È stata una scalata dura e faticosa, ma alla fine lo sforzo è stato premiato. Oggi, signorine, raggiungiamo la vetta, l’Olimpo dei motori.
Dimenticate per un’istante tutte le cagate che leggete quotidianamente sui social. Quella che vi presentiamo oggi puzza di benzina e di asfalto come nessun’altra, questa è roba da motociclisti veri, di quelli che oramai ne esistono pochi. Questa è roba tosta. Ogni volta che ne viene accesa una, un ecologista vegano muore.
Abbiamo faticato parecchio per trovarne una: chi ce l’ha difficilmente la tira fuori (di un ferro così si è giustamente gelosi) se non per andare a fare due pieghe. Ecco quindi che ci è venuto in soccorso un nostro lettore, Davide Stramenga, felice possessore di una clamorosa Aprilia RS250 due tempi. Davide è un grande appassionato di moto old school e proprietario del sito www.dastra.it, dedicato -giustamente- all’abbigliamento ed agli accessori da moto vinteigg e pieno zeppo di tanti accessori e cosine belle (fateci un giro!).
Pronti a sentire parlare di un mondo che oramai – purtroppo – non esiste più? Andiamo, via in gran monoruota!
Il Motomondiale.
C’è stato un tempo in cui le moto più sportive e cattive erano due tempi, e la 500 era la classe “regina” del motomondiale. C’è stato un tempo dove nulla era scritto nelle corse, anni dove si sperimentavano soluzioni spesso rivoluzionarie, era pieno di piloti giapponesi, le moto in pista erano cavalli imbizzarriti.
Erano moto tipo queste:
Le corse le trasmetteva la Rai e ad ogni pilota corrispondeva una sorta di figurina in basso allo schermo (spesso col sorriso ebete), con le sue misure di peso, altezza, età, team e moto guidata, molto videogioco, molto semplice, molto diretto.
Diretto come il polso destro ed il gas, bastava un niente a scatenare quella cattiveria esplosiva che solo le due tempi avevano. Avere tanti punti di vantaggio a metà o fine campionato non significava nulla, bastava poco per essere realmente schizzati in aria dalla moto ad ogni gara e rompersi ben più di qualche dita. Le grippate erano nascoste dietro ad ogni curva, a quel tempo le convalescenze duravano spesso mesi, nonostante le magie della clinica mobile del mitico Dr.Costa.
Volete un esempio? Taac (Guardate cosa fa Valentino)
Tutto ciò valeva non solo per le 500cc ma anche per la ottavo di litro (leggasi 125cc) che per la quarto di litro (leggasi 250cc) con le dovute proporzioni. Beh la 250cc era la categoria spesso più equilibrata con sorpassi e contro sorpassi ad ogni curva, il banco di prova dei futuri piloti in 500 e vi garantisco che se le davano, chiedete ad Harada di Capirossi. Era un gioco principalmente a due, Aprilia e Honda le case che si contendevano i podi, ma lo squadrone Aprilia era immenso, segno della bontà della moto e del progetto. Moto con 100CV veri per poco meno di 100Kg…e ammissione a disco rotante. Insomma, tanta tanta cattiveria.
Per farvi capire quanto erano veloci queste moto c’è un solo paragone che forse può veramente rendere l’idea. In quasi tutte le piste del motomondiale i record sul giro appartengono ancora alle vecchie 250. Le moderne moto2, nonostante un motore da 600cc tirato da corsa non riescono ancora ad eguagliare le vecchie 2 tempi. Un esempio? A Phillip Island (se non ci credete guardate qui) il giro record delle Moto2 appartiene a Rabat in 1’32″814 mentre quello delle 250 appartiene al caro Simoncelli in 1’32″075. Parliamo di oltre 7 decimi, mica male eh.
Questa la premessa doverosa per presentarvi il “Duemmezzo”, da leggere rigorosamente con sto pezzo sotto. Musica da veri uomini per una moto da gente con il pelo sullo stomaco.
Il Duemmezzo.
Prendete un telaio in lega di alluminio e magnesio, il basamento Suzuki del mitico Gamma, due termiche Aprilia, due carburatori Mikuni da 34, la linea aerodinamica della sorella da GP e condite il tutto con una grafica cattiva ed ignorante… ecco credo di aver reso l’idea della Race Replica Aprilia, nel caso vi aiutiamo noi.
