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BMW: dalla 1602 alla nuova Serie 2, 56 anni di gran macchine

Nel 2013 ero in un momento molto particolare della mia vita: abbandonati i sogni di gloria di un futuro da scienziato nel mondo accademico (una delle più grandi delusioni della mia vita), avevo dato ragione a  quelli che mi volevano “cresciuto” e “serio” e mi ero cercato un lavoro “vero” e normale”, dai uno di quelli che ti fanno stare male, ti cavano la voglia di vivere, ti obbligano ad una costante routine quotidiana con giornate tutte uguali passate in attesa del weekend salvo poi trovarsi, alla domenica sera, con l’angoscia al solo pensiero dell’imminente lunedì, quasi come se il lavoro fosse un’ineluttabile condanna da scontare. Il tutto s-vendendo 40 (senza contare le ore in macchina alla mattina e alla sera)  ore settimanali della mia vita per 1000 euro o poco più che il sistema mi concedeva.

Insomma, quella che gli esperti chiamano “corsa del topo” non riuscivo proprio a vivermela bene e a convincermi che PER ME fosse il modo giusto di vivere.

Comunque c’è da dire una cosa: quella sensazione di stabilità e certezza che solo il lavoro fisso ti concede mi aveva permesso di avvicinarmi ai concessionari di auto con un fare più sicuro, pronto per farmi spennare e donare i successivi 72 mesi della mia vita ad un’automobile che compravo per andare a fare il lavoro necessario all’acquisto dell’auto.

Come potete vedere mi sono svegliato bene stamattina.

Ora, mentre vedevo colleghi prendere il contratto a tempo indeterminato e mezz’ora dopo andare a farsi spennare in una concessionaria per una Audi A3 (con il motore più scrauso ma RS Line, sono l’unico a preferire un motore vero ad una presa d’aria finta?), io mi ero innamorato di quesa belva, all’epoca in vendita da Automobili Calderara, a pochi passi dal rivenditore di acciaio nel quale lavoravo soffrivo otto ore al giorno.

– prego notare il logo dei primi tempi di RS –

Non ricordo bene, ma credo volessero circa 5.000 euro. Mi ero convinto, mi piaceva DI BRUTTO e la convinzione crebbe ulteriormente quando andai a provarla: anno 1973, 1573 di cilindrata, spinta da un quattro cilindri in linea longitudinale con distribuzione SOHC, alimentata a carburatore e capace di sviluppare appena 85 minipony, questa BMW mi gettò in un mondo fatto di sostanza, nel quale la voglia di sgasare e di fare i galli passa subito. Una volta alla guida la sensazione che si prova è quella di essere belli, di essere portatori di stile in mezzo a tutto l’anonimato che popola le strade moderne. Una volta alla guida diventa quasi naturale rallentare per poter meglio assaporare le sensazioni che passano, nemmeno troppo filtrate, attraverso telaio, sospensioni e sterzo. È come con DI BRUTTO, in un mondo fast (food, sex, fashion), io vi obbligo a rallentare. Rallentare per assaporare, gustare, per leccarsi i baffi, per godere.

La provai, ci pensai e ci ripensai, poi mi accorsi che quel lavoro non mi piaceva e che non ero poi del tutto sicuro che volevo impelagarmi con un lavoro che odiavo per pagare una macchina e quindi, alla fine della fiera, quella BMW rimase dov’era. All’epoca 5.000 euro non li avevo e non ero pronto a barattare la mia libertà per un’auto.

Ora, torniamo ad oggi e riflettiamo un po’ su quella BMW che, conosciuta dagli appassionati con il nome di zero-due (della stessa serie della 1602 sono le celebri 2002 ti, tii e la cattiva 2002 obrut), alla fine dei conti fu la capostipite della sportiva BMW per eccellenza, ovvero una macchina tre porte, tre volumi, derivata da una berlina, con motore anteriore longitudinale, trazione posteriore e cattiveria e arroganza da vendere. Dalle vecchie zero-due discendono infatti tutte le berline e coupé che hanno fatto la storia tanto di BMW quanto del mondo dell’automobile come la celebre Serie 3 e poi, una volta che questa è lievitata abbandonando i canoni di leggerezza e agilità tipici delle piccole cattive di Monaco, dalla Serie 2 arrivata nel 2013 e aggiornata fino ad oggi con l’ultima arrivata di questa celebre stirpe di auto da sgommate e guida goduriosa.

