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Paura e delirio sul Passante di Mestre

EDIT per i bacchettoni: non stiamo elogiando nessun gesto o azione, stiamo raccontando (a modo nostro) una storia successa davvero.

È la notte del 26 dicembre 2015 e mentre mezza Italia sta ruttando per il troppo cibo ingurgitato nei due giorni appena trascorsi, un cittadino russo residente in Ticino riceve una telefonata che gli rovina il Natale: “È lei il proprietario dell’Audi targata TI 123 184? La informo che è stata rubata dal parcheggio dell’Aeroporto Malpensa, dove l’ha lasciata”. Già immagino la faccia del tipo, con il telefono in una mano e la caipiroska nell’altra, la bocca aperta e lo sguardo perso nel vuoto.

Il povero (nel senso di infelice, non certo di portafoglio) russo-svizzero non sapeva, quella notte, che la sua bella RS4 gialla, terza serie B8, sarebbe stata protagonista di tutte le prime pagine dei quotidiani italiani e avrebbe sparso terrore sulle strade del Nordest fra Veneto e Friuli Venezia Giulia con rapine, sparatorie e inseguimenti all’americana contromano in autostrada.

No, no, lasciate stare IMDB, non è il nuovo film con Vin Diesel e The Rock… è pura realtà.

 – Lei è Audi Gialla, nata dalla tempesta, prima del suo nome, regina delle rotatorie e dei Primi Uomini, signora degli Otto Pistoni, protettrice del Passante di Mestre –

Dopo quel Santo Stefano il mondo girava sempre nello stesso verso. Era un furto come un altro di una macchina di lusso, una delle tante tedesche che fa gola a chi raschia telai, rivernicia e rivende. Il nostro povero (nel senso di infelice) russo, forse si era già messo l’animo in pace dopo aver aperto la pratica di risarcimento per furto con l’assicurazione.

D’un tratto, però, il 16 gennaio 2016, una RS4 B8 gialla con targa svizzera TI viene avvistata nei dintorni di Abano Terme, segnalata al comando di polizia locale da un tizio del posto. Pare che il signore si sia insospettito quando ha visto l’auto parcheggiare vicino a una villetta signorile e i suoi occupanti scendere con una certa prescia ed entrando nella suddetta villa non dalla porta d’ingresso ma scavalcando il muretto del giardino. Le opzioni erano tre: o si erano dimenticati le chiavi, o erano entrati a rubare, o gli svizzeri si tengono in forma in modo strano. Il nostro ligio cittadino ha optato per la seconda ipotesi e aveva ragione. Chi aveva ciulato la RS4 da Malpensa, stava cercando di rapinare una villetta ad Abano Terme.

– L’unica visuale della RS4 che i poliziotti di Abano Terme sono riusciti ad avere nella notte del 16 gennaio 2016 –

I gendarmi raggiungono in breve la villetta ma il colpo è stato appena messo a segno. I ladruncoli ingranano la marcia e spariscono dallo sguardo della volante, che prova inutilmente a tenere il passo per qualche curva, sparando qualche colpo intimidatorio in aria, più di stizza che altro. I 4 cilindri delle Forze dell’Ordine (qualsiasi auto fosse, non ne aveva di più) hanno potuto solo annusare il profumo dei gas di scarico del V8 4.2 aspirato che scarica marce dal suo S-Tronic come pop-corn che scoppiettano verso l’orizzonte lontano della Pianura Padana.

Possiamo dire che il mito dell’Audi Gialla è iniziato da questo evento, solo ora la stampa locale si è resa conto che c’è un nuovo cattivo in città e che questo ha un riconoscibilissimo segno distintivo: un missile giallo da 450 CV che non vuole saperne di andare a velocità codice, ottimo spunto per scrivere i peggiori titoli possibili e vendere un po’ di copie in più.

 – l’unica immagine che conferma che l’Audi Gialla non era posseduta dal demonio, ma ospitava persone al suo interno – 

Qualche giorno senza notizie e poi puff! La famigerata RS4 si ripresenta il 21 gennaio sull’A13 Bologna-Padova, l’autostrada che suda nebbia, e qualche ora dopo in Friuli vicino al Carso, dove la polizia riesce ad identificarla ad un posto di blocco e a ingaggiare un inseguimento finito dopo pochi metri con qualche pistolettata in aria e un verbale inconcludente. In serata ci sono stati avvistamenti fra Treviso e Vicenza e la notizia di due furti in villa in zona San Donà, senza alcuna certezza che sia stato il fantasma giallo.

