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Una boccata d’aria fresca

A-6 Intruder in volo

Che gusto dà una bella convertibile? Guidare con i capelli al vento in una tiepida giornata primaverile, pennellare le curve senza fretta godendosi i profumi della natura, le chiacchiere degli uccellini sugli alberi. Vi gustate quel momento di pace con il mondo tra una sgasata e l’altra mentre il parabrezza vi protegge dall’aria (e dai moscerini) sugli occhi. Se piove o fa freddo potete rimettere sù la capottina, è pura goduria senza pensieri, il peggio che potrebbe accadere è rovinarvi la pettinatura, ma fondamentalmente chi se ne frega.

Beh, un momento, perché se l’esperienza en plain air in stile Dustin Hoffman sulla Duetto la fate su un A-6 Intruder in volo sopra l’Oceano Indiano, senza casco e senza alcuna protezione sulla faccia… forse non è così piacevole. Provate a chiedere a Keith Gallagher, B/N (Bombardier/Navigator, in pratica il secondo pilota responsabile di rotta e armamenti, in soldoni quello seduto a destra) di un Intruder della US Navy, che si è affacciato suo malgrado dal canopy per prendere una boccata d’aria fresca dopo un’eiezione parziale non richiesta e ai limiti dell’assurdo. Quel 9 luglio del 1991 era il giorno del suo compleanno. Che regalino delizioso.

– Quella sagoma nera che spunta dalla cabina dell’A-6 è una persona… ma adesso ci arriviamo, state concentrati –

L’Intruder è il vero protagonista di questa storia, un bombardiere tattico da attacco al suolo sviluppato dalla Grumman per l’US Navy come velivolo imbarcato. La caratteristica principale di questo capoccione (la sezione frontale è maggiore rispetto alla sottile coda, tant’è che i due piloti viaggiano affiancati) è la costruzione unicamente pensata per un utilizzo per mare, quindi dimensioni, apertura alare, peso e armamenti sono stati specificatamente sviluppati per le corte piste delle portaerei americane. Fu impegnato in Vietnam, nella Guerra del Golfo e nell’operazione Desert Storm, portando a compimento un numero esagerato di target e senza mai ottenere la glorificazione pubblica che un mezzo di queste capacità e questa vita operativa meriterebbe.

– Eccolo qui, l’intruderone –

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Certo, non erano tutte rose e fiori. In battaglia ne sono stati abbattuti parecchi e molti altri sono andati distrutti per problemi tecnici, principalmente legati all’avionica e all’elettronica di bordo che – in una macchina sviluppata negli anni ’50 – non era sempre al top. Specialmente nelle prime versioni A-6A, i numerosi problemi elettromeccanici costringevano i piloti ad applicare severe procedure di verifica all’avviamento, tra le quali anche prendere a calci il computer di bordo centrale. Non sto dicendo le mie solite cretinate, il calcio alla consolle era realmente previsto dalla procedura.

Mi immagino la lettura della checklist:

“Flap posizione decollo”

“fatto”

“Calcio alla ConsolSBAM”

“fatto”

Nello specifico, il capoccione di quest’avventura è un KA-6D, versione tanker sviluppata per fornire rifornimento aereo agli altri velivoli in missione. Ribattezzato “Texaco” come la famosa catena di distributori di benzina americani, questa particolare versione dell’Intruder aveva una possibilità di armamento molto limitata e tutto il carico utile veniva utilizzato da un grosso serbatoio, suddiviso in sezioni collegate da valvole per poter spostare il peso e bilanciare il mezzo.

– Sembrano due mosconi che si accoppiano, ma in realtà il KA-6D Intruder in versione tanker (lo stesso della nostra storia) sta rifornendo in volo un Prowler. Notare la sonda sul muso che permette all’aereo che rifornisce di essere a sua volta rifornito in volo. Magia  –

La missione di quel 6 luglio ’91 prevedeva una noiosa routine di rifornimento in volo ma qualcosa nel flusso di carburante nel serbatoio non andava per il verso giusto. Il pilota Mark Baden e il B/N Keith Gallagher discussero (come giusto che sia per uno che si chiama come gli Oasis) della faccenda e convennero nella probabilità di una valvola difettosa. Dopotutto erano su un Intruder e queste cose potevano succedere. Per avere una macchina 100% affidabile l’US Navy avrebbe dovuto mettere le ali a una Volvo Polar, che come tutti sappiamo non è il massimo per le missioni di attacco al suolo.

Alla luce di una valvola bloccata e di una missione da portare a termine, una shakerata con G positivi e negativi avrebbe di sicuro risistemato la situazione e riportato il flusso alla normalità. Di conseguenza Mark diede spinta e sollevò il muso per poi abbassarlo nuovamente, il tanto giusto da avere mezzo G in negativo e sentire il sedere sollevarsi leggermente dal sedile.

– Un altro scatto gustoso, con il nostro Intruder “Texaco” che rifornisce un F-14  –

Il risultato della manovra fu decisamente inaspettato. Un baccano esagerato penetrò le orecchie del pilota, la depressurizzazione della cabina risucchiò aria fredda e confusione per qualche secondo, fin quando il pilota non si accorse che accanto a lui, più o meno all’altezza della sua testa, c’erano i piedi del B/N Gallagher.

