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Fiat Coupè 20V Turbo – Va forte anche da originale?

Dopo la super prova del Direttore, ne abbiamo scovata una completamente originale. Così, una sera d’autunno, ci siamo trovati attorno a un tavolo e a qualche birra per riflettere sulla Fiat Coupè 20V Turbo. Per alcuni una nuova scoperta, per altri una vecchia amica.

E’ fine Novembre. Le giornate sono corte, un vento freddo fa muovere le chiome degli alberi e c’è una umidità pazzesca, di quella che ti entra nelle ossa. Questa sera siamo io, Filippo e Luca. Ci siamo trovati per discutere di un ferro da paura, uno di quelli che ha alimentato il culto delle “bare a quattro ruote” e che ha segnato un picco incredibile per la casa del lingotto.  Stiamo parlando della Fiat Coupè 20V Turbo.

Nelle nostre orecchie rimbomba ancora il suono di un motore leggendario e unico, proveniente dallo stabilimento FIAT di Pratola Serra, in provincia di Avellino. Queste due parole, per gli appassionati del marchio, sono pura libidine, sinonimo di una serie di motori leggendari a cinque cilindri in linea che non avevano nulla da invidiare alle controparti crucconiche dell’epoca. Un motore talmente famoso che raccoglie consensi ovunque, dall’Italia all’Inghilterra, dalla Polonia al Brasile, dove quegli scalmanati brasileiro elaborano le Marea Weekend che montano questo motore. Beccateveli

Tornando a noi, dopo la prova che ha fatto il Direttorissimo di un esemplare elaborato, noi incredibilmente ne abbiamo trovata una praticamente identica ma perfettamente originale, con appena 30.000 km. Unico proprietario e soprattutto ancora come fatta da “mamma Fiat”. Io e Luca eravamo curiosi di provarne una stock per poter capire cosa rappresentasse tutto questo clamore su quattro ruote. L’abbiamo provata e giudicata, ora è il momento di trarre le conclusioni.

Filippo prende il via e ci dice la sua, noi veniamo dalla recente prova, mentre lui è serafico, sembra già avere la risposta in tasca. D’altronde ne ha posseduta una identica alla nostra:  “Ragazzi… per quanto sia bella non è il ferro definitivo. E’ comunque derivata da una vettura pensata per andare a fare la spesa (Telaio TIPO 2 Fiat) e quindi non è assolutamente pensata per le prestazioni, come può essere una Impreza. Rispetto alla sua sorella, la Alfa Romeo GTV, ha dalla sua parte l’arroganza e gli interni con un design più accattivante, ma la mancanza del multilink la rende una macchina a cui sopravvivere, una vera bara. Nei curvoni veloci la senti veramente leggera dietro. Però nello stretto regala soddisfazioni, unica pecca è quel maledetto Viscodrive, che a metà della salita del Mottarone iniziava già a soffrire. E poi vabbè… c’è poco spazio per trombare dietro, quindi di che parliamo?”.

Luca prende parola, subito dopo aver poggiato sul tavolo la birra media bevuta quasi a metà: “Dai, non è altro che una Brava o Marea con la giacca sportiva. E’ più anni ’90 di Pamela Anderson in Baywatch e tutti l’hanno vista almeno una volta nella vita. Che vi piaccia o no vi siete girati a guardarla anche senza volerlo veramente. Potete anche essere del partito del bel culo, ma a un’auto con le tette grosse come questa non riuscite a resistere senza dargli uno sguardo”.

Cazzate a parte, c’è sempre una bella penna dietro a questo design…

“In sé per sé non è altro che una Fiat con due posti veri davanti e altri due a libretto, è un’auto normalissima, che di serie non si presenta troppo rigida e quasi direi confortevole, ma non passa molto prima che chi guida si accorga dell’enorme elefante dentro alla stanza. E’ impossibile ignorare quel cinque cilindri turbo lì davanti con i suoi duecentoventi cavalli sempre a disposizione sotto al pedale dell’acceleratore.