– BMW non nasconde il fatto che la Serie 2 sia l’erede delle vecchie zero-due –

Abbandonato il lavoro “serio”, lanciatomi in un’avventura disperata e a tratti folle ma, alla fine, divertente (non sempre) e ricca di emozioni, oggi mi trovo in pista a Misano invitato da BMW stessa per poter provare di persona la nuova Serie 2, per spremerla in pista e per capire se a 56 anni dall’introduzione della zero-due quello spirito sia o meno ancora vivo e intatto sotto queste belle lamiere.

Prima cosa che mi stupisce è l’aspetto: BMW ultimamente ci ha abituato a scelte stilistiche un po’ azzardate e che dividono in maniera radicale il pubblico. Ora, senza entrare nel merito dei suv che non ne ho voglia (e sui quali sarebbe un po’ troppo facile sparare… e vedrete quando arriverà la X///M), negli ultimi anni BMW si è divertita ad osare, stuzzicando gli appassionati e cercando di dare un carattere deciso e forte alle sue auto. Il risultato di questo sono vetture che, non mi stancherò mai di dirlo, spesso sono molto più belle dal vivo che in foto.

Quindi, così come successo con la “calandrona” a denti di castoro della nuova Serie 4, anche la nuova Serie 2 mi ha sorpreso positivamente una volta che me la sono trovata di fronte.

Certo, ci sono alcuni elementi che avevo criticato fin dalle prime immagini (come il “culo” un po’ basso e i fari posteriori che la fanno sembrare triste) ma, nel complesso, la macchina è molto molto piacevole, specialmente nella vista anteriore, con la fiancata muscolosa, il cofano piatto che sa molto di M5 e il frontale, moderno ma senza esagerazioni stilistiche. Certo, rispetto alla Serie 2 è cresciuta e questo si nota ma c’è da dire che i 103 mm che separano le due auto in lunghezza, questi sono quasi tutti all’anteriore, dando così all’auto un aspetto meno raccolto rispetto alla vecchia Serie 2 ma comunque decisamente sportivo, con l’abitacolo bello chiuso sul retrotreno e il muso che si protende in avanti a mordere l’asfalto.

– c’è poco da fare, la nuova Serie 2 fa immediatamente invecchiare il modello precedente, non si scappa –

Insomma, per quanto a ogni appassionato di BMW piaccia l’idea che la sua BMW sia la vera e ultima BMW della sua specie, la verità è che guardando quest’auto senza gli occhi foderati di prosciutto e con il classico atteggiamento da fanboy ci si renderà conto di quanto in realtà sia un gran ferro e di quanto BMW abbia lavorato per migliorare, laddove possibile, la vecchia Serie 2, aumentando il passo (+ 51 mm) e le carreggiate ma diminuendo l’altezza della vettura (-28mm), migliorando così in stabilità e reattività.

L’unica cosa a cui si può fare una piccola obiezione, a questo punto, è che, aumenta di qua, aumenta di là e alla fine ti trovi con una BMW Serie 2 che se la metti sulla bilancia vedrai l’ago schizzare a 1.465 kg nel caso della 220i a trazione posteriore o, udite udite, la bellezza di 1.665 kg nel caso della M240i sei cilindri a trazione integrale, un valore, a mio dire, al limite dell’inaccettabile per una vettura di questa categoria. Però io sono uno che sta cercando una Lotus Elise quindi, forse, non faccio testo and i don’t feel at home in this world anymore.

nota a margine: E comunque, altra cosa, se c’è una cosa che tutti dovremmo imparare è che i tedeschi hanno imparato a dissimulare bene il peso delle loro auto, facendo andare forte fortissimo anche delle edicole su ruote come la Audi Q8 Lambo Urus. Che poi siano divertenti è un’altra cosa, ma non voglio addentrarmi nel discorso.

