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Rayton Fissore Magnum, il primo suv di lusso

Avete presente quelle cose di cui sembra abbiate dimenticato l’esistenza e se ne stanno lì, in qualche angolo recondito della vostra mente, pronte a riaffiorare in caso di un input? Ecco, secondo me il ferro di cui parleremo oggi fa parte di questa categoria di ricordi. Qualcosa che si fa in fretta a dimenticare ma altrettanto in fretta a ricordare…per chi c’era ai tempi.

Ma andiamo con ordine. Qualche esperto tra voi rammenterà l’esistenza della Carrozzeria Fissore, facente parte di quel grande club dei carrozzieri assieme a nomi più noti come Bertone, Pininfarina, Touring eccetera. Ecco, la nostra storia inizia con un evento infausto: la morte del fondatore Bernardo Fissore, assieme alla moglie Teresa, per una fuga di gas nella loro casa di Sanremo. La Fissore come era conosciuta prima cessa di esistere e viene chiusa, ma i figli riaprono la baracca con un nuovo nome sull’insegna: Rayton Fissore.

De Tomaso Vallelunga del 1963, disegnata dalla carrozzeria Fissore

Qui inizia la storia del ferro che leggete nel titolo. Venne presentato al Salone di Torino del 1985 e subito concentrò su di sé l’attenzione: possiamo dire con certezza vicina al 90% che quell’anno vide la luce il primo Sport Utiliy Vehicle al mondo. Certo, oltremanica esisteva la Range Rover ma era ancora un “fuoristrada” vero e proprio, un veicolo da lavoro. Mentre il Fissore Magnum aveva il lusso dalla sua parte. Pelle, radica, aria condizionata, stereo a scomparsa, volante regolabile…cosine che nell’85 sfido chiunque a trovarle tutte assieme sulla stessa macchina.

Una macchina che basta guardarla anche di sfuggita per convincersi che quella che avete appena visto è una Uno (o una Duna) sotto steroidi. D’altronde, nonostante il disegno del Fissore Magnum sia firmato da Tom Tjaarda (autore di auto come la De Tomaso Pantera o la Fiat 124 Sport), questo primo SUV #luxurylife della storia prendeva in prestito molto dalle auto appena citate, tra cui il portello posteriore che è proprio quello della Fiat Uno. Lo stesso dicasi per gli interni, ottenuti facendo un giro in un negozio di autoricambi durante il black Friday sotto effetto di LSD… insomma un collage pazzesco.

Si ok, ma cosa muoveva tutto questo popò di roba? Con la meccanica i ragazzi di Fissore sono andati sul sicuro: un bel pianale derivato dall’Iveco VM90, quello che ora vedete di fianco ai ragazzi di “strade sicure”, un comparto pianale e trasmissione che definire indistruttibile è poco. E sotto al cofano? Anche lì abbiamo dei bei nomi, iniziamo calando l’asso: se volevate i motori a benza potevate scegliere fra un Alfa Romeo V6 Busso per la Fissore Magnum VIP oppure un Fiat Volumex duemila bialbero per le versioni più scrause mentre se preferivate il Diesel, la scelta era tra un 2.4 Iveco Sofim e due motori VM, un 2.4 e un 2.5.

Ma quindi vez…come andava sto ferro? Eh…è complicato rispondere.

Dopo aver lanciato un grosso sasso in quello stagno che è la Ferramenta (se non sei ancora iscritto clicca qui che poi te ne penti) sono venute fuori delle opinioni interessanti. La cosa che viene nominata più spesso non è il nome di qualche divinità ma l’affidabilità. Se dal lato sospensioni e trasmissione il Magnum ovviamente era una botte di ferro… era tutto il resto che si rompeva. Insonorizzazione tale per cui serviva un interfono per parlare in abitacolo, handling più da furgone che da auto (tenendo conto del pianale ci sta) e soprattutto beveva come un pluviale durante un temporale. L’alto consumo era causato, oltre ovviamente all’aerodinamica da mattone e il peso, anche dai motori sottopotenziati. Probabilmente se avessero preso anche il motore del VM90 avrebbero risolto metà dei problemi. Avete capito che possedere un’auto Frankenstein non era esattamente il massimo ai tempi.

Nonostante tutto, il Magnum venne anche esportato: fiutando il mercato USA che chiedeva mezzi del genere, il Magnum viene lanciato anche sul mercato statunitense con il nome “LaForza” (che non è quella di Darth Vader). Per il mercato americano sotto al cofano vengono schiaffati ovviamente dei simpatici motori V8 sia Ford che GM, alcuni anche dotati di volumetrico. Con il comparto propulsore e cambio yankee, carrozzeria rimaneggiata da Pininfarina e aggiornamenti continui, il Magnum d’oltreoceano si fece una certa reputazione e sopravvisse al triste destino della controparte italiana: se il Magnum italiano usciva dai listini nel 1993, il LaForza terminò la produzione addirittura nel 2003.

un cattivissimo LaForza 5 litri del 1999 alla conquista dell’America

A questo punto so ancora cosa state per pensare. Probabilmente era più facile vedere un Magnum “in divisa” che uno “in civile”. Questo perché un quarto della produzione italiana venne comprato da vari Enti pubblici e messo in divisa. La maggior parte di voi avrà visto i Magnum della Polizia nei vari reparti Celere e anche in versioni blindate ma ce ne sono stati anche del Corpo Forestale, di qualche nucleo di Vigili Urbani e sembra anche la cara vecchia SIP.

in molti si ricordano il Fissore Magnum così (sigh)

Pensate che si parlava addirittura di una versione militare del Magnum chiamata in gergo VAV (Veicolo Attacco Veloce) totalmente ridisegnato e dotato del motore Sofim del VM90. Di questa versione ne esistono 2 prototipi, uno in versione “aperta” color sabbia e uno con tetto rigido nero, entrambi in mano a privati.

