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Cannonball Run: la gara più illegale di sempre

ORDINATO DI BRUTTO VOLUME DUE?

Il logo della 20th Century Fox sparisce in dissolvenza e lascia spazio a una Lamborghini Countach nera che corre alle prime luci dell’alba su una strada circondata dal deserto. I raggi del sole, ancora bassi, rimbalzano sulla carrozzeria lucida del tettuccio, dell’enorme ala a freccia e dell’alettone anteriore… si, anteriore. Il suono del 12 cilindri che sale di giri riempie le orecchie, mentre l’inquadratura passa da campo largo a larghissimo e una chitarra funk incalza su un beat che fa muovere i piedi.

I titoli di testa compaiono a schermo in rosso acceso:

– Burt Reynolds –

– Roger Moore –

– Farrah Fawcett –

– Dean Martin –

– Sammy Davis Jr. –

La Lambo blocca i freni a lato della strada, in corrispondenza del cartello “Speed Limit 55”. La portiera del passeggero si apre a forbice e una bionda in sexy tuta rossa e tacchi scende stringendo una bomboletta spray. Con un sorriso che fa innamorare all’istante, disegna una X rossa sul limite di velocità e salta di nuovo sull’auto, che riparte con uno scenografico burnout e ingaggia un inseguimento a ritmo di funk con una Pontiac Trans Am della Polizia.

La Countach è piccola e bassissima, fa sembrare la muscle car americana una goffa auto da famiglia. Si prende gioco di lei, si nasconde dietro i cespugli a bordo strada, rallenta fino a farsi affiancare e poi la brucia in ripresa. La radio della polizia incalza fuoricampo: “Volante 22, sono due ore che state inseguendo quella Lamborghini, fra 5 minuti sarete al confine con l’Arizona”. Gli agenti si lasciano superare un’ultima volta e la macchia nera sparisce fuori dallo schermo.

– Quell’alettone anteriore…  –

Questa è la scena d’apertura del film Cannonball Run, un action-comedy che racconta di una folle gara illegale in auto per coprire la distanza del coast-to-coast americano nel minor tempo possibile, su strade aperte e cercando di non farsi beccare dai gendarmi. Chi è andato a vedere quel film al cinema, nel 1981, probabilmente non sapeva che quella corsa è esistita davvero.

– DURELLO ALERT: a guidare la Lambo erano loro due –

– In Italia la pellicola fu distribuita con il nome “La Corsa più Pazza d’America” perché, si sa, il titolo da cinepanettone da noi è una regola. –

La prima edizione della vera Cannonball Run si svolse nel 1971 e non si trattava di un rischioso gioco fra ricchi possessori di auto sportive, ma un vero e proprio manifesto alla libertà e un dito medio all’assurda crisi petrolifera che affliggeva gli Stati Uniti in quel periodo.

L’ideatore del progetto fu Brock Yates, giornalista automobilistico di Car and Driver, che decise di protestare contro il prezzo esagerato del carburante e l’imposizione dell’assurdo limite di 55 miglia orarie (88 km/h) per ridurre i consumi delle auto (fra i promotori di questa scelta idiota c’era quel tordo del Presidente Jimmy Carter, lo stesso dell’Operazione Credible Sport). Brock sosteneva che la crisi fosse fittizia e che la benzina in America non scarseggiasse, ma che si trattava solo di un gioco politico internazionale.

La prima edizione della Cannonball Baker Sea-To-Shining-Sea Memorial Trophy Dash – chiamata così in onore di Cannonball Baker, recordman che negli anni ’30 fece un coast-to-coast non stop – non ha avuto altri partecipanti al di fuori di Yates. Con un van Dodge Custom Sportsman ribattezzato Moon Trash II, Brock partì a mezzanotte del 3 maggio 1971 dal Red Ball Garage di New York e arrivò al Portofino Inn di Los Angeles con relativa calma. Subito dopo l’impresa, condotta a velocità tutt’altro che folli, pubblicò il resoconto di quell’avventura su Car and Driver e riuscì a mettere sù – per la seconda edizione – un gruppo di partecipanti dal cervello mezzo bruciato.

– La prima auto ad aver mai partecipato alla Cannonball Run. Ve la sareste immaginata diversa, ‘nevvero? –

Nel 1972 venne definito il regolamento: partenza dallo stesso punto a New York e arrivo al Portofino Inn di Los Angeles. FINE. Nessun limite alle strade da percorrere, nessuna limitazione ai mezzi o regola di sicurezza, nessun accenno a soste o equipaggi. Si saliva in auto e si andava, e che Dio te la mandi buona.

Lo stesso Yates partecipò in equipaggio con il vincitore della 24h di Le Mans ’67 Dan Gurney (famoso per il Gurney Flap, l’appendice aerodinamica utile per aumentare in maniera drastica la deportanza/portanza di un’ala aumentando di pochissimo la sua resistenza, componente da lui inventato n.d.r.), a bordo di una Ferrari 365 GTB/4 Daytona e riuscirono a segnare il record di 35 ore e 54 minuti per coprire 4608 km da costa a costa ad una media di circa 130 km/h.

