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Tuono Blu: con dodici di questi elicotteri si governa il paese

La città di Los Angeles è costantemente sorvolata da elicotteri. Lo so, tecnicamente ogni città del mondo lo è, ma stando alla cinematografia americana, la città degli angeli molto più. Le pale rotanti e il suono dei motori in volo sono la colonna sonora dei losangelini, anche perché molti di loro lavorano nell’industria cinematografica e proprio attraverso essa hanno fanno conoscere al mondo questa condizione di vita.

In “Boyz n the Hood” (1991) i personaggi di John Singleton vivevano con questo ronzio costante nelle orecchie, così come quelli di “America oggi” (1993) di Robert Altman, anzi a voler andare più indietro nel tempo, gli elicotteri erano una minaccia sulla testa di Roddy Piper in “Essi Vivono” (1988) del Maestro John Carpenter, uno che per altro ha il brevetto di volo come pilota di elicotteri e spesso ama inserirli nei suoi film. John Carpenter ha studiato cinema alla University of Southern California e il suo compagno di corsi e amico fraterno (ai tempi) era Dan O’Bannon, un altro losangelino con la capacità di lamentarsi di tutto e tutti, elicotteri compresi. Dan O’Bannon e John Carpenter sono finiti a litigare per motivi che solo loro due conoscono, ma lasciatemi spezzare una lancia a favore del mio preferito, il Maestro Carpenter. Bisogna dire che O’Bannon era un testone con la lingua lunghissima e la propensione ad incazzarsi con tutti i colleghi di lavoro, una sorta di Yosemite Sam decisamente più nerd, geniale e nevrotico in parti uguali. Una notte del 1979, Dan O’Bannon non riusciva a prendere sonno per colpa degli elicotteri della polizia, che passando a ripetizione su casa sua gli impedivano di prendere sonno, illuminando la sua casa con i fari e infastidendolo con il rumore delle pale.

 – Vale come cameo di O’Bannon nei Simpson? –

La storia (vera) è stata raccontata dallo stesso O’Bannon, intervistato sul numero 70 della rivista Starlog; vi riporto le parole dello sceneggiatore: «Mi stavano facendo impazzire. Una notte ero con Don Jakoby a casa mia e passò uno di quegli elicotteri. Mi seccai sul serio e disse che avremmo dovuto farci un film, su questa cosa».

Nella prima stesura, la sceneggiatura scritta a quattro mani da Dan O’Bannon e Don Jakoby era molto più politica nel suo contenuto: in questa prima versione la polizia di Los Angeles, controllava la popolazione utilizzando la tecnologia già disponibile al tempo (come ci ricorda anche la scritta prima dei titoli di testa del film) e l’elicottero della prima bozza era un’arma di sorveglianza pesantemente armata finita nelle mani di un personaggio come Frank Murphy, che risultava avere problemi psicologici ben più gravi di quella che Roy Scheider tiene a bada con il suo orologio Casio nella versione definitiva di “Blue Thunder”.

– Fun fact: l’orologio del protagonista, era proprio quello del regista (storia vera) –

Ovviamente alla produzione questa critica ai metodi del già famigerato LAPD non piaceva per nulla, ma considerando che da lì a pochi anni proprio Los Angeles sarebbe diventata teatro dei famigerati “Riot” (ovvero le prepotenti rivolte generate dall’arresto e dal pestaggio di Rodney King), forse Dan O’Bannon era riuscito a dare una sbirciata al futuro. Niente male per uno che voleva solo farsi una dormita ed è finito ad agitare il pugno contro il cielo, maledicendo elicotteri.

Bisogna anche aggiungere che gli anni ’80 dell’immaginario esportato dagli americani attraverso la loro fiction (televisiva e cinematografica) sono stato anni davvero motorizzati, il furgone dell’A-Team, la Ferrari 308 GTB rigorosamente rossa di Magnum P.I, la Pontiac Firebird Trans Am rivisitata di “Supercar”, insomma ogni ragazzino cresciuto a cavallo tra gli anni ’80 e con le repliche televisive dei ’90, non poteva immaginare di non fare il tifo per un eroe che non avesse sotto il suo controllo un discreto numero di cavalli. Per certi versi “Tuono Blu” è stato il film che ha fatto da ponte tra cinema e televisione e che ha sdoganato gli elicotteri, un risultato notevole ottenuto malgrado le pressioni della Columbia Pictures su O’Bannon e Don Jakoby, che per motivi di contratto furono costretti ad eliminare la critica al corpo di polizia di Los Angeles dalla sceneggiatura definitiva (storia vera). Quindi il vecchio Dan è passato dal lamentarsi degli elicotteri sopra casa sua, a lamentarsi del lavoro della Columbia, perché l’unica cosa che O’Bannon sapeva fare meglio che scrivere era lamentarsi di tutto e tutti.

