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Stupore e meraviglia: Ridge Racer Type 4

Al mondo esistono un sacco di cose ed alcune sono più gradevoli di altre e poi ci sono quelle fenomenali meraviglie che ti stringono il cuore e ti lasciano come un ebete a guardarle, con gli occhi sbarrati e la bocca aperta tipo pesce al mercato.


Questa volta vi racconterò di un videogioco che è puro appagamento estetico.
Signore e Signori, vi presento:

Ridge Racer Type 4.

Ridge Racer Type 4

Partiamo dal fatto che ai tempi della PS1 non ho mai avuto il disco originale, sono cresciuto in un posto che le Vele di Scampia spostati proprio (le zanzare del novarese non se la vedono manco la camorra), per cui è ovvio che il 99.9% dei giochi fosse piratato.
Ora, un inconveniente relativo al non avere il gioco originale è che con esso arrivava anche il CD contenente la colonna sonora; detto in breve, la giocabilità di questo titolo non è esattamente il top e i veri punti di forza sono la bellezza pura ed incondizionata che offre, sommata alla colonna sonora. Difatti andrà a finire che me lo comprerò su Amazon e mi chiuderò in casa fino a completarlo al 100%, scordatevi articoli miei per le settimane a venire.
Fossi in voi farei lo stesso.

Ridge Racer Type 4 disco

Nei pomeriggi del Settembre 1999 il vero godimento consisteva nell’infilare il disco nella play, chiudere il coperchio e sperare che dopo il “PSHHYEOWWWWWN” d’accensione il gioco partisse senza dare rogne. Mentre i miei eran fuori a lavoro ed io avrei dovuto fare i compiti, non ho saltato una sola volta l’intro di questo capolavoro; è un’opera d’arte dinamica, un supremo connubio tra immagini e suoni e poi c’era lei, la cotta preadolescenziale di tanti: Reiko Nagase, non scosciata, non con le tette di fuori ma a misura dell’aura di questo videogame, a fare da contrappunto al rombo brutto e cattivo dei motori nel filmato.
(Piccolo trivia: Reiko ha acquisito un nome solo alla pubblicazione di Ridge Racer Type 4, prima era solo la donnina che passava in griglia)
Ridge Racer Type 4 è uno di quei titoli che quando cominci a giocarci lo guardi storto, ti chiedi perché non riesci a guidare come in Gran Turismo e la risposta è smplicissima: è un arcade.
Scordatevi settaggi, impostazioni, elaborazioni e modifiche, avete davanti il re assoluto dei videogiochi arcade.

Lo so, è molto più figo pasticciarsi una Trueno ma non fate le fighe di legno e dategliela, vedrete che riuscirete a limare sempre di più i tempi, ad affinare le traiettorie e a divertirvi alla grande, andando come dei proiettili. Pian piano comincerete ad amarlo al punto che avrete la pelle d’oca ogni volta che sentirete la musica dell’intro.

Si corre!

Ridge Racer Type 4 bisonte

Come detto non è un simulatore di guida ma grazie al fatto che nella modalità Grand Prix interagirete direttamente con i vari team manager per cui correrete, l’esperienza risulterà piuttosto immersiva.
Questi team manager saranno un vecchio italo-giapponese nervoso per via della prostata, un fallito americano con degli occhiali anni 80, una francesina in erasmus e Jackie Chan.
Ammetto che, personalmente, ho un debole per i modi di fare del vecchio prostatico, avrò un po’ di daddy complex.

Una volta scelto il team per cui correre nella stagione, potrete scegliere il produttore di auto che preferirete tra quattro marchi di pura fantasia: Assoluto, brand italiano che fa macchine veramente fighe e le più potenti di tutto il gioco; Age Solo, produttore francese che fa tutte le auto che sembrano varianti della Lotus Europa; Lizard, costruttore americano che fa una macchina che è a metà strada tra la Batmobile e uno Scania ed infine Terrazi, marchio giapponese che tra le proprie auto ne ha una che sembra una ciabatta col tacco.

I più giovani non sanno più come sia giocare ad un titolo che non abbia licenze ufficiali di reali produttori, a meno che non si tratti di Burnout – ma tanto fa schifo e non lo contiamo – mentre noi nati negli 80’s sappiamo bene che tanti anni fa la cosa era molto comune ed erano veramente poche le software house che avessero una minima cognizione di cosa volesse dire disegnare una vettura e per lo più erano dei cessi su ruote; un po’ come le auto di Burnout.

Poi è arrivato Ridge Racer Type 4

Ridge Racer Type 4 è stato forse il primo gioco a proporre mezzi che avessero una parvenza plausibilmente reale per cui +1 punto per questo capitolo della serie, visto che i precedenti non brillavano da questo punto di vista.

Dunque, dove si corre con questi miracoli di fantaingegneria?


Il campionato che offrirà il proprio asfalto alla nostra smania di correre è chiamato Real Racing Roots Grand Prix (RRR) e, figata vera, si svolge nel 1999 con l’ultima gara a capodanno con tanto di fuochi d’artificio all’attraversamento del traguardo.

E poi?

“Prof, cosa si fa poi, una volta vinto il campionato?”
“Vi rimettete davanti al vostro Mivar a tubo catodico e, appena finito Solletico, con la vostra Girella in mano ripetete il processo correndo per i diversi team e con diversi marchi, per collezionare tutte e 321 le auto”
“Eh ma che palle!”
“Oltre a collezionare le auto esistono anche le cosiddette Devil Cars che sono da battere nella modalità Extra Trial e, credetemi, hanno le palle quadre. Ora basta e giocate o andate a letto senza i sofficini”

Vero, le Devil Cars sono difficili da ottenere e non si possono manco usare in campionato ma non è quello il punto; il punto è ottenere un trofeo, sia che abbia i razzi dietro o un motore a fusione nucleare.
Il fine ultimo di questo titolo è di affinare la propria sensibilità nella guida, fino ad affrontare le curve come se si suonasse il violino.

Bello bello bello in modo assurdo

Ridge Racer Type 4 detiene il primato non quantificabile, tra i giochi d’auto, di atmosfera più esteticamente e musicalmente appagante in assoluto.
Non come Burnout.
I toni sono pacati, la palette di colori è tra mille variazioni, dal pastello ai colori accesi, mai combinati in maniera disarmonica il tutto eccelsamente amalgamato grazie alla tecnica del Gouraud shading, una tecnica di ombreggiatura 3D che uniforma le superfici tra i poligoni, rendendole lisce e arrotondate.

E la colonna sonora.
La colonna sonora è fenomenale, varia dal funk, al jazz alla techno e voi dovete ascoltarla.

Qui il link alla OST completa

E ora fatevi un favore e guardatevi l’intro qui sotto e andate in pace, la messa è finita.

In più, finita l’intro, avrete anche modo di vedere un pezzetto di demo, non perdetevelo!

https://www.youtube.com/watch?v=A437zrtrunQ&t=0s

Articolo del 8 Marzo 2019 / a cura di Filippo Roccio

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  • awesome!
    lets talk about this. i would love to see how we can collaborate 🙂
    im in bologna

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