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Rally Stories – Zanussi, Cerrato e i chiodi. L’epopea del CIR 1986

Andiamo ad analizzare una stagione controversa del rally nostrano, quella 1986. Tanto caos, rivalità transalpine e fantomatici chiodi per strada a decidere un campionato con due soli protagonisti: Dario Cerrato e Andrea Zanussi.

Lo sappiamo sin troppo bene che a volte a rovinare uno sport sono principalmente i tifosi. Quelle simpatiche persone che la domenica allo stadio lanciano i fumogeni interrompendo la partita, quelli che durante la tal gara di ciclismo vanno a disturbare i concorrenti mentre fanno la salita della vita oppure quei simpaticoni che lanciano terra e neve sugli asfalti delle prove speciali facendo strage di ignari piloti che, fidandosi delle note, entrano a bomba e finiscono nel fosso. Insomma, tutta gente a cui le manine andrebbero messe sotto una pressa idraulica per evitare che facciano altri danni.

L’ultimo esempio è praticamente ciò che succede regolarmente in quasi tutti i rally, la cosa può essere legata al fatto che un gruppo di cinnazzi vuole fare i soldi su Youtube con l’ultima compilation di incidenti, oppure che sta per passare quel pilota che tanto ti sta sulle palle e a cui vuoi rovinare la festa.

Che cosa è successo quindi nel 1986?

Nel mondiale rally eravamo nel massimo splendore del Gruppo B, con tutti i gran ferri pronti a sfidarsi per il titolo di “Formula 1 da strada più veloce dell’86” mentre nel Belpaese c’era ben poco sfortunatamente. A contendersi il titolo Italiano c’erano solo Lancia (con i team Jolly Club Totip e Grifone Corse) e Peugeot, con una vettura sola. Per il resto solo piloti privati o piccoli team di provincia, che portavano in gara Lancia Rally 037, Porsche 911, Opel Manta 400, Renault 5 Turbo e altri mezzi datati ma ancora capaci di dire la loro.

Foto via Lanciaworkhistory.com
Foto via Rallymania.forumfree.it

Questo ferro di Lancia 037 corse al Targa Florio insieme Cerrato e Zanussi! L’articolone lo trovate -> QUI

A contendersi il titolo troviamo Dario Cerrato e Fabrizio Tabaton sulle nuovissime Lancia Delta S4 e Andrea Zanussi su una Peugeot 205 T16, appartenuta a Juha Kankkunen, in gestione a Peugeot Italia

Foto via Barbero Editori Group
foto via Motori.it

L’inizio di stagione è completo appannaggio Lancia, che fa 3 su 3 al 1000 Miglia, in Costa Smeralda e all’Isola D’Elba, con Cerrato che vince due gare e Toivonen (che si gioca la Wild Card) che domina sugli sterrati Sardi. Dalla quarta gara però Zanussi inizia ad ingranare e vince il Rally della Lanterna nelle valli Genovesi, arriva secondo al Targa Florio dietro a Cerrato e si ripete a Limone Piemonte. E’ proprio in questa gara che Zanussi si ritrova tra le mani una fiammante 205 T16 Evo 2 targata “MI 07097Y”, con la quale infligge oltre 40 secondi di distacco a Cerrato, ormai suo acerrimo nemico.

foto via Forum Auto – Caradisiac

A questo punto della stagione Zanussi sembra veramente il favorito per la vittoria finale, tant’è che si ripete al “Lana” nel Biellese e sulle strade di casa in Friuli, al Rally Piancavallo. Con tre gare alla fine del campionato e le ultime tre vinte in sequenza Zanussi vede già il trofeo sulla mensola, ma la svolta arriva nell’incredibile Rally di Sanremo 1986.

Ahhh le minigonne… che bella invenzione

Eh già, sanno esaltare la silhouette e danno quell’idea di “vedo-non vedo” da capogiro… No regiz, non parlo di quelle che indossano le disinibite signorine che affollano i bar per l’aperitivo al Venerdì sera.

Ma delle minigonne che portarono Peugeot nell’occhio del ciclone e distrussero l’agonismo della stagione 1986 a colpi di tribunali sportivi e ricorsi. Infatti, secondo la FISA (e la Lancia che andò a reclamare) quelle minigonne montate sulle 205 T16 erano illegali, in quanto fornivano un carico aerodinamico ulteriore, vietato dal regolamento (ma di questo ne parleremo più avanti in maniera approfondita). La scure della squalifica si abbattè sulle 205 di Kankkunen, Salonen, Saby e anche del povero Zanussi, che vede Cerrato arrivare secondo dietro ad Alen e soffiargli altri punti e balzare al comando della classifica Italiana, dopo aver fatto i miracoli per arrivare al parco assistenza con una ruota staccata e “Popi” Amati a fare da contrappeso. In seguito il Sanremo viene annullato dalla FISA e i punti revocati a tutti, ma ormai il danno era fatto. Zanussi per recuperare fa l’impossibile e vince al Rally Città di Messina, portandosi quasi a pari punti con Cerrato.

Foto via digilander.libero.it

Ad Aosta, ultima gara del campionato, si decide tutto tra i due. Per supportare Zanussi, la Peugeot richiama Bruno Saby, che con la seconda 205 T16 porta la Peugeot in parità numerica con le due Lancia di Cerrato e Tabaton. Inizia la gara ed è chiaro che sarà una battaglia durissima tra i due, senza esclusione di colpi, ed infatti i distacchi tra i due non superano mai la decina di secondi. Verso fine gara Zanussi dà una piccola zampata e si ritrova davanti con 16 secondi di vantaggio su Cerrato, mancano quattro prove speciali alla fine del rally, quando dalla vettura di Saby arriva via radio una notizia che nessuno avrebbe voluto sentire: la vettura di Zanussiè uscita di strada, è finita contro un albero e ha preso fuoco. La recente tragedia di Toivonen al Tour De Corse fa pensare subito al peggio, ma per fortuna sia Zanussi che il suo copilota sono riusciti a uscirne indenni.

Foto via Tuttosport
foto via rallyssimo

Cosa è successo alla 205 T16? Cosa ha causato l’uscita di strada? Intervistato a fine gara, Zanussi riferirà di aver forato una gomma a causa dei chiodi che ha visto ma non è riuscito ad evitare. Anche Saby dovrà fermarsi a causa di una foratura, trovandosi un chiodo a tre punte conficcato nel pneumatico e altrettanti sparati nel passaruota. A stappare lo spumante sarà quindi Dario Cerrato, che porta la sua Delta S4 del Jolly Club sul gradino più alto del podio, conquistando il campionato Italiano 1986.

Che la foratura di Zanussi fosse opera di qualche losco individuo dal sacchetto di chiodi facile? Che sia stato tutto un sabotaggio ai danni della Peugeot per via delle rivalità tra le due case? Forse non lo sapremo mai, quello che sappiamo è che cose del genere nessuno è disposto ad accettarle in nessuno sport, perché la rivalità agonistica non va sporcata con chiodi, fumogeni o altre porcate (senza contare che Zanussi e copilota potevano lasciarci la pellaccia).

Quindi, cari “ultras”, tenetevi le manine in tasca e non rompete le palle a chi lo sport lo vuole seguire fino in fondo!

 

Articolo del 14 Febbraio 2019 / a cura di Mattia Limonta

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