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Fioravanti Testarossa, cosa resterà di questi anni ’80

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Il mondo dell’automobile ha conosciuto sin dalla sua invenzione una costante e continua evoluzione che ci ha accompagnato sino ai giorni nostri. Le auto negli anni si sono evolute sia tecnicamente che esteticamente raggiungendo prestazioni e rese inimmaginabili anche solo 25 anni fa. Ovviamente non è tutto oro quello che luccica e da un po’ di anni a questa parte sembra di essere entrati in una fase di mezzo caratterizzata da un generale stallo, con auto sì al limite del perfetto ma, proprio per questo, più simili a elettrodomestici su ruote mancanti di un po’ di quel romanticismo e trasporto che ha caratterizzato il mondo delle auto, anche quelle più normali, fino a qualche anno fa. 

– dai, ci siamo capiti, i cavalli e i prezzi esagerati sono una cosa, il carisma un’altra –

Possiamo tranquillamente affermare che stiamo vivendo la fase del neoclassicismo dell’automobilismo e fenomeni come restomod e retrofitting negli ultimi anni si stanno evolvendo rapidamente e stanno raccogliendo consensi sempre maggiori; le forme di autovetture classiche e iconiche vengono reinterpretate e riviste con l’ausilio di tecnologie moderne (vedasi anche la nuova Countach).

Tra una miriade di officine, factory e atelier che si dedicano a ciò, Officine Fioravanti interpreta al meglio quello che noi di Rollingsteel intendiamo per restomod fatto come si deve. Officine Fioravanti nasce nel 2019 da un idea di Tusco Cavalli con lo scopo di trasportare ai giorni nostri le classiche del secolo scorso e il loro primo prodotto é uno schiaffo a mano aperta da Sonny Crockett: un’esagerata Ferrari Testarossa Monodado bianca candida piovuta direttamente dalle strade di Miami degli anni ’80.

 

Le linee mozzafiato della bianca di Maranello di Pininfarina rimangono rigorosamente illibate, era un ferro esagerato all’epoca, lo è ancora. L’auto viene “solo” smontata vite per vite, rivista e riassemblata con una cura di altri tempi. Se infatti all’esterno la Testarossa rimane pressoché uguale, è la tecnica sotto il vestito ad essere completamente rivista e aggiornata pur essendo armonizzata con il resto della vettura. La Testarossa guadagna in primis un fondo piatto in grado di stravolgere il carico aerodinamico senza bisogno di ricorrere ad alettoni, split o minigonne che qui sarebbero assolutamente fuori contesto. L’assetto è completamente rivisto con ammortizzatori Ohlins regolabili che garantiscono la possibilità di scegliere tra diversi tipi di assetto grazie ad un pannello strumenti tremendamente retrò (potete chiamarlo dashboard se volete fare i fighi), avrete anche il front lift per non grattare il muso entrando in garage insieme alle ben più utili barre antirollio regolabili su 6 posizioni ispirate alle Formula 1 anni ’80.

 

Gli iconici cerchi a stella a 5 punte vengono ricostruiti ex novo in misura differenziata tra anteriore e posteriore in passando dagli originali 16″-16″ (per i quali le gomme sono oramai introvabili) agli attuali 17″-18″ mantenendo il design  e lo stile originale e offrendo la possibilità di montare gomme più sportive e prestazionali tipo le nuove Pirelli Trofeo R. Per rimanere fedeli all’epoca della vettura, su questa Testarossa non c’é alcuna traccia della fibra di carbonio, per fortuna, anche perché nel 1984 la fibra di carbonio era solo appannaggio di mezzi da corsa e non ancora utilizzata su auto di produzione stradale.

Il V12 a 180° (non chiamatetelo boxer per favore, non lo è) da 4.942 cc, invece che venire buttato nel cesso per essere sostituito da una bestemmia elettrica, è stato rivisto nel profondo della sua anima ed elaborato, guadagnando così ben 120 cavalli con interventi mirati ad aspirazione, iniezione, avviamento, distribuzione e scarico (ora in Iconel) con terminali in titanio dotati di valvole (per fare più casino ovviamente).

L’impianto frenante è firmato Brembo (6 pistoncini anteriori e 4 posteriori, vi bastano?) con ABS regolabile su ben 12 posizioni nel caso doveste essere indecisi e, tranquilli, se vi volete sentire dei moderni Alain Prost, è comunque totalmente disinseribile.

Nel mondo del restomod gli interni sono forse uno dei punti più critici; è facile sfociare in modifiche fuoritempo che non armonizzano con lo stile della vettura. I ragazzi di Officine Fioravanti sono però riusciti a colpire nel segno anche con gli interni della loro Testarossa, aggiornando l’abitacolo ma mantenendo appieno lo stile originale. Pellami pregiati, dashboard, pulsanti (compreso quello per aprire le valvole di scarico, bravi tamarri) e tante altre chicche che armonizzano perfettamente con lo stile delle Testarossa e poi il telefono veicolare utilizzabile grazie al Bluetooth è il tocco di classe in pieno stile anni ’80; perché guidare per le strade della Côte d’Azur con bionda a fianco e veicolare nella mano destra mentre si parla di affari è impagabile…

La Testarossa di Officine Fioravanti non è solo 120 cavalli in più, i 600 Nm di coppia e e 130 chili in meno; se confrontiamo i numeri con una sportiva attuale non sono certamente stupefacenti, ma qui, a contare davvero, è soprattutto l’armonia con cui tutte le modifiche sono state effettuate e che segue un filo logico ben preciso: trascendere dagli anni ’80 direttamente in questo 2021. La Testarossa rappresenta un passato analogico pronta per il presente digitale in cui viviamo. Anche perché, ricordate, le mode passano, lo stile rimane. E qui, di stile, ce n’è a badilate.

Articolo di Francesco Milani

Articolo del 9 Ottobre 2021 / a cura di La redazione

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  • Flavio

    Tremavo al sol pensiero di leggere”e poi al posto del v12, 4 duracell….” la mia auto preferita, la amavo all epoca, la amo oggi, questa mantiene intatto tutto…e menomale!

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