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Alfa Romeo Tipo 33/3 Telaio Tubolare

Dicono che le Alfa Romeo abbiano un’anima, dicono che le Alfa Romeo abbiano un cuore sportivo, dicono che siano costruite apposta per chi ama le auto.

Oggigiorno facciamo un po’ di fatica a credere in queste parole, ma c’è stato un passato in cui queste stesse parole non erano campate in aria. Nella scatola dei ricordi dell’Alfa, le sue Macchine prendevano a schiaffi e testate (non quelle con le punterie) tutto e tutti sulle piste di tutto il mondo. C’è stata un’epoca in cui, parafrasando il grande Vecchio, anche le Alfa correvano la domenica per vendere il Lunedì.

Abbiamo quindi avuto la grande botta di culo ad incontrare una esponente di questa meravigliosa epoca mai dimenticata mai ritornata sempre rimpianta. Abbiamo potuto vedere, annusare, toccare e, esperienza migliore di tutte, ascoltare il grido liberatorio del V8 di una di una incredibile Alfa Romeo Tipo 33TT3 tutto maiuscolo, tutto attaccato, e non dimenticatevi il “Tipo”. (ed anche di una 33TT/12, paura).

Non di una replica. Non di una Alfa 33TT3 a caso, no. Abbiamo beccato, fra le sole 6 costruite, quella con il numero 5 ed il muso giallo, quella che 45 anni fa esatti (era il 21 maggio del ’72), a seguito di un giro che lo stesso Helmut Marko definì “completamente folle” (come diremmo noi oggi, un giro a vita persa, come se non ci fosse un domani), segnò il secondo miglior tempo di sempre sul “circuito piccolo” della targa Florio. Percorse i 72km della prova in  33 (coincidenza? io non credo) minuti e 41 secondi alla folle media di 128,253 km/h. Meglio di lui fece solo, due anni prima, Leo Kinnunen su Porsche 908/3 Sport Prototipo spyder. Ci mise 5 secondi in meno. Cinque secondi su 72 km di strada normale degli anni ’70. Questi erano folli ve lo dico io. A questi puzzava la salute.

Vediamo sta Alfa Romeo da vicino.

Datata 1972, portata in corsa da Nanni Galli e Helmut Marko, questa 33TT3 numero 5 e muso giallo è un pezzo di storia su ruote. Motorizzata da un V8 a 90° da 3 litri capace di circa 425CV (313Kw, Euro zero, in Emilia Romagna il bollo vi costa 1258 €uro annui) a 9400 giri al minuto, era caratterizzata da una novità tecnica, il telaio tubolare. Carlo Chiti nel progettare quest’auto decise infatti di abbandonare il classico telaio in alluminio tipico delle precedenti 33 e di dotarla di un telaio a traliccio in tubi di acciaio. Proprio da questa caratteristica prende il nome la macchina, 33TT3. Doppia T come Telaio Tubolare.

Presentata nel 1968 e progettata per correre nel campionato del mondo sportprototipi, date le caratteristiche tecniche, questa 33 rientrava nella categoria Gruppo 6 (vetture da corsa prototipo) in compagnia della Porsche 908 e della Ferrari 312 P, sue dirette concorrenti e dalle quali – purtroppo – prese la paga sia nel ’69 che nel ’70. In questi primi due anni di vita questo ferro si dovette infatti sempre accontentare di piazzamenti secondari ma fu nel ’71 che, finalmente, iniziò a far vedere di che pasta era fatta. Fu proprio nel 1971 che la 33TT3 vinse la Targa Florio (con Nino Vaccarella e Toine Hezemans) e che si classificò seconda nel campionato mondiale (sempre dietro alla Porsche). Nel ’72 venne poi sostituita da una nuova versione, nel ’72 l’Autodelta si presentò con una vendetta al sapore di 33TT12.

(per questa foto ringrazio Matteo Grazia, qui il suo canale youtube, fateci un giro fidatevi)

Macchina dal valore inestimabile (qualche tempo fa ne è stata mandata all’asta una per oltre 570 mila sterle, ciao ciao povery) è stata una delle protagoniste al recente Minardi Day sull’autodromo di Imola. Fra svariate auto di Formula 2 e Formula 1 è stata riservata una sessione anche alle GT ed alle sport storiche a ruote coperte.

Fra queste è stata proprio la 33TT3 di Helmut Marko a dominare la scena, vacca boia, dovevate sentire come arrivava alla variante del tamburello, la si sentiva dieci secondi prima che si materializzasse, il motore faceva un rumore sound baccano frastuono che non è vero. Al giorno d’oggi ci sono interi studi tecnici di gente che cerca di “accordare” al meglio il rumore dei motori, robe da matti, basterebbe un vecchio caro V8 smarmittato a iniezione meccanica Lucas e distribuzione a doppi alberi a camme che il rumore la musica verrebbe da se.

La linea a cuneo degna di un fumetto, le ruote anteriori così piccole ed agili in contrasto con le enormi posteriori, la compattezza assurda ed la compattezza inspiegabile per la sua velocità, la sua bocca asimmetrica, il suo essere una vera auto da corsa la rendono degna del più totale silenzio. Non c’è molto da dire, la sua storia parla per lei, l’asfalto di posti come Collesano, Floriopoli, Cerda, Sclafani Bagni, Caltavuturo parla per lei. Noi possiamo solo godercela nelle fotografie, noi possiamo solo solo ricordare la gloriosa Alfa Romeo.

qui potete prendervi la stampa

Poi, finalmente, negli ultimi anni pare che l’Alfa Romeo si stia risvegliando da lunghi anni di torpore, per fortuna.

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Articolo del 9 Maggio 2017 / a cura di Il direttore

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