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Fiat Panda Racing: Dal Sol Levante le gare col pandino che ci piacciono

Ultimamente, soprattutto sulle pagine umoristiche da quattro soldi di Facebook e dintorni, è tornato il mito della Panda. Quante volte abbiamo visto post, commenti, foto riguardanti il mitico Pandino? Quante volte ci hanno fracassato i coglioni ricordato quante doti avesse la Panda e quanto fosse utile in certe situazioni?

Ma andiamo con ordine. Alzi la mano chi non ha MAI guidato una Panda prima serie.

Sperando che nessuno abbia alzato la mano vi dico subito che la mia prima esperienza con una Panda è avvenuta subito dopo aver preso la patente, per la precisione con una Panda 1000 Fire color Rosso Ravenna relativamente recente con delle gomme del 1999 e pochissimi km.

Penso sia stata una delle esperienze motoristiche migliori della mia vita, quello sterzo dal feeling nullo, i freni mediamente efficaci, la tenuta di strada zero grazie a quelle stupende gomme (mi partì di culo in una rotonda sul bagnato… a 35 km/h) e quel motore… piccolo ma cattivo, con una erogazione degna di un motore di cilindrata molto più grossa, un 8v a singolo albero a camme che però non disdegna la parte alta del contagiri (che sul Pandino non c’è e viene rimpiazzato dalle mie orecchie e dalle tremende vibrazioni).

Il 1000 fire è un maledetto capolavoro, soprattutto se montato su una vettura dal peso irrisorio. Parliamo di poco più di 700 kg e di quarantacinque cv scarsi. Io credo che ormai, essendo invasi da Citroen C3, Polo 3 cilindri, Up a metano e altre vetture tremendamente lente ci siamo dimenticati di cosa vuol dire avere 45 cv su 700kg. La prontezza, l’accelerazione, le velocità raggiunte in pochissimo tempo. Ormai ci siamo abituati a dei piccoli benzina Euro 6 che non vanno avanti nemmeno se spinti giù da una rampa.

E poi diciamolo, esiste una vettura più pratica della Panda?

Spazio interno spettacolare e modulabile a piacimento, decine di versioni tra cui scegliere (persino la mitica 4×4 che fa il dito medio a tutti i fighetti collAudiQuattro che non riescono nemmeno a salire la rampa del garage di casa con 4 cm di neve) e una forma innovativa per l’epoca, quando il mercato delle piccole utilitarie era dominato dalla Fiat 126, adattata alla funzionalità degli interni e all’aerodinamica per ridurre i consumi.

 

No, sfortunatamente lei non era inclusa con la macchina.

Quindi, raccontata la mia esperienza con la Panda e messo in chiaro che è una utilitaria pensata per essere utile e che non ha alcuna velleità sportiva, sorge spontaneo chiedersi perchè un gruppetto di nostri amici Giapponesi, che già ci avevano fatto vedere qualche bel ferro qui, con le Panda ci fanno le gare.

Sì, le gare con le Panda.

Regaz stiamo parlando di Panda coi controcazzi, con rollbar, alberi a camme riprofilati, aspirazioni dirette, scarichi completi in Inox, alleggerite e preparate al top per battaglie a suon di scordolate e staccate all’ultimo.

No aspetta meglio questa

Questo che vedete qua sopra è uno spezzone di un round della I.P.C (Italian Piccolocar Championship) che si svolse a Tsukuba nel 2002, una gara aperta a tutte le piccole vetture italiane ma praticamente invasa dalle Panda, che hanno totalmente riempito la griglia e dato luogo a una gara spettacolare e combattutissima, soprattutto perché sono quasi tutte equipaggiate con lo stesso motore, quindi conta molto il pilota, la preparazione della vettura e la grinta.

Sfortunatamente non ci sono state molte altre gare di questo tipo, ma in Giappone le Panda continuano a essere amatissime e usate in slalom e gare in salita nelle categorie riservate alle “supermini” come vengono definite fuori dall’Italia. Considerate che per i Giapponesi il concetto di macchina piccola è legato alle Kei Car, che sono vetture piccole per davvero con motori 660cc tre cilindri turbo da una sessantina di cavalli.

In ogni caso quei fulminati con gli occhi a mandorla sembrano tenerci molto a quesda simbatiga vedduredda (cit.), beccatevi questa qua sotto che roba! Solo i cerchi con le Advan AD048 semislick di sicuro valgono di più di una Panda qui in Italia.

Come sempre mi tocca riconoscere che i nostri amici del Sol Levante sono avanti anni luce, qui da noi la Panda è sempre stata bistrattata, derisa e data in pasto a orde di mamme frettolose, nonnine  che vanno al mercato, vecchi col cappello che vanno a giocare a briscola al circolo e neopatentati che la ereditavano dalle suddette nonnine quando smettevano di guidare, rassegnati ormai all’onta di girare nel paesello con una Panda (che poi con quei sedili ribaltabili lì non faceva di certo rimpiangere la station wagon di famiglia per le camporelle). In pochi hanno avuto l’idea di provare a vedere cosa poteva darci questa piccola macchina, solo in Spagna con le Marbella hanno provato a fare qualcosa. Carlos Sainz iniziò a correre con una di quelle scatolette.

Vi aiuto:

Sicuramente la malsana idea di mettere giù una Panda da trackday fatta come si deve l’ha avuta il nostro amico Ken  che con la sua MOMO Panda (non fatevi ingannare dalla griglia della Panda 45, è un modello più recente) ha sia partecipato alla I.P.C che ad altre gare in salita organizzate da club di appassionati di auto Italiane. Praticamente ci corre ogni domenica!

E non possiamo nemmeno immaginare quanto sia difficile trovare ricambi, parti sportive o solo un manuale d’officina della Panda a più di 9700km dal suo paese d’origine. Eppure la passione c’è e con quella si possono portare avanti tutti i progetti possibili e immaginabili (anche se il cash aiuta).

Se invece siete dei tamarri e preferite uno stile un po’ più moderno/Stance vi piacerà sicuramente la Panda di Keitaro di cui avevamo parlato anche nell’articolo sull’IDM in Giappone, che con quei cerchi, quelle righine laterali e i fendinebbia mi fa impazzire. Anche lui nonostante una preparazione stradale non disdegna mai la pista, e non parliamo della parata in fila indiana a 30km/h del Golf Tuning Club Rozzano ma di trackday con il cronometro in mano e la tuta ignifuga.

Quindi ragazzi, anche questa volta ci tocca imparare una lezione importante dai Giappi. Voi continuate pure a deriderla e a farla esplodere per divertimento, ma ricordatevi sempre che c’è gente che mette anima e corpo per far andare forte una Panda, facendo risultare ridicoli tutti i fighetti da misto aperitivo e i tuningari con l’impianto audio da 2000W.

 

P.S. Vi lascio qua sotto una bella carrellata di immagini di archivio e non!

 

Articolo del 11 Aprile 2018 / a cura di Mattia Limonta

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