Quanti di voi riescono ad andare al cesso senza smartphone? Ecco, meglio così, almeno leggete i nostri articoli, guardate le pubblicità e ci permettete di trascorrere weekend tra yacht, droga e squillo di lusso.
(la redazione di RollingSteel.it mentre voi siete in ufficio)
Oggi è uno strumento imprescindibile in mille contesti della nostra vita, lo smartphone; grazie ad esso possiamo andare a sbirciare il ferro dei nostri sogni su app di compravendita auto, possiamo acquistare ricambi in un click e, eventualmente, anche portarci a casa quello scarico o quel set di cerchi che tanto abbiamo agognato e siamo finalmente riusciti a permetterci, alle spalle di mogli o compagne.
Senza successo.
Ormai abbiamo tutto a portata di mano ma una volta non era così: una volta le sessioni in conclave duravano anche mezz’ore con buona pena per la nostra circolazione, giacché per sbirciare i pezzi con cui fare upgrades ai nostri mezzi ci toccava scorrere tra i fogli patinati di cataloghi da 500 e più pagine, taccuino in mano e numeri di serie in elenco.
I cataloghi tuning erano un luogo magico e intimo in cui nascondersi e giocare a Fast and Furious, segnandosi prezzi e somme di un bodykit per la propria Opel Corsa o la propria BMW E36 (prima che tornasse di moda), per trasformarle in carri da parata, ma all’epoca andava bene così.
Ricordiamoci che abbiamo tutti comprato e letto Maxi Tuning, non voltatevi dall’altra parte.
Questi fantastici tomi erano solitamente rilasciati con cadenza annuale se non, in casi particolari, potevano essere uscite semestrali.
Le copertine erano tempestate di componenti cromati, altri con colori sgargianti, prospettive drammatiche di auto di tutti i giorni con alettoni e spoileroni da GT e, generalmente, ritagli a Photoshop fatti da una pecora bendata.
Un altro fattore atavico di queste reliquie è la presenza tassativa della figona di turno, vestita con un filo interdentale o -addirittura- del tutto svestita; questo costume è uno strascico del calendario della Marcuzzi nell’officina di Zio ‘Tanino, tradizione che sta andando a perdersi pian piano, un po’ come l’uso del dialetto.
Abbiamo parlato delle copertine sgargianti, di sogni e speranze e delle Pin Up ma cosa c’era davvero dentro a questi catalogoni?
Preparatevi ad affrontare l’abisso:
(Immagine di repertorio di un tuningaro in conclave)
I prodotti sono divisi per categorie e troverete, ad esempio, il capitolo degli interni con sedili, volanti e pomelli; quello relativo al tuning estetico con paraurti, spoiler e cofani F50 (spesso l’illuminazione con neon ed angel eyes era separata dal tuning estetico); la sezione riguardante i cerchi è un mondo a sé con centinaia di modelli, dai marchi più blasonati a quelli più sconosciuti, mille disegni e stili, per tutti i palati. La parte spesso indicizzata come “PERFORMANCE” ci permette di rotolarci tra molle ribassate, terminali di scarico e filtri a cono -tutta roba che ci può dare qualche centinaio di cavalli-; come detto più volte in articoli precedenti, un accessorio che non poteva mai mancare, in un mezzo 100% tuning, era l’impianto audio con dei sub grandi come scolapasta. Proprio per questo il reparto “car audio” era numerose volte più voluminoso di quello “performance”.
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Considerando che siete seduti vi voglio presentare la sezione più spaventosa e raccapricciante di questi necromicon del mondo dell’auto: il capitolo “accessori”: che tu fossi Toretto o il socio ACI non potevi farti mancare gli adesivi della pantera con le fiamme o il termometro da attaccare al cruscotto con retroilluminazione blu; pagine controverse di un’epoca oscura.
Ormai siamo a pagina 480, le gambe formicolano e la nostra supercar è pronta per il My Special Car, resta solamente da compilare a Bic il form al fondo del catalogo, con tutti i codici prodotto.
Busta recante indirizzo e 30.000€ di francobolli, spedire il tutto ed attendere 4-12 anni per la consegna di tutto questo ben di Dio al nostro recapito.
Fatto? Bene, ora prendete abbondante colla vinilica e attaccate tutti i componenti alla vostra Ford Puma, ci vediamo al parcheggio dell’Acquatica.
Grazie a questo articolo mi son appena ricordato di avere scatoloni e scatoloni di riviste peccaminose di roba di cui vergognarmi in garage. Vado a fare un bel falò di pentimento in onore del Dio della meccanica…