– Come un fantasma con gli occhi accecati dal male, in contromano sull’A4 –

A buio inoltrato, la nostra protagonista si è trovata bloccata in un ingorgo sul Passante di Mestre e ha avuto la saggia idea di fare inversione e percorrere 4 km contromano in autostrada… così, giusto per non dare troppo nell’occhio. Uscita al casello di Spinea – rispettosamente sfondando la sbarra – ha ormai attirato l’attenzione di tutte le polizie del Veneto, che si sono coordinate e hanno iniziato una confusa ma molto sentita caccia all’Audi.

Probabilmente dopo quella sera anche il povero (nel senso di infelice) proprietario russo ha visto al telegiornale la sua RS4 in contromano ripresa dalle telecamere di sicurezza dell’autostrada. Mi piace immaginarlo sul divano mentre reagisce così:

Il giorno dopo, 22 gennaio, 4 elicotteri sorvolano il Veneto, pattuglie della Polizia girano a vuoto lungo le strade e in tutte le osterie e i baretti, fra un’ombra e l’altra, non si parla d’altro se non dell’Audi Gialla, scritto tutto in maiuscolo perché ormai è questo il nome dell’entità misteriosa e inafferrabile che fa paura all’uomo della strada. Viene avvistata qui e lì di continuo e i media vanno completamente fuori controllo.

Sul Corriere salta fuori un’intervista a Miki Biasion in merito alle doti di guida del misterioso pilota che tutti i giornali segnalano come asso del volante e professionista della guida estrema. Come se un campione di rally avesse capacità speciali nel giudicarlo dall’unico video disponibile: dritta a tutta birra sull’A4. Questo è il tono dei contenuti di tutti i quotidiani in quei giorni di pura confusione mediatica.

Le fake news fioccano con foto false, teorie strampalate sull’identità dei membri della banda e intricate trame sull’origine e gli scopi dei loro gesti. Si accusa l’auto di aver causato incidenti mortali in autostrada e di avere a bordo una donna rapita chissà dove. Sui gruppi Facebook aperti per discutere dell’evento avvengono lunghe discussioni fa tuttologi di alto rango che si lanciano cacca addosso come le scimmie, mentre si acclamano a gran voce le Delta S4 per organizzare un inseguimento ad alto tasso di ignoranza. Diventa virale (grazie ai siti dei quotidiani nazionali) anche la bufalona sul dispiegamento di due Lamborghini Gallardo della Polizia Stradale, ultimo baluardo possibile per acciuffare i fuggitivi a oltre 200 all’ora in autostrada. Tutti avrebbero voluto qualcosa di perversamente erotico come un’inseguimento fra supercar nella vita reale, roba che Fuori in 60 Secondi spostati, ma fu la stessa Polizia a dissociarsi e smentire quelle voci.  Gira anche qualche foto vera, come quella della pompa di benzina dove si vedono chiaramente tre persone attorno all’auto, e varie paparazzate di improvvisati supercar spotter.

– In Veneto è psicosi collettiva e l’Audi Gialla è già mito, instant classic, leggenda vivente –

Ricordo quei giorni, abitavo sui Colli Euganei ed è vero che in giro non si parlava d’altro, la TV e la Radio davano aggiornamenti live sulle operazioni di polizia, i posti di blocco e gli ultimi avvistamenti. Le persone, la sera, si barricavano in casa per paura di entrare in contatto con il velocissimo e misterioso proiettile giallo.

Più seguivo quell’insensato marasma, più mi tornava in mente la Challenger del film Vanishing Point, in cui il veterano di guerra ed ex poliziotto Kowalski scommette con uno spacciatore su quanto tempo avrebbe impiegato a portare la Dodge da Denver a San Francisco, mettendo in scena una folle corsa nonstop a ritmo di musica rock per le strade degli Stati Uniti, incalzato dalla radio locale del DJ Super Soul che ne decanta le gesta con vena poetica, trasformando il fuggitivo da delinquente a eroe anti-sistema.