Effettivamente è un vero capolavoro, unico nel suo genere. Dopo un altro sorso di birra, Luca ci finisce il suo ragionamento: “Una volta spinto quel maledetto pedale fino in fondo diventa più chiaro il senso di questa auto, che è rimasta probabilmente la Fiat stradale più veloce di sempre. Dona quel senso di prepotente sicurezza sapere di aver quella cavalleria su un auto apparentemente non così dotata. In realtà, la mia personale opinione su quest’auto è che sia una GT, una vera gran turismo come una Aston. Una bella linea, gran motore e stop.

Non portereste mai un’auto del genere su un passo o in pista pretendendo di potervi fare dei nemici. Inoltre ho deciso di istituire da ora una multa di un euro per ogni qual volta che qualcuno la chiama mini-Ferrari. Ok, le prestazioni ci sono, ma chi dice così è perché ha il luogo comune che un’auto sportiva italiana sia per forza una Ferrari col motore centrale. Infine aggiungerei che, non me ne vogliano gli orgogliosi proprietari, la Coupè dovrebbe essere solo la “20 Valvole”. Le altre motorizzazioni non le rendono giustizia, forse vi hanno alleggerito il prezzo di acquisto, ma noi sognavamo la Pamelona, non la Marcuzzi“.

E voi? Da che parte state?

Beh… manco solo io all’appello. La mia opinione su questa Fiat Coupè 20V Turbo è a metà fra i due. Sicuramente non è una vettura che, originale, possa tenere il passo con una sportiva vera anche dell’epoca. Forse non ha nemmeno l’ambizione di farlo, però quel blocco di ghisa sotto il cofano è qualcosa di straordinario.

Come una muscle car V8, ti viene voglia di tirarla fuori dal garage solo per tirarla a limitatore in continuazione e spendere tutti gli stipendi in benzina, per rimanere sempre assuefatto dal rumore del cinque cilindri Fiat. Il fatto che in fase di progettazione avessero pensato di equipaggiare il modello più potente con una sorta di “differenziale autobloccante” sicuramente fa onore alla Fiat, però anche qui è una soluzione che sembra raffazzonata all’ultimo. Aggiungere un giunto viscoso Ferguson all’uscita del differenziale standard, collegato con uno dei due semialberi non è forse la soluzione migliore per gestire quei cavalli, tant’è che, come diceva Filippo, nella guida sportiva si surriscaldava e perdeva di ogni efficacia. Sfortunatamente anche il resto non c’è del tutto, tenuta di strada meh data dall’assetto “povero” con MacPherson anteriore abbinato al ponte posteriore, l’impianto frenante Brembo è abbastanza efficace ma rimane sempre nell’ordinario. Tutto ciò non basta a renderla una sportiva vera.

Cosa ci resterà di questa Fiat veloce? A nostro modesto parere ha lasciato un impatto nella cultura italiana pari quasi a quella della Supra targa di Brian O’ Conner. Non è certo un paragone di caratteristiche tecniche o prestazioni, ma questa auto ha dato alla Fiat una degna eroina della classe operaia. Essendo un marchio generalista, la casa Torinese non si è mai spinta così fuori dalla propria comfort zone, Abarth a parte.

Immaginate però un ferro del genere nella mani di un neopatentato appena diplomato all’IPSIA, che con la prima busta paga da operaio si porta casa un mezzo con una cavalleria del genere. E’ come dare la bomba atomica in mano ai ribelli. Pensate a quante ne avete viste “personalizzate” in questi anni e a che possa essergli successo. Da originale, non sembrava nemmeno una Fiat, nessuno poteva immaginare che potesse avere delle prestazioni del genere. Purtroppo rimarrà l’unica, nonostante Fiat facesse le cose al risparmio sui modelli del gruppo, nessuno può negare che almeno ci hanno provato un po’. Grazie Gianni.