 – Ah ahh ahhh ahh ahhh… THUNDER! (cit.) –

O’Bannon si lamentò anche della scelta del regista, secondo lui John Badham non dava abbastanza attenzione ai dialoghi e stava girando un grande film come se fosse una serie televisiva: John Badham non era Dan O’Bannon e per questo Dan O’Bannon non lo sopportava… e se ne lamentava. Eppure il buon vecchio John non è certo l’ultimo della pista (di decollo), in carriera ha diretto “La febbre del sabato sera” (1977), ma a noi ex ragazzini degli anni ’80 piace ricordarlo per titoli come “Wargames – Giochi di guerra” (1983) e “Corto circuito” (1986).

– non lo vedo da 25 anni ma credo che potrei piangere ancora –

Per quanto quel peso di Dan O’Bannon se ne lamentasse, nelle mani di John Badham “Blue Thunder” è diventato un solidissimo film, pieno d’azione girata bene e senza strafare, nel quale anche le manovre aeree più ardite non sono mai impossibili, a patto di pilotare un elicottero abbastanza potente, il che ha saputo mantenere un film come “Tuono blu” sospeso (in volo) tra i generi: un po’ “Buddy movie”, un po’ film d’azione con punte di fantascienza, insomma, il tipo di film che faceva impazzire noi ragazzini degli anni ’80 e rollingsteeler di oggi. Anche se quello che ha dato più di matto con il lavoro di Badham è stato il solito O’Bannon.

 – A whiter shade of pale (di elicottero) –

Nella sceneggiatura scritta insieme a Don Jakoby, l’avanzato elicottero Tuono Blu era una libellula d’acciaio agile e incredibilmente aerodinamica, ma John Badham ha invece preferito enfatizzare la capacità di intimidazione dell’elicottero da combattimento, rendendolo molto più aggressivo nell’aspetto e riempiendolo di gadget che non solo O’Bannon considerava inutili, ma rendevano anche molto pesante la parte anteriore dell’elicottero, questo forse spiega la battutaccia di Frank che la prima volta che si ritrova a pilotarlo dice: «Questo ha il naso più pesante di quello di Cirano».

– Venite pure avanti, voi con il naso corto/Signori imbellettati, io più non vi sopporto (cit.) –

A differenza di quello che erroneamente si crede, l’elicottero Tuono Blu non è un Apache “pimpato” e reso più cazzuto per motivi cinematografici, ma è una sorta di creatura di Frankenstein assemblato insieme riadattando un elicottero da combattimento francese, il famoso SA 341 Gazelle.

Quest’ultimo tuttavia era dotato di una cabina considerata troppo sferica, quindi venne modificato nel tentativo di renderlo più simile al famigerato AH-64 Apache, risultato finale? Esteticamente una figata ma pesantissimo nella parte anteriore, tanto che la maggior parte delle scene (compresa quella di distruzione finale, ops spoiler) vennero girare con dei modellini di diverse dimensioni, mentre per le scene con gli attori a bordo, la scocca del Tuono Blu era fissata a terra per evitare che si ribaltasse. Quindi se siete appassionati di modellismo e guardando questo film vi siete sempre sentiti un po’ come a casa vostra, ora sapete il perché.

 – Un modellino e la giusta inquadratura, la magia del cinema in azione. –

Il ruolo di Frank Murphy, agente di polizia a Los Angeles dislocato alla sezione elicotteri e veterano del Vietnam venne affidato a Roy Scheider, il protagonista che in “Lo Squalo” (1975) di Spielberg voleva una barca più grande, mentre qui si è ritrovato con un potente elicottero da combattimento. Scambio equo direi.

 – “Vengo a prenderti Bruce” –

Frank è ancora sconvolto da quello che ha visto in guerra, nel tentativo di autocontrollarsi si affida al contro alla rovescia del suo orologio da polso, dettaglio che si perde nel corso della storia ma che almeno serve a mettere in chiaro quando Frank sia uno spericolato, lucido quanto volete ma non del tutto finito. Uno così di cosa non ha proprio bisogno? Bravi, di un nuovo compagno di volo, chiacchierone, giovane ed esperto di computer di nome Lymangood. Ad interpretarlo è Daniel Stern, lo ritrovate di solito attorno a Natale, impegnato a cercare di ripulire casa McCallister nel classico “Mamma, ho perso l’aereo” (1990).

 – “Vedi di stare al tuo posto ragazzo, ma soprattutto stai lontano dai rubinetti!” –

“Tuono Blu” cavalca le classiche dinamiche da film di poliziotti, la parte del capo di polizia duro e tosto che urla e s’incazza con i due sbirri protagonisti, qui è affidato al veterano Warren Oates, ad una delle sue ultime apparizioni sul grande schermo, infatti nei titoli di coda possiamo leggere una dedica all’attore feticcio di Sam Peckinpah.

