Nella storia di Ferrari, i momenti epici non si contano. Ma, forse, quello più epico di tutti è l’implacabile podio di Daytona 1967, quando alla 24h americana le 330 P3/4, 330 P4 e 412P giunsero prima, seconda e terza, ristabilendo il dominio totale di Ferrari nella terra di Ford.
Fu l’agognata rivincita contro l’acerrima nemica e le sue GT40, fu un trionfo che il Drake intendeva spiattellare in faccia ad Henry Ford II come una legnata sui denti con la sua mazza da baseball, al punto da organizzare una parata – perfida idea del D.S. Franco Lini – che scimmiottava “l’insulto” delle tre GT40 che passarono sotto la bandiera a scacchi della 24h di Le Mans dell’anno precedente.
– Henry Ford II che torna a casa dopo la gara del 6 febbraio –
– La parata dei vincitori Chris Amon e Lorenzo Bandini, affiancati dalla P4 di Mike Parkes e Ludovico Scarfiotti e dalla 412P NART di Pedro Rodriguez e Jean Guichet –
Una data che Ferrari si è segnata sul suo corposo calendario di successi e che era decisamente ora di tirar fuori, sfruttandola per una celebrazione coi fiocchi: la nascita della terza vettura del programma “Icona”, del quale fino ad ora abbiamo visto Monza SP1 ed SP2. Lei, la terza della esclusivissima famiglia creata per superfacoltosi ed affezionati clienti Ferrari, si chiama Ferrari Daytona SP3.
Il colpo d’occhio è un frullato di ricordi e richiami: c’è un po’ di LaFerrari qui (in effetti sfrutta l’architettura della LaFerrari Aperta) e un po’ di SF90 e 296 GTB là, ci sono le anime delle 512 S e 712 Can-Am e al posteriore c’è un chiara evocazione della 250 P5 Berlinetta Speciale; ma quella carrozzeria Targa e le gobbe, così evidenti specie nella vista anteriore, sono un indiscutibile richiamo a quelle, indimenticabili, della 330 originale, forse la più bella Ferrari in assoluto.
E’ un’astronave che celebra il passato, con quei sedili blu così racing – ma così accoglienti e comodi – che ricordano i materassini sellati delle sport prototipo: sono fissi, per cui la seduta si aggiusta regolando la pedaliera. Sono riusciti nell’intento? Decidetelo voi, ognuno ha i suoi gusti e i designer avranno certamente di che discutere in base ai loro canoni.
– L’immortale Ferrari 330 P4 –
A nostro avviso, comunque, il bianco ne mostra meglio i connotati (foto di Quattroruote):
UN AEREO SENZA TRUCCHI
Quanto ai contenuti tecnici, anche questo modello Icona è – applausi – privo di tecnologia ibrida e/o aerodinamica attiva. Ma è una vettura molto raffinata sia dal punto di vista dell’efficacia che del raffreddamento, con gli elementi radianti collocati in modo intelligente per consentire flussi d’aria ideali attraverso i convogliatori delle portiere, drag ottimizzato grazie anche ad elementi come le alette del paraurti anteriore e perfino al disegno delle ruote e alla collocazione degli specchietti retrovisori; l’agognata deportanza, poi, aumenta senza che aumenti anche l’attrito, grazie ai “camini” che acchiappano l’aria dal fondo e la inviano allo spoiler e grazie agli scarichi alti che consentono di adottare un diffusore enorme e sofisticato.
– Pare che quelle palpebrine sopra i fari siano motorizzate… Una sorta di tributo ai fari a scomparsa che da tempo non sono più omologabili. A tutti gli altri costruttori: prendere nota, prego –
Ferrari, insomma, la descrive come la più aerodinamicamente efficiente Rossa mai concepita senza l’intervento di elementi aerodinamici attivi. Una peculiarità che ottiene anche grazie all’altezza da terra di appena 1142 mm, che poi va a riflettersi sulla seduta: Ferrari la paragona addirittura a quella di una monoposto, tanto ci si trova in basso una volta abbracciati da quegli strapuntini blu.
IL V12 DELLA 812 COMPETIZIONE E ANCHE DI PIU’
A differenza dei modelli Monza, il motore è centrale ed è abbracciato da un telaio nuovo di zecca. A proposito: si tratta del V12 di 6.5 litri della 812 Competizione, però potenziato fino a 840 cv a 9250 giri/min e quasi 700 Nm di coppia a 7450 giri/min, il che significa che abbiamo un passaggio di testimone per il motore stradale Ferrari più potente di sempre; gira fino a 9500 ed è dotato di vari elementi alleggeriti ancor più di quelli già leggerissimi della 812, fra cui bielle in titanio dimagrite di un altro 40%. Ci sono inoltre una nuova aspirazione, rivestimenti in Dlc e un nuovo sistema di iniezione diretta. Spinta dalla sola trazione posteriore e con un peso a secco di 1485 kg, la Daytona SP3 è capace di 340 km/h e uno 0-200 km/h in 7,5″.
NOSTALGIA? QUEL TANTO CHE BASTA
La Daytona SP3 è un po’ meno esclusiva (se così si può dire) perché limitata a 599 unità, che sono 100 più delle Monza SP1 e SP2 messe insieme. Questo perché la Daytona è omologata in tutto il mondo, a differenza delle sorelle barchette.
Da un punto di vista puramente passionale, va poi sottolineato che la Daytona SP3 è una hypercar dalla natura forse più intrigante rispetto a quella di altre sorelle venute prima, come la stessa LaFerrari: per quanto ci facciamo ammaliare dagli ultimi ritrovati della tecnologia e dalle incredibili prestazioni che regalano, sapere che la SP3 prende dal futuro quel tanto che basta è quasi più emozionante.
Sfrutta ciò che ha a disposizione, senza “trucchetti”. E’ un’auto che punta a raggiungere prestazioni esorbitanti consumando tutta la matita del suo designer e le intuizioni dei suoi ingegneri. Ad esempio, lo spazio che sulla LaFerrari era occupato dal motore elettrico è stato ereditato dall’aspirazione; dove prima c’erano le batterie, ora ci sono quei “camini” che le donano 230 kg di deportanza a 200 km/h.
Ma Ferrari non la definisce un’operazione nostalgia e in effetti ci troviamo d’accordo: nell’osservarla, ti accorgi che le vecchie glorie che “leggi” ci sono ma non ci sono, che la Daytona sfrutta le caratteristiche delle celebrità dalle quali trae ispirazione per andare più forte e teletrasportarti indietro nel tempo, ma senza eccedere al punto di rievocare fastidiosamente una sigla o un nome storico come hanno fatto altri… (il nome “Daytona” della 365 GTB/4 non era ufficiale).
Costa 2 milioni di euro. Tuttavia, come sempre, avete rapinato inutilmente la banca, perché sono già state tutte vendute e presentate alla faccia vostra all’Autodromo del Mugello, in particolare a chi già possiede una Monza e a chi la Monza non l’ha potuta avere. Ma non disperate: fra un paio di giorni ne potrete trovare una usata al triplo del prezzo del nuovo.