Un grazie infinito a Luca Maini e Filippo Roccio per il contributo a questo articolo, un altro immenso grazie al nostro fotografo Saverio Covezzi per il lavoro stupendo.  A proposito di Fiat veloci, passate dallo SHOP regà! Ci sono super poster e patacchi che vi aspettano! Beccatevi anche la foto gallery completa qui! -> https://rollingsteel.it/gallery/fiat-coupe-20v-turbo-gallery-completa/

Articolo del 14 Febbraio 2020 / a cura di Mattia Limonta

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  • Davide

    Secondo me questa auto andava forte, anzi, mostruosamente forte anche da stock, forse allora nel bel mezzo degli anni 90 te la godevi fino in fondo (trovate voi una similitudine che vi appaga per “godevi fino in fondo”)
    buttavi dentro le marce (non la prima), seconda a limitatore, terza a limitatore, quarta….poi eri già lanciato a velocità politicamente scorrette però era una soddisfazione. una goduria e i bulletti del sabato pomeriggio con la tipa e le miliardi di GTI non ci provavano nemmeo!
    Oggi complici traffico mostruoso e rincoglionito, buche ovunque e (mi pesa dirlo…) l’età che avanza si fanno molte meno scorribande e #azzate.
    Conosciamo bene non solo i pregi di questa macchina e non siamo così cocciuti da non ammetterli: sul dritto c’è poco da scherzare con la Coupè ma quando la strada comincia a discostarsi da una linea retta i problemini ci sono e vanno rispettati.
    La gente si gira davvero quando passiamo, non so se è per prenderci per il culo o per ammirarci ma intanto si gira (fanno lo stesso con l’ultimo modello di X5?).
    Dimenticavo sono il proprietario dell’altra Coupè provata dal Direttore.

  • A

    Con tutto il rispetto, l’unico motivo per cui ringrazio la rincorsa all’elettrico è la conseguente morte del termico, per non dover vedere più nuovi articoli su vecchie auto, e lo dico da proprietario di una bara (coeva, peraltro).
    Questa frenesia social, grazie a discutibili piattaforme, per cui chiunque si crede pilota, e dunque in grado di giudicare mezzi completamente decontestualizzati dal loro contesto, in termini di anno di progettazione, di dinamiche aziendali, di target di mercato, di competitor più o meno all’altezza, è abominevole.
    La Coupé nasce sul trend degli ultimi 80/primi 90 di avere coupe a buon mercato, trend che toccherà pure pianali di utilitarie come massima espressione ribassista con Ford Fiesta/Puma, Opel Corsa/Tigra, Fiat Punto/Barchetta.
    C’era più d’un motivo per farle, e per farle economiche. Quindi il confronto con le “sportive” (chiariamoci, aldilà delle fesserie social le sportive vere all’epoca erano altissimo di gamma come Ferrari e Porsche o giocattoli tipo sfilatini, pure l’Elise non era ancora un riferimento, e le teutoniche erano più che altro granturismo) è del tutto fuori luogo e imbarazzante, ma non per la categoria economiche, bensì per chi lo propone.
    E comunque il diplomato all’IPSIA (capisco che sia il vostro riferimento, d’altra parte gran parte di quelli che si definiscono appassionati sono solo ignoranti spiantati) all’epoca non poteva permettersi una Coupé, come neanche una Punto GT: costavano denaro vero, nell’ordine dei 30/40 milioni di lire, ergo il suddetto o si orientava su vecchie glorie in disuso o più prosaicamente prendeva l’auto di mammà e la bombava a bestia in cerca di platani.
    Non so voi dove avete vissuto ma io quei tempi l’ho vissuti, e quelli dell’IPSIA era tanto se giravano con Golf cabrio dell’82.
    Peraltro il “povero telaio Tipo2” in realtà è fratello gemello del “Tipo3”, variante 4×4 che carrozzò Fiat Tempra SW 4×4, Lancia Dedra Integrale e, udite udite, Alfa Romeo 155 Q4, all’epoca il cigno nero, assai più rara delle Delta Evoluzione, di BMW, Mercedes ed altre teutoniche.
    E mi pare che tanto scarso il Tipo2/3 non è stato, se poi ci han tirato fuori, nelle sue evoluzioni, altri telai con cui competevano in pista (fermo restando che i telai da pista non ci azzeccano nulla con quelli stradali, quale che sia il blasone sul cofano).
    Davvero, fate un favore a queste povere auto, lasciatele morire con dignità, quella che han cercato di mantenere quand’erano in produzione, e concentratevi su quel che conoscete o che potete conoscere, non si meritano tanto degrado.