 – Warren, i baffi di chi ne ha passate tante, il fegato di chi le ha bevute tutte. –

I due piloti protagonisti diventano subito una stramba coppia di sbirri con la loro classica routine da piedipiatti dei film americani, solo che invece di stare in auto a mangiare ciambelle, il più delle volte preferiscono sorvolare la città, controllare il traffico e alle 10.30 in punto, posizionarsi in volo davanti alla casa di una ricca signora che ama fare ginnastica senza vestiti addosso («La caratteristica che amo di più in una donna è la puntualità, e la flessibilità»).

 – Lo faceva anche Bruce Lee (però con i vestiti addosso) –

La trama si complica quando i due protagonisti assistono dall’alto all’aggressione ed al ferimento di Diana McNeely, consigliere comunale che morirà poco dopo in ospedale per le ferite riportate, un evento che rappresenta il classico sassolino che rotolando, si trasforma nella valanga di violenza che sta per colpire la città. Sì perché, con buona pace alla critica al distretto di polizia di Los Angeles di O’Bannon, “Tuono Blu” si attesta su dinamiche tra sbirri locali fondamentalmente buoni, alle prese con i viscidoni del governo federale, una variante con elicottero della classica trovata da film americano: sbirri di città ruspanti ma giusti, contro federali in giacca e cravatta, ingessati, senza cuore (e corrotti).

L’elemento di novità è proprio la tecnologia dell’elicottero da combattimento Tuono Blu, una mortale meraviglia che Murphy potrà vedere in azione di persona durante la sua presentazione ufficiale (malgrado il capo Warren Oates lo abbia sospeso), che è l’occasione per John Badham per farci esaltare con tutte le trovate tecnologiche dell’elicottero: volo silenzioso, mirino laser, una mitragliatrice rotante anteriore e tutte quelle belle cosette che mandavano giù di testa noi (ex) ragazzini degli anni ’80 e, come già detto, rollingsteeler di oggi.

 – Chi ha detto che il romanticismo è morto? –

A pilotare questa mostro è l’odioso pilota Cochrane, una vecchia conoscenza di Murphy, i due erano sotto le armi insieme e già si odiavano, almeno quanto Malcolm McDowell odia volare. L’attore reso celebre da “Arancia Meccanica” (1971) di Kubrick ha infatti accettato il ruolo all’ultimo minuto, anche perché, parliamoci chiaro, McDowell nella sua vita un ruolo non lo ha rifiutato MAI, solo che qui lo ha fatto così velocemente da perdersi il dettaglio relativo alle scene di volo. La moglie di Malcolm McDowell sul set è finita a chiedere al regista come siano riusciti ad infilare suo marito dentro uno di quei ventilatori volanti, perché lei in vita sua non è mai riuscita a convincerlo a prendere un aereo nemmeno per lavoro (storia vera). Quindi le smorfie che vedete fare a Malcolm McDowell nelle scene di combattimento finale, non sono la tensione di Cochrane per la battaglia aerea, sono la cara vecchia fifa mascherata nel modo più professionale possibile dall’attore inglese.

– “La Durango 95 Il Tuono Blu filava molto karascho, con piacevoli vibrazioni trasmesse al basso intestino” (quasi-cit.) –

Bisogna dire che McDowell a terra, dove si sentiva più al sicuro, resta un avversario odioso che il pubblico ama odiare. Il suo tormentone «Occhio, sennò ti frego», con tanto di pollice e indice usati come “pistola” ci fanno patteggiare immediatamente per Roy Scheider. I due duellanti finiscono anche per sfidarsi in uno scontro vagamente western (si danno appuntamento a mezzogiorno), che finisce per vedere Cochrane vincente soltanto per un “casuale” guasto meccanico a bordo dell’elicottero di Frank e Lymangood, una sequenza lunga e ben diretta da John Badham, che ci tiene per tutto il tempo in tensione con il primo piano su quella maledetta vite, che piano piano si svita per poi saltare.

 – Ansia, tutte le volte, ansia. –

Mentre l’indagine prosegue a colpi di indizi che passano spesso in secondo piano rispetto alla nostra voglia di veder volare l’elicottero che dà il titolo al film, Roy Scheider passa agilmente da scene di dramma familiare a traumi da veterano, pilotando elicotteri ma anche automobili, il suo slalom tra i paletti nel parcheggio coperto resta una sequenza piuttosto tirata, anche se poi quella che nel finale del film sfoggia un inatteso talento di pilota è Kate (Candy Clark), la donna con cui Frank intreccia una complicata storia d’amore.

Anche se a ben guardare il momento più romantico (passatemi il termine) del film è quando finalmente Frank e il suo ciarliero compare riescono a mettersi alla guida del Tuono Blu, un momento che si lascia attendere ma che quando arriva, ci ricorda subito perché era così divertente guardare questo film nelle repliche televisive.