– La cabina dell’Intruder, due posti secchi e cinture di sicurezza a 4 punti come le migliori berlinette sportive. I poggiatesta rinforzati dei sedili eiettabili, ben più alti della testa dei piloti, li proteggono in caso di impatto con il canopy  –

“La parte destra del canopy era squarciata, ho seguito con lo sguardo le gambe del mio compagno e ho visto il resto del suo corpo fuori dall’aereo che veniva scosso dalla corrente, la sua testa sbatteva in tutte le direzioni e non aveva più né il casco né la maschera dell’ossigeno. Che cazzo era successo? Spero che si eietti completamente ora, che cazzo faccio altrimenti? Meglio rallentare”

Per un qualche motivo che non ci è dato sapere, il sistema di eiezione del navigatore si è attivato ma solo parzialmente, sganciando il blocco e facendo scorrere il sedile sulla slitta senza far esplodere la carica e senza sganciare il canopy. Il risultato è che il sedile ha sfondato il plexi e il nostro giovane Oasis si è trovato con metà corpo ancora dentro la cabina e l’altra metà appesa a 8.000 piedi d’altezza, sballottato dall’aria ghiacciata manco fosse il Pupazzo Gonfiabile che Saluta Come uno Scemo

– il pupazzo gonfiabile che saluta come uno scemo –
– il pupazzo gonfiabile che saluta come uno scemo –
– il pupazzo gonfiabile che saluta come uno scemo –

“Il canopy si è aperto? Mi sono eiettato? La cabina è implosa? Tutte queste domande mi hanno invaso la mente in un secondo. Guardando giù ho assistito a una scena che non dimenticherò mai: vedevo il canopy da sopra, così vicino da poterlo toccare, e oltre questo il casco del mio pilota. Mi ci è voluto qualche attimo per realizzare questa visione, sembrava la peggior cosa che mi potesse capitare. Ero seduto sopra un A-6 in volo!”

L’agitazione e l’incredulità delle parole di Keith Wonderwall Gallagher fanno intuire il disagio e la paura della situazione. “Confusione e panico hanno invaso il mio corpo nel momento in cui mi sono accorto che non riuscivo a respirare. Il casco e la maschera sono stati strappati via dalla mia faccia, il vento mi stava schiaffeggiando e non riuscivo a fare nemmeno un respiro. L’unica cosa che sono riuscito a fare è stato portare le braccia al petto e tenerle lì.

Ho realizzato che per sbloccare la situazione avrei dovuto terminare la procedura di eiezione, quindi con il braccio sono andato a cercare la leva di azionamento, ma era bloccata. La corrente mi sbatteva il braccio all’indietro e non sono riuscito a raggiungere nemmeno l’attivazione di emergenza dietro le spalle. Mentre tentavo ho perso i sensi, l’ultima cosa che ricordo è che ho pensato “non voglio morire”.

La USS Abraham Lincoln ricevette una comunicazione: “Mayday Mayday, qui 515. Il mio B/N si è parzialmente eiettato, necessito di un atterraggio d’emergenza”. Immaginatevi le facce in torre di controllo appena aggiunse: “Solo le sue gambe sono rimaste in cabina”.

L’Intruder si trovava a circa 7 miglia dalla nave, Baden decise di rallentare al massimo e iniziare la discesa mentre osservava la Lincoln compiere una virata stretta a sinistra per approcciare al meglio l’atterraggio. Appena la nave raddrizzò nuovamente il timone, l’aereo si trovava già a pochi metri dalla pista. Atterraggio da manuale, scena alla Top Gun con tutto l’equipaggio della portaerei che corre attorno all’aereo, ma senza colonna sonora epica.

– Qualcuno sul ponte ha avuto l’ottima idea di documentare l’accaduto con degli scatti. Gallagher in queste foto si vede bene ed è ancora privo di sensi. Il paracadute strappato che abbraccia l’impennaggio di coda. Immagini abbastanza agghiaccianti –

“Quando mi sono risvegliato è come se qualcuno avesse acceso le luci in una stanza buia e ho realizzato che ero fermo, l’aereo era sulla pista e io ero vivo”. Dichiarò Gallagher dopo il fattaccio.

“Non mi ci è voluto molto per capire che sono stato davvero fortunato (AH NO?? ndr), e più dettagli mi venivano raccontati, più miracolato mi sentivo. Per esempio, nella parziale eiezione anche il paracadute si aprì squarciandosi contro il timone di coda. Se il mio tentativo di completare la procedura fosse andato a buon fine, mi sarei schiantato in mare senza paracadute. Ovviamente parte del merito è del mio pilota, è stato freddo e preciso nelle reazioni, e ringrazio anche la mia buona fortuna di irlandese, che ci mette sempre lo zampino.”

Tutto è bene quel che finisce bene, soprattutto quando una tragedia annunciata si conclude con abbracci, baci e una grigliatona sul ponte in onore della morte scampata per un soffio e, anzi, con solo le spalle lussate. Il luogotenente Gallagher continuò la sua carriera nella US Navy e finora la vita gli ha sempre sorriso.

Se volete approfondire, a QUESTO sito, gestito dal nostro Gallagher in persona, potete trovare il resoconto ufficiale dell’accaduto con anche una interessante spiegazione tecnica sul funzionamento – o malfunzionamento – dei seggiolini eiettabili.

Morale della favola: dalla morte non si scappa, a meno che non siate irlandesi.

Articolo del 4 Maggio 2023 / a cura di Michele Lallai

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  • Giuseppe De Chiara

    Ottimo articolo con un’unica nota: l’Intruder non ha (ovviamente) mai combattuto il conflitto coreano avendo effettuato il suo primo volo solo il 19 aprile del 1960 quando la Guerra di Corea era già terminata da almeno 7 anni.

    • Michele Lallai

      Abbiamo corretto, grazie Giuseppe!

  • Michele

    Ah,se Goose avesse avuto quei poggiatesta alti…..

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