Fissore Magnum VAV, tutta grinta

Ora, dato che anche i sassi hanno capito che si trattava di un mezzo bidone, la domanda sorge spontanea: perché li hanno presi? Ancora non si sa. Tra l’altro la fine dell’azienda Rayton Fissore è ingloriosa: venne acquistata dal gruppo Dominion che andò in bancarotta coinvolta nel crac Parmalat.

Finisce così la storia del primo SUV come lo intendiamo adesso: un coso grosso e lussuoso ma con velleità fuoristradistiche. Nato per primo in Italia e pieno di difetti… ma gli si vuole bene lo stesso.

Articolo del 7 Giugno 2021 / a cura di Fabio Rusconi

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  • Frank

    Il Range Rover in veste ignorante!… Ce n’era uno che girava per il mio paese, poi scomparso, mah.
    Io lo comprerei solo perché aveva il motore del TurboDaily 35-10! (che tra l’altro è un mezzo eroico. Meriterebbe un articoletto. Mi offro volontario per scriverlo. )

  • Enzo

    Tanti lo paragonano ad una Fiat Uno gonfiata…La Range Rover P-38 è peggio come linea, però ha un nome blasonato e son tutti a idolatrarla. E di affidabilità non ne parliamo.
    In zona Parma c’era un Magnum color bianco madreperla dotato di V6 Busso 3.000,motore montato a richiesta già in fabbrica.Lo vidi tanti anni fa e ne rimasi piacevolmente colpito, a me sapeva di virile italianità.

  • LS

    ritengo che con le modifiche appropriate non fosse per nulla male per la polizia e la forestale, l’importante che la meccanica fosse solida e lo era, il resto poco importa alla pula e molto lo avranno levato o modificato. quindi non c’e’ molto da stupirsi sul perche’ ando’ in divisa, soprattutto pensando alla concorrenza: range poco affidabile, probabilmente piu’ caro per una commessa con modifiche, land rover anziano gia’ allora e avevamo la campagnola…

    per certi versi secondo me il primo SUV (compatto) e’ stata la lada niva (1977)! ok mancava il fattore lusso se lo si ritiene intrinseco dei suv, quindi si tornerebbe al range del ’70, ma attribuisco qualita’ stradali migliori alla niva quindi voto lei.

  • Marco Gallusi

    Bellissimo articolo… soprattutto per l’Alessia Merz in bodypaint…

  • Pio D'ambrosio

    Salve, negli anni ’80, lavoravo presso Enel. Il.mio reparto aveva in dotazione una campagnola 2500 Diesel, in una occasione di lavoro congiuntoncon una squadra del reparrtonelettrodotti, per u breve spostamento, ebbi la possibilità di essere ospitato a bordo dibun magnum 2500D per percorrere una strada di montagna sterrata e accidentata, ebbene di sorpresonnel constatare che nonostante questo mezzo avesse le sospensioni ad assale rigido su entrambi gli assi, avesse un confort migliore della campagnola che invece aveva le sospensioni indipendenti, le dotinfuoristradistiche a causa dellebmaggioribdimensionix eranonfavorevolinalla campagnola ma considerato che avesseronuna motorizzazione equivalente x in questonmezxonil motore sembrava essere più potente e dinamico insomma come vettura era molto più comoda : sia nei postinanteriori,; sia nei posti posteriori, che a differenza della Campaglola erano accessibili da due portiere laterali sebbene le dimensioni lo penalizzassero.nei passaggi più stretti, in fuoristrada avela lo stesso un ottimo
    comportamento, in salita sembrava inarrestabile!

  • Pio D'ambrosio

    Salve, negli anni ’80, lavoravo presso Enel. Il.mio reparto aveva in dotazione una campagnola 2500 Diesel, in una occasione di lavoro congiunto con una squadra del reparrto elettrodotti, per u breve spostamento, ebbi la possibilità di essere ospitato a bordo di un magnum 2500D per percorrere una strada di montagna sterrata e accidentata, ebbene devo ammettere di essere stato sorpreso nel constatare che nonostante questo mezzo avesse le sospensioni ad assale rigido su entrambi gli assi, avesse un confort migliore della campagnola che invece aveva le sospensioni a ruote ndipendenti, le dot in fuoristradi a causa dellebmaggiori dimensioni in confronto alla vampagnola, erano sfavorevoli, ma considerato che avessero una motorizzazione equivalente in questonmezzo il motore sembrava essere più potente e dinamico insomma come vettura era molto più comoda : sia nei posti anteriori,; sia nei posti posteriori, che a differenza della Campaglola erano accessibili da due portiere laterali sebbene le dimensioni lo penalizzassero.nei passaggi più stretti, in fuoristrada aveva lo stesso un ottimo
    comportamento, in salita sembrava inarrestabile!

  • E pensare che avevo sempre creduto che le guardie avessero una specie di Innocenti Elba pompata!

  • Matteo Scapozz

    Nel 1979 è stata lanciata la prima serie (W460) della classe G Mercedes… vuoi l’affidabilità…

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