Non tutte le storie di Motorsport sono positive, alcune parlano di sconfitte ma altre parlano di drammi umani. Oggi parleremo di Carlo Capone e della sua triste storia, la quale ha anche ispirato il personaggio del “ballerino” nel film “Veloce come il vento”, che lo ha portato dalla vittoria del campionato Europeo rally nel 1984 al declino totale fisico e psicologico costringendolo a vivere in una struttura protetta.
Partiamo dal principio: Carlo Capone, pilota Piemontese, debutta nei rally nel 1975 con una Autobianchi A112 Abarth e dimostra subito un talento eccezionale, vince sin da subito nella propria classe e debutta l’anno successivo nel trofeo A112 Abarth stravincendo qualsiasi gara, addirittura infliggendo distacchi superiori ai 5-6 minuti al diretto avversario. Già però durante la stagione 1978 Carlo inizia a scontrarsi con la dura realtà delle corse: la “politica” e la strategia che ci sta dietro.

Non c’è solo il cronometro o la posizione in gara ma anche ordini di scuderia e espedienti vari, e in una gara proprio del Trofeo A112 che stava dominando gli fu ordinato di lasciare la prima posizione a Fabrizio Tabaton, figlio del patron della Grifone Corse. Lui eseguì malvolentieri, ma quel favore gli spianò la strada per l’entrata in Fiat Rally con la Ritmo Abarth.

Con la Ritmo Abarth corse nel 1979-1980-1981 con risultati discreti, poi nel 1982 gli fu affidata una Ritmo 125 TC Gruppo A, una vettura molto competitiva per l’epoca, con la quale vince il titolo italiano Gruppo A e arriva ottavo assoluto nel campionato Italiano. Questa vittoria nel campionato gruppo A gli assicura un posto al volante del nuovo gioiello di casa Lancia, la Lancia Rally 037. Con quella debutta nel 1983 nel campionato Italiano rally e dimostra subito di essere a suo agio, piazzandosi sempre nei primi cinque e vincendo il Rally della Lana e piazzandosi secondo al Piancavallo e alla Targa Florio. Un debutto spumeggiante per Capone, che dalla stagione successiva punta subito in alto iscrivendosi al campionato Europeo con il Team West.


[adinserter block=”1″]
Qui trova un avversario decisamente alla sua altezza. Il suo nome è Henri Toivonen, che ha firmato un contratto con la Prodrive (che all’epoca schierava le Porsche 911) e ha la stoffa di un vero campione. Capone però nel frattempo vola, mettendo in cassaforte due vittorie nelle prime tre gare del campionato Europeo, in Belgio e in Spagna, portandosi saldamente al comando della classifica. Toivonen però nel frattempo viene contattato da Fiorio che lo vuole alla Lancia per fare coppia con Alen e assicurarsi due dei piloti migliori sulla piazza. Capone non ci sta, non vuole fare il gregario, vuole lui il mondiale, vuole lui essere al fianco di Alen come pilota ufficiale Lancia e non scende a compromessi. Ingaggia una lotta personale nel campionato Europeo con Toivonen e una lotta con Fiorio a base di dichiarazioni al veleno alla stampa e litigi frequenti, Capone non era sicuramente facile da gestire.

Alla fine Carlo Capone si aggiudica il campionato Europeo con 5 vittorie totali battendo Toivonen, ma il rapporto con Lancia si deteriora definitivamente. Capone minaccia i vertici Lancia di passare al team Rothmans-Audi e Fiorio non sta al gioco e non gli rinnova il contratto.

Carlo Capone, neo campione Europeo è senza macchina, senza scuderia e con la nomea di pilota “difficile”, di “testa calda”. Nessuna scuderia lo vuole, non riesce a trovare nessuno che gli affidi una vettura per competere come ha sempre fatto. Di lui Henri Toivonen nel 1985 disse: “Lo scorso anno ero molto forte, ma ho vinto solo il rally di Finlandia. Perché l’Europeo assoluto lo ha vinto un pilota imprendibile, velocissimo, con una guida estremamente fine, che ha corso su un’auto non ufficiale. Si chiama Carlo Capone”.

Il brusco stop della sua carriera da pilota professionista, unita alla tragica scomparsa della figlia di pochi mesi e alla separazione dalla moglie influirono pesantemente sul benessere psico-fisico di Carlo, che crollò entrando in una brutta depressione da cui non uscirà mai. Oggi vive in Piemonte in una struttura protetta che ha in cura persone affette da patologie psichiatriche.
Volevamo raccontare la sua storia, perché cose così non si ripetano più, perché il Motorsport è pericoloso, ma a volte non è la velocità che ti danneggia ma i giochi di potere e gli interessi che ci stanno dietro.
Se ci stai leggendo, Carlo, ti auguriamo il meglio per il futuro.
L’hai visto il poster della 205 Turbo 16?
Nella mia zona in particolare nei dintorni di Gassino/Castiglione (TO), tra i vari appassionati di corse eccc… Si raccontava di un “tizio” che purtroppo stava spesso al bar con il bicchiere in mano e che sfidava chiunque in auto. Si dice che infligesse severe punitizioni in collina ad auto di grossa cilindrata con una vecchia Panda Scassata. Raccontava di essere un pilota ma nessuno gli credevo purtroppo, ovviamente bastava attendere che si sedesse davanti a un volante. Crediamo in tanti, ed alcuni lo confermano, che si trattasse proprio di Carlo Capone.
bellissimo film veloce come ilvento mi ha commosso…si spero davvero legga il tuo articolo e vada tutto per il meglio
Veloce come il vento è il Top Gun delle auto per me