rapido “h“. Insomma, come vedete, il lavoro di taglia e cuci è stato molto intenso e ha richiesto da parte mia tantissima attenzione, sia per non sbriciolare tutto, sia per ricreare qualcosa che potesse essere assimilabile all’aereo reale.
Una volta finito il montaggio è stato il momento di procedere con la verniciatura fino all’ottenimento dell’aeroplano finito:
Con l’aeroplano finalmente completato di verniciatura e invecchiamento (relativo, non volevo fare un Bf.109 sbrindellato ma solo un po’ usato) posso finalmente lasciarmi alle spalle la parte più difficile di questa costruzione per concentrarmi sul camion, un lavoro facile e rilassante che avrebbe richiesto pochi giorni se nel frattempo non avessi iniziato il trasloco, condizione che, unita alla lunga ristrutturazione che ha devastato le nostre (mia e di Isabella) vite negli ultimi 9 mesi mi ha provocato diverse ondate di odio (scegliete voi se nei confronti degli architetti come categoria professionale o dell’impresa costruttrice/distruttrice) che hanno messo a dura prova la mia salute psicofisica.
Comunque, a parte consigliarvi – se potete, ovviamente – di evitare come la peste lavori di ristrutturazione, andiamo avanti.
Parte 5: La costruzione del camion.
Il camion è stata una passeggiata. Dopo aver preparato il telaio, cabina e cassone ho dato una bella mano di Tamiya German Grey (XF-63) non prima di aver ricreato con il dremel delle piccole ammaccature sui grossi parafanghi del camion in modo da dargli un’aria più vissuta.
Il lavoro poi è proceduto cercando di dare al camion un aspetto più vissuto. Per prima cosa ho ripassato tutti i singoli pannelli (portiere, cofani ecc) e i bordi con una mano di Tamiya XF-57 molto molto diluito dando così magiore profondità a tutto il grigio scuro. Oltre a questo ho fatto dei lavaggi ad olio delle assi di legno del cassone per cercare di dargli un aspetto un po’ più slavato e simile a quello del materiale di cui sono composte e, già che c’ero, con dei pezzi di nastro tagliati a misura ho ricreato gli archi dei tergicristalli sul parabrezza in modo che poi, con una mano di color sabbia molto molto diluito sia stato possibile ricreare un camion bello sporco.
Purtroppo a questo punto rientra in gioco il discorso trasloco e non ho molte foto del work in progress del camion perché quando entro nel tunnel del modellismo raggiungo vette di concentrazione inarrivabili e, molto semplicemente, mi dimentico di fare le foto a ciò che faccio quindi ci dobbiamo accontentare del camion finito con già il cassone carico dei pezzi dell’aereo. Tutta la struttura di legno è stata ottenuta tagliando dei piccoli pezzetti di balsa mentre, in una foto si nota, la marmitta del camion l’ho ottenuta tagliando a misura un ago da siringa, molto meglio del pezzo di plastica pieno del kit originale.
A questo punto è venuto fuori un problemino anzi due:
Problema 1: i piani di coda dell’aereo. Nel Bf.109 il piano di coda era una superficie unica che veniva installata in un incavo nella coda dell’aeroplano motivo per il quale ho dovuto unire i due piani di coda presenti nel kit formandone uno unico da caricare sul camion nella sua piccola struttura di legno.
Problema 2: il legno di balsa è troppo “nuovo” e finto rispetto al resto del modellino quindi, con alcuni lavaggi ad olio molto molo leggeri ho leggermente invecchiato le assi di legno senza scurirlo troppo – i legni di cui la Germania è più ricca sono quello di Quercia, Acacia e il Faggio, tutti particolarmente chiari – fino ad ottenere un risultato convincente.
Qui di seguito il risultato di tutto questo lavoro, pronto per fare bella vista di sé sulle mie mensole ma, soprattutto, pronto per raccontare una storia diversa rispetto al “solito” modellino.
In alternativa, il complesso poteva essere usato per missioni UCAS = Ultra Close Air Support, girando il muso dell’aereo verso il nemico e facendo fuoco con l’armamento di prua.
Bellissimo… io ho appena finito 2 AMX (ricordi della naja) e ho un KA-6 che muore dalla voglia di rifornire un FA-18…
Molto interessante complimenti per il lavoro ! Veramente bello
Gran bel lavoro e articolo interessantissimo, complimenti!
Da ragazzo ho avuto modo di conoscere Hermann Wolf asso della caccia tedesca con oltre cinquanta vittorie riconosciute. Veniva spesso in vacanza in Toscana dove abitavo perché si era fatto praticamente tutta la campagna d’Italia e tornava sui luoghi dove aveva combattuto. Spesso mi fermavo ad ascoltare i suoi racconti ,non avendo mai conosciuto i miei nonni morti entrambi molti anni prima che nascessi mi incantavo ad ascoltare i suoi racconti. Spesso mi regalava anche modellini di aerei e io gli mostravo quelli che avevo e lui mi correggeva vari dettagli. Ovviamente li conosceva tutti non solo quelli dell’asse ma anche quelli alleati. Ha volato su quasi tutti i caccia tedeschi compreso il ME 262 ma il suo aereo preferito rimaneva il ME 109 G.
Bravo! Complimenti. Che bel lavoro che hai fatto. Mi piacerebbe provare a seguirti ma con la scala 1:32. Se trovo qualcosa che non costa molto, ci provo. Un BF109 Trumpter da 30€ l’ho già montato e mi è sembrato ottimo a quel prezzo. Grazie per le dritte. Marco
Dei semplici complimenti non maschereranno mai l’invidia per la pazienza che hai avuto. Comunque COMPLIMENTI