    • Davide

      Ho letto la Sua risposta e in buona parte la condivido, ma sinceramente non capisco dove sia il degrado nel mantenere vive sulle strade e in questi piacevoli articoli le nostre auto.

      Questa è una nostra Passione e quando dico nostra voglio dire di noi proprietari, degli autori e dei (credo) tanti lettori; chiaro che questa passione è praticamente incomprensibile per i molti ed è sempre in opposizione con razionalità, mogli e soprattutto con il portafogli.

      In Europa vi sono diversi forum con centinaia di utenti: Regno Unito, Francia, Portogallo, solo per ricordare i più attivi; persone che rispondono, collaborano, consigliano insomma sono appassionati ed entusiasti. Io sono iscritto al forum UK e qui davvero sono quasi al livello di malattia e pensare che sono inglesi ma che apprezzano un prodotto tutto italiano.

      La Fiat Coupè ormai da tanti è definita una “Future Classic” eppure Lei sa in quale Nazione questa auto riceve più critiche che apprezzamenti?

      Anzi rovescio la domanda: perchè questa auto è apprezzata ovunque meno che in Italia?

      Questo a mio avviso è il vero degrado italiano.

    • Matteo Blasi

      Grazie per aver scritto l’articolo, fa sempre piacere sentir parlare di storia italiana.
      Hai elogiato l’estetica e criticato le carenze di un modello che purtroppo dovendo essere commercializzato ad un prezzo contenuto, mamma Fiat ha reso opportuno ”puntare più sul gusto estetico (forse troppo futuristico per l’ epoca con le sue linee sinuose) che sulle performance da sportiva pura.
      Sicuramente i nostri amici nipponici erano in grado di offrire allo stesso prezzo auto da trackday che originali sarebbero uscite a testa alta più di un coupe con qualche modifica. Ma chi comprava o compra tutt’ora una Fiat coupe non vuole una vera sportiva, voleva al tempo un’auto con uno stile unico, ed oggi un’auto con uno stile iconico, senza dover rinunciare a poter dire la sua al semaforo.
      Paragonata alle concorrenti e i telai dell’epoca era ad ogni modo capace di lasciarti divertire parecchio, sicuramente non avresti fatto il tempo sul giro, ma per tirare fuori quei cavalli sull’anteriore il viscodrive si comportava bene su esemplari originali.
      Dire che dovrebbe esistere solo la 20v turbo è blasfemia, anche perché, scuole di pensiero, il turbo 16 offre un emozione che probabilmente è più in linea che gli standard dell’epoca. Il 5 cilindri con la sua andatura lineare coadiuvato dalla fasatura variabile, ti fa sentire meno il calcio nei ciappet del turbo, che data l’indole ”finta sportiva” del modello, è quello che ti strappa sempre un sorriso e ti fa pensare che non ti stancherai mai di guidarla.

      Come si evince dal commento, un orgoglioso proprietario di turbo 16.
      Con uno stile di auto ignorante così, uno stile di proprietario del genere, può accompagnare solo, al che ho dovuto dire la mia.

      Ad ogni modo grazie di cuore a chi ancora butta benzina, tempo ed inchiostro dietro a questi ferri vecchi.

    • Enrico

      Perché chiamare un’auto “bara” o definirla “ignorante” come fai tu invece è da appassionati con la A maiuscola? Sono proprio i classici appellativi da pagine facebook cazzare che tanto critichi. Bare con le ruote, le vere macchine e le solite balle ormai trite e ritrtite. In un panorama social fatto di esaltati RollingSteel è un piacere da leggere dato che abbina contenuti di alto valore didattico a un tono leggero. Ce ne fossero così!

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