– stesso tempo sul giro, quale prendi? E perché? –

Avanti.

Ora, per la presentazione della nuova auto, sicura di ciò che ha per le mani, BMW ha scelto l’autodromo di Misano, un posto di quelli giusti per saggiare con mano le qualità di una vettura per metterla un po’ alla frusta e sentire quella bella  sensazione di strizza nelle mutande quando ci si avvicina al famigerato curvone a oltre 200 orari e nel ghiaione si materializza un ologramma di tua mamma/moglie/gatto/quel che vuoi che ti guarda con gli occhi dolci e ti dice “ti aspetto per cena, vero?“.

Scemenze a parte, BMW ha scelto Misano anche perché con l’occasione della presentazione della nuova Serie 2 ha mostrato alla stampa specializzata (di cui RollingSteel fa parte, OH-YEAH (da leggere con la voce del cantante degli Yello)) ci ha mostrato i suoi programmi sportivi per il 2022 e ha sollevato il velo dalla nuova M4 GT3, un ferro che a dire pazzesco non dici niente, vacca boia che bella cos’è quello scarico laterale.

Al momento la nuova Serie 2 è disponibile con tre motorizzazioni – due benzina e una diesel – ma presto ne arriverà una quarta per allargare la famiglia e offrire quante più possibilità agli appassionati. Tralasciando quindi la 220d a nafta che in realtà avrei voluto provare ma era occupata, ho fatto un paio di giri a tuono con la 220i (2 litri, quattro cilindri turbo, 184 cv, 300 Nm e trazione posteriore) e con la belva della balotta, la M240i XDrive, con sotto al cofano il collaudato motore B58 (lo abbiamo già incontrato QUI) che le regala ben 374 cv, 4 in più della “vecchia” M2, non male.

Salgo a bordo della M240i con il suo bel color prugna, mi accomodo nel suo abitacolo che ricorda molto quello delle sorellone Serie 3 e Serie 4 e avvio il motore che rimbomba forte dagli scarichi. Superata la corsia box, entro in pista lasciandomi alle spalle la Variante del Parco, apro tutto e la M240i mangia l’asfalto davanti a sé, lanciandosi con foga in avanti e riempiendo l’abitacolo con la seducente voce del suo sei cilindri in linea, allungando con rabbia e forza e senza farsi seminare troppo dalle altre M3 e M4 al momento in pista. Primo pensiero: questa macchia va forte, dannatamente forte, forse il motore non ha lo spirito racing (d’altronde questa M240i è più una veloce Gran Turismo che una macchina da teppisti come la M2) ma di strada sotto le ruote ne passa parecchia.

– dio quanto mi piace la M3/M4 –

Mi avvicino a canna alle curve 4 e 5, stacco forte e punto dentro, come al solito bisogna dare un po’ più volante di quanto vorrei ma, scendendo a patti con questa caratteristica, la piccola (poi, piccola, mica tanto) M240i punta bene dentro la prima a destra, tiene la corda aggrappata a terra e, di nuovo, puntando dentro riesco a fare tutta la curva 5 in progressione, con due ruote sul cordolo e gli occhi già puntati verso l’infida curva 6, da fare per bene (non immediata) per portare velocità nel rettilineo successivo. In questa successione di curve non si può non apprezzare il fine lavoro della trazione integrale, con il retrotreno che aiuta a far curvare l’auto e l’avantreno che “tira” dentro. Preferisco una posteriore pura ma questo, signori, è un bell’andare.