– Anche a terra il vecchio Roy guidava ferri tostissimi. –

Il miglior elicottero da combattimento disponibile, nelle mani del pilota più abile (e mosso da motivazioni personali) ci regala un gran finale, con F-16 da combattimento in volo sopra Los Angeles, grattacieli che esplodono e soprattutto il duello definitivo tra Frank Murphy e Cochrane, una sparatoria in volo che si conclude con gesto atletico di enorme spettacolarità. Avete presente la rovesciata di Pelè in “Fuga per la vittoria” (1981) ecco, a me che non sono mai stato un gran fanatico di calcio non ha mai esaltato quanto la rovesciata in volo di Roy Scheider che fa un giro della morte completo e finalmente risponde con “frase maschia” al tormentone di Cochrane: «… E t’ho fregato io».

 – Vivere e morire volare a Los Angeles –

Costato 22 milioni di fogli verdi con sopra facce di ex presidenti defunti, il film di John Badham ne incasso poco più di 42, piazzandosi diciassettesimo tra i film più visti negli Stati Uniti nel 1983, ma evidentemente primo per numero di repliche televisive qui da noi, ad esempio io da bambino non ho mai avuto nemmeno bisogno di registrare il film con il mio fidato videoregistratore (un monolite nero più spigoloso e pesante dell’elicottero protagonista), visto che lo passavano in televisione spessissimo e quando non era il film, era un episodio della serie tv nata sull’onda del successo.

La mania per gli elicotteri generata dal film convinse l’emittente ABC a mettere in produzione in tempi davvero ristretti (appena sei mesi dopo l’uscita nelle sale del film), un telefilm con lo stesso titolo, senza ovviamente Roy Scheider nel cast. Posso dirlo? Una poverata durata solo undici episodi. Si perché se il film risulta datato ma ancora solido, gli unici elicotteri che di vedevano nel telefilm erano scene di repertorio prese dal film di Badham montate malamente. Ho provato a riguardarmi una puntata prima di scrivere questo post, già ricordavo la serie bruttina, ma vi assicuro che il tempo non l’ha migliorata, però non tutte il male viene per nuocere si dice in questi casi.

 – Si, sono proprio Dana “Fusi di testa” Carvey e Bubba “Scuola di polizia” Smith. –

La notizia di una serie ABC ispirata ad un film che era piaciuto al pubblico, ha messo in moto la concorrenza della CBS, che quasi in contemporanea fece decollare la ben più riuscita “Airwolf”, creata dal mitico Donald P. Bellisario (già creatore di “Magnum, P.I.” giusto per chiudere il cerchio con i motorizzati anni ‘80), quattro stagioni per 80 episodi con un paio di attori di culto come Jan-Michael Vincent ed Ernest Borgnine nel cast.

 – Quando la versione da discount è meglio dell’originale. –

Insomma, il film nato dalla mancanza di sonno di Dan O’Bannon ha saputo scolpirsi il suo posto nell’immaginario collettivo, sarà anche vero che i film con elicotteri sono meno in termini di numero e popolarità rispetto a quelli con gli aerei, ma finché ci sarà in giro “Tuono Blu” possiamo dormire sogni tranquilli. Tutti tranne O’Bannon.

Scritto e diretto da Cassidy, direttore e fondatore di La bara volante, un magazine che parla nella maniera giusta del cinema. Cassidy sarà spesso ospite di RS per sviscerare come un vero cineasta tutte le pellicole del vero rollingsteeler. Se ci sono film strani & particolari che volete vedere recensiti – tipo il semi-sconosciuto Apache pioggia di fuoco – fatecelo sapere!

Articolo del 4 Marzo 2021 / a cura di La redazione

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  • Michele

    Con la citazione di Guccini è scattata la standing ovation!
    Bell’articolo, molto ben scritto ✌️

    • Grazie mille, Guccini sempre nel cuore e in questo naso, in punta di naso 😉 Cheers

  • Gianluca

    Ciao, bellissimo articolo.
    Corto circuito è al momento disponibile per la visione su amazon prime… ^^

    • Esatto, il primo, il secondo manca invece, non è bello come il primo ma gli voglio un pochino di bene lo stesso, per il resto ti ringrazio molto 😉 Cheers!

  • Enzo

    Bell’articolo. Quanta nostalgia. A questo punto, dopo che lo hai citato, scriverete un articolo anche su Supercopter/Airwolf? Favoloso quando esce dal canyon dove è “nascosto”. Ci sono certe inquadrature memorabili anche ora a 30 anni di distanza.

  • Fedele

    Con tutte le imprefezioni tecniche/ferroviarie Unstoppable sarebbe da recensire (Bastonare).

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