– Il percorso della gara originale… giusto una passeggiata in campagna –

Lo riscrivo, perché se leggete velocemente non riuscite a metabolizzare: 130 all’ora DI MEDIA non stop per una distanza che equivale a fare quattro volte da Bolzano a Reggio Calabria, IN 36 ORE! Per fortuna Gurney ha rassicurato tutti all’arrivo, dichiarando che: “non abbiamo mai fatto più di 280 all’ora”.

Allora ok, sei giustificato Dan.

– Yates e Gurney  hanno tagliato in due gli USA a velocità WARP a bordo di questa Daytona –

A quell’edizione parteciparono equipaggi del tutto sopra le righe, tra cui una AMC AMX del ’69 esageratamente chilometrata, una MG MGB-GT, una Cadillac deVille prestata al partecipante da un dottore (che forse non era al corrente di tutta la faccenda), diversi van kittati in modo idiota e un motorhome Dodge Travco, una specie di camper a forma di supposta.

All’urlo di “Speed is Freedom, Freedom is Speed”, questa follia ha avuto un eco mediatico enorme ed è arrivata fino alle orecchie della polizia, che nelle edizioni seguenti ha intensificato i controlli sulle strade costringendo i partecipanti a inventare strani metodi per eludere i posti di blocco o aggirare le regole. Lo stesso Brock Yates, in una delle ultime edizioni, ha kittato un van Dodge come un’ambulanza e gli ha ficcato sotto il cofano un motore pompato. Il mezzo era dotato anche di malato immaginario in barella, la moglie Pamela.

– Brock e la sua ambulanza fake. Anche il film dell’81 ha avuto un’ambulanza nel cast in suo onore –

L’ultima edizione si svolse nel ’79, quando uno dei partecipanti mostrò un tesserino della polizia falso ad un posto di blocco e fu arrestato. La classica goccia che fece traboccare il vaso dopo anni di polemiche attorno alla legittimità di questa pericolosissima sfida contro il tempo e contro l’ordine costituito, che per pura fortuna non ha mai ammazzato nessuno in 8 anni. Nell’ultimo anno venne fatto segnare anche il nuovo record di 32 ore e 51 minuti, ma fu un’edizione più corta perché partì dal Connecticut.

Qualcosa del genere esiste ancora, la Gumball 3000, un megaraduno itinerante non competitivo liberamente ispirato all’originale, ma che ha perso sia lo scopo nobile che il vero fascino dell’impresa, diventando una passerella per ricconi in vena di sfoggiare il proprio status sociale e niente di più. Quello che davvero ci rimane tra le mani, a quasi mezzo secolo di distanza, è solo un film da cineteca e una bella storia di libertà d’altri tempi, oltre che tentativi di battere il record che di tanto in tanto finiscono sulle pagine dei giornali USA o su rollingsteel, come in questo caso, quando un’Audi A8 sfrutto le strade liberate dal Covid per sbriciolare il record o in quest’altro, dove la BMW utilizzata per il record da un tale Alex Roy (che abbiamo intervistato) fu dotata anche di radar detector e altre chicche degne di nota.

– Una suggestiva immagine della Gumball 3000, raduno per risvoltinati ricchi e carspotter poveri –

Negli anni ’70 gli hippies scopavano come conigli e rinnegavano la società capitalista e guerrafondaia, mentre sulle strade ci si opponeva alle crisi politiche correndo come pazzi in auto per sentirsi liberi. Oggi la benzina supera i 2 euro, i potenti del mondo giocano a Risiko sulle nostre teste e noi ci stiamo rincoglionendo dietro a schermi touch e a macchine che fanno il balletto con i fari quando ti avvicini. Abbiamo perso il focus su quello che davvero conta e la capacità di legare le battaglie sociali alle nostre più grandi passioni.

Che senso ha la vita, se non siamo più in grado di difendere quello che ci fa sentire vivi?

Articolo del 25 Ottobre 2022 / a cura di Michele Lallai

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  • LUIGI

    QUESTA DI APERTURA SI CHE E’ UNA FOTO…
    COME DITE VOI VACCA CHE FERRO…
    BEATO CHI SE AL PUO’ PERMETTERE
    SI POTREBBE OSARE CHIEDERE ANCHE UN SERVIZIO SULLA PORSCHE 964 TURBO 3.6?
    GRAZIE

  • Roberto

    Io ho una musicassetta con le musiche del film di dove all’interno c’è un foglio per partecipare come passeggero alla cannonball run

  • Francesco

    Dovremmo crescere più ribelli a questo mondo ! Anticonformisti, piantagrane, persone non incasellate…manca solo questo al mondo odierno.. .

    Coltiviamo il lato ribelle che c’è in noi è l’unica cosa che ci salva dal mondo ! <3

  • Gianleone Di Sacco

    Assolutamente condivisibile 

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