Entro bene, la tengo, esco forte lasciando sfogare la macchina sul cordolo esterno, pesto tutto e sbroooam, verso la quercia. La velocità sale rapidamente, non credo di essere tanto più lento di una M3 o una M4, sicuramente arrivo al punto di staccata ben oltre i 200.  Stacco lungo, non ho riferimenti e percorro la curva un po’ di mer così così, non sono contento, va beh, poco male, tanto qui di motore ce n’è a sbafo e recupero addrizzando a pestando tutto. Via a bomba verso il tramonto, pronto per affrontare due curvette un po’ stronze. Bisogna fare la prima quasi in pieno, magari alleggerendo e poi, appena a ruote dritte, staccare forte per buttarla dentro la 10 verso il curvone: è un punto critico perché si pesta sul freno in una condizione nella quale l’auto è un po’ destabilizzata e ci vuole un decisa padronanza del mezzo e della pista.

– peccato solo per questo “culone”, qui secondo me potevano fare meglio –

Mollo il gas, mi butto dentro la 9, freno forte cercando di evitare il sottosterzo e volto secco dentro la 10, pizzicando il cordolo e lasciando che l’auto si scarichi verso il lato esterno senza perdere velocità. Non è facile ma, anche qui, il motorone BMW aiuta a tirarmi fuori dalle pesche e dalla mia inesperienza. Tutto gas, via le marce una dentro l’altra, il curvone mi arriva nei denti, potrei farlo in pieno ma non me la sento, non mi va né di fare figuracce né di fare altri danni con BMW che continua – GRAZIE – ad invitarmi ai suoi eventi. Alleggerisco, pelo il freno, torno sul gas per mantenere l’auto composta nella percorrenza della curva e, appena fuori, giù tutto di nuovo. Arriva curva 12 e idem come sopra, alzo il piede, pelo il gas in percorrenza e apro verso la 13. Anche questa si potrebbe fare in pieno ma meglio evitare.

Passata questa arriva una delle mie parti preferite di questa pista, con una lunga serie di curve da percorrere in velocità, lasciando che l’auto danzi agile fra una curva e l’altra e giocando con il gas, sopratutto fuori dal carro, con la 15 che si fa bella piena con la macchina in appoggio che la senti che vuole derapare ma te la lasci scorrere quel poco che basta per essere nella posizione giusta prima di affrontare l’ultima curva che da sul rettilineo.

– è incredibile come un’auto prettamente stradale e con gomme stradali come questa si trovi a suo agio e dia una vera idea di velocità non appena in pista (complici gli spazi ampi, spesso in pista le auto sembrano più lente di quanto non sembrino su strada) –

Insomma, prestazioni notevoli e grandi dosi sia di divertimento che di performance per questa M240i che, forse perché sono uno sciocco e la consideravo una “modesta” Serie 2, mi ha sorpreso parecchio Non mi aspettavo che da quella che a tutti gli effetti è la entry level nel mondo delle BMW “vere” potesse andare così forte: certo, le manca l’arroganza e l’esuberanza delle M3/M4 e la voglia di queste due di mettersi di traverso ma, in fin dei conti, la vera pietra di paragone con la M240i è la M440i e, in questo senso, la Serie 2 aderisce perfettamente all’esempio della “sorellona”, mettendo in mostra prestazioni di assoluto rilievo con un’eleganza e un aplomb che, alla fin dei conti, non guasta mai. A questo punto, tocca ammetterlo, con un prezzo (non proprio per tutti) che parte da 58.750 €, la M240i potrebbe rappresentare un ottimo acquisto per tutti gli appassionati di auto e di guida e che, sempre secondo me, è parecchie volte meglio delle “rivali” Audi RS3 o Mercedes A45 AMG, due auto secondo me nettamente inferiori a questa BMW per quanto riguarda il piacere e la dinamica di guida. Forse più veloci e potenti ma non per questo più divertenti.

commenti indinniati fra 3, 2, 1…

Che poi a guardare l’immagine qui sopra mi viene in mente una delle mie scene preferite del mondo del cinema:

Ecco, Memphis, anche tu vedi due auto da debosciati e una da intenditori?