Avviamento solo a pedale per risparmiare peso e freni Brembo oro da 300 mm all’anteriore grossi come padelle, gli stessi che montavano le 1000 quattro tempi; sembra una esagerazione ma fidatevi, non lo è. Oltre al fatto che questa moto va forte, almeno come una 600 4 tempi, c’è il problema che sul due tempi non avete freno motore. No, potete anche scalare tutte e sei le marce ma il 2 tempi ha i pistoni bucati e se non vi attaccate ai freni col ca**o che la rallentate la moto.
Il cuore della moto è un bicilindrico due tempi a V di 90 gradi da 249cc di cilindrata. Sviluppato partendo dal motore della Suzuki Gamma ma rivisto per essere più potente in alto, sviluppa nella sua versione standard, con espansioni tristemente omologate, 61CV a 11.000 giri ma basta veramente poco per arrivare ad altre cifre. Già da originale fa lo 0-100 in poco più di 4 secondi. Caratteristica di questo tipo di motore è la sua erogazione: è appuntita, molto appuntita. Intendiamo dire che sotto i 6000 giri succede poco o nulla ma, se proprio insistete, le valvole di scarico si aprono ed entrate in una dimensione dove tutto diventa particolarmente sfocato, l’anteriore si alleggerisce e vi ritrovate in un soffio alla zona rossa prossima ai 13000 giri. Ripetiamo insieme: TREDICIMILAGIRI.
Ah, inoltre, dietro di voi lascerete una nube di denso fumo bluastro, utile se qualcuno vi sta inseguendo, utile per ricordarvi di fermarvi al prossimo benzinaio. Con una moto così potrete provare l’ebbrezza di possedere una Ferrari, i consumi sono gli stessi, tirandoci siamo abbondantemente sotto gli 8 con un litro.
Ora che avete l’acquolina in bocca vi starete chiedendo, già, ma come va? Chi scende da un quattro tempi sicuramente rimarrà perplesso, la grande agilità e reattività di questa moto si sposano alla perfezione con un’erogazione che non conoscete: sotto il motore è morto poi sopra esplode, letteralmente. Non ci sono mezze misure, ed in curva la moto, grazie ad un peso ridicolo (siamo sui 160Kg in ordine di marcia) ed una ciclistica da moto da corsa, scorre tanto, forse troppo per voi, ma è normale.
In accelerazione il sibilo tipico del due tempi vi entrerà in testa, poi a gas chiuso il silenzio, vi sembrerà di girare a motore spento. Anche qui come per l’erogazione la cosa è molto on/off. Insomma, se si viene da un 4 tempi c’è da capirla ed abituarcisi, potrebbe sembrare un giocattolo ma questa signorina non si fa dare del tu.
Chi invece come me veniva da una centoventicinque, la sorella minore RS125, e salì anni fa sul duemmezzo, non si è più tolto quel ghigno da sotto il casco, quel sentimento di amore e profondo rispetto per questa moto ed il suo motore. Per i suoi due Mikuni da 34, per il suono che esce dalle sue espansioni.
Già, una moto così che rumore fa? Fa una cosa di questo tipo (n.d.r. quello del video è proprio Davide, quello che scrive)
Quindi, alla fine, è da desiderare e comprare?
Vi dico di sì, perché è l’ultima due tempi sportiva, si perché a distanza di anni ha la linea che ricalca le GP di quegli anni, si perché il telaio e la ciclistica sono da primato ancora oggi, si per tutta la componentistica da primissima della classe.
Poi vi dico di no perché vi rompe la schiena, i polsi e vi causerà tendiniti alla mano sinistra; no perché è una molto delicata e la manutenzione è basilare, inoltre si rischia di trovare anche tanti bidoni taroccati che non vanno una cippa e che vi rovineranno le notti ed il conto in banca. No perché il bollo avendo tanti cavalli ed inquinando come una petroliera (è euro 0) vi mena forte. Quindi no se siete fanatici ecologisti, no se siete vegani, macrobiotici, fashion addicted ed avete gli ultimi smartphone in tasca. Questa moto è per quelli che vogliono sporcarsi le mani, che non si mettono i guantini ai rifornimenti. È per quelli che corrono veloci, è per gente che ama più la propria moto che la propria donna (che tanto non potrebbe caricare)!
Dite che fa molto teppistello di provincia? Beh, obiettivo centrato.
Grazie ancora a Davide per il suo contributo. Seguitelo su www.dastra.it