Ma, cari i miei intenditori, aspettate un momento: e se uno non avesse quasi 60.000 €? Come si fa? Eh qui viene il bello perché, se a Misano oltre alla M240i, alla nuova M3 a quattro ruote motrici e a un folle giro sulla M2 CS, la cosa più piacevole della giornata è stata la tranquilla 220i, un’auto che, sincero, comprerei.

Per quanto simili esternamente – certo la M240i ha paraurti più aggressivi ma per il resto le auto sono uguali, le vere novità e i passaruota allargati a bomba arriveranno con la futura M2 G42 – le due auto, a Londra direbbero “Thanks to the dick”, tuttavia non possono essere più diverse: 200 cv di differenza sono tanti ma non per questo, attenzione, la 220i è un’auto da buttare, anzi, per quanto mi riguarda la vere sorprese vengono fuori strizzando la 220i, secondo me la soluzione ideale per capire quanto buona sia questa macchina e, anzi, quanto sia una vera sportiva degna dello stemma che porta sul cofano.

– viola la M240i, bianca la 220i, bella anche senza il kit estetico ///M. Elegante ma comunque cattiva –

Certo, la spinta, la presenza e, infine, il sound della M240i non si battono e, altrettanto certo, i cavalli sono come la pelush, non bastano mai ma, se da un lato è vero che “la performance è il piacere di guida”, come ha detto lo stesso Siegfried Stohr durante la presentazione della vettura a Misano (ma l’ha detto parlando delle future elettriche iperpompate quindi non so fino a che punto credergli), dall’altro credo che il vero piacere di guida sia la guida vera, pulita, educativa e fluida. Ora, io non sono nessuno per contraddire un ex pilota di Formula 1 e capoccia della scuola GuidarePilotare di BMW però, per quella che è la mia esperienza (e considerando che non sono un pilota), non sono proprio convinto del fatto che + cavalli = + divertimento e che, anzi, una macchina con meno cavalli, se non stai cercando il tempo sul giro, per quanto magari strappi meno sorrisi può risultare altrettanto piacevole da guidare e da spremere.

L’ho scoperto una volta di più – ricordo a chi se lo fosse perso che ho una MX-5 1.6, tanto piacevole quanto lenta ma che, nonostante tutto, non cambierei con nulla al mondo proprio per il suo essere onesta ed economica – al volante della 220i: con quasi 200 cv in meno mi sono trovato obbligato a guidare come si deve, a sfruttare il telaio e i freni a dovere, a portare tanta velocità in curva, a conservarla e a sfruttarla nel rettilineo successivo. Con un motorone gli errori si perdonano, tanto ci sono i cavalli che ti tirano fuori dalle curve mentre qui, con poca cavalleria (che in pista sembra sempre di meno rispetto alla strada) non puoi permetterti errori altrimenti ti pianti e addio bel giro pulito. Oh, attenzione, non sto parlando (lo ripeto perché non si sa mai) di tempo sul giro ma di puro e semplice piacere di guida “cazzeggiando” in pista.

– se va così bene in pista, penso a che goduria potrebbe essere su un bel passo, divertente senza il bisogno di esagerare –

Quindi, ripercorrendo la pista di Misano con la 220i, sono passato da una macchina con cui ho divorato (spesso di traverso grazie alle modalità della trazione integrale) il tracciato ad un’altra con cui ho assaporato ogni curva, con cui ho provato ad attaccarmi ad uno (forse non così bravo) su una M4 e a cui sono stato parecchio vicino in tutto il tratto compreso fra le curve Rio e la 6… semplicemente guidando, con gusto e piacere, assecondato nel mio assaporare emozioni da una macchina sincera, stabile, rigida, precisa e, perché no, anche affilata.

È inutile, quando si parla di auto sportive, con BMW non si sbaglia. Dal 1966.

Articolo del 22 Aprile 2022 / a cura di Il direttore

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