Kowalski corre come il vento da Denver a San Francisco alla guida della Challenger bianca del film Vanishing Point –

Certo, c’è una bella differenza fra la cultura country americana e l’antica Fiera del Soco di Grisignano di Zocco, ma il vibe era lo stesso. Un’auto imprendibile sfuggiva alla polizia in maniera eccellente, come se fosse un’entità sovrannaturale cosciente e non pilotata da un essere umano. Sembrava una macchina capace di tutto e faceva cagare in mano la gente comune, quella che vive costantemente in bilico fra insicurezza e ansia… dopotutto, se una sola auto gialla riesce a mettere in scacco la polizia di tutto il Nordest, allora nessuno più è al sicuro.

I giorni seguenti continuano a fioccare segnalazioni. I cittadini di Veneto e Friuli, appena vedono una station wagon gialla (già di per sé un evento) alzano la cornetta e chiamano la polizia, ragion per cui ogni tentativo di intercettare l’auto va a vuoto. Provincia di Treviso, poi Pordenone, 23 e 24 gennaio, una serie di avvistamenti che portano all’ennesima perdita delle tracce della RS4. Sui giornali e online i toni cambiano e si comincia a mettere in mezzo la politica e le istituzioni, ree di non essere in grado di proteggere i cittadini dalla minaccia a 8 cilindri. In tutto questo, fra rapine e autostrade percorse a velocità folle, alla fine pare anche che ci scappò anche il morto: sembra infatti che una signora russa si schiantò contro un furgone (che trasportava cuccioli di contrabbando) nel tentativo di evitare l’Audi gialla anche se il collegamento fra le due cose – l’Audi gialla e l’incidente – non è mai stato confermato ufficialmente.

Il 25 gennaio la RS4 viene avvistata nei dintorni di Asolo. Questa volta il fumo non esce dalle ruote in burnout ma dalle fiamme che la avvolgono. In pochi minuti la carcassa gialla viene circondata dai curiosi che hanno riconosciuto la forma e il colore e si sono fermati per assistere alla fine di una storia unica nel suo genere, che termina così come è cominciata… nel mistero. L’auto è stata data alle fiamme dagli stessi uomini della banda, che hanno così fatto perdere le loro tracce tornando nell’oblio dal quale sono arrivati. Le FF.OO. sono nell’imbarazzo più totale e hanno le dita di tutta Italia puntate addosso, si hanno sospetti ma nessuna certezza. E vedere l’oggetto che ha terrorizzato il Nordest consumato dall’incendio mette una colpevole tristezza a quelli che avrebbero ancora voluto vedere un po’ di azione all’americana fra le campagne venete.

– Io ne ho viste cose che voi umani non potreste immaginarvi:
Panda della Carabinieri sbiellare al largo del casello di Terme Euganee,
e ho visto i lampeggianti della Municipale balenare nel buio vicino alle porte di Pordenone.
E tutti quei momenti andranno perduti nel tempo,
come fiamme nella notte veneta –

Pochi giorni dopo il ritrovamento della RS4 B8 in fiamme, l’Imola Yellow della sua carrozzeria si è trasformato in un freddo grigio lamiera e l’acceso interesse degli Italiani ha assunto lo stesso colore neutro, triste e desolato. Ci si è dimenticati facilmente della paura e si è tornati in tutta fretta alle bollette, agli straordinari e ai libri di scuola.

La storia dell’Audi Gialla rimane, per me, una delle più grandi psicosi collettive dell’ultimo decennio. Se guardiamo quello che veramente è successo, ci troviamo per le mani solo alcuni furti e molte infrazioni al codice della strada, niente di più, ma i social media e il sensazionalismo hanno costruito sopra questi avvenimenti una narrazione malata e distorta, che non ha fatto altro che ingolosire i petrolhead cresciuti a pane e Blues Brothers, mentre la gente comune provava sincera paura all’idea di imbattersi nella sagoma della RS4.

Se ci avete fatto caso, in questa storia non ho fatto troppi riferimenti a chi stava dentro quell’auto, benché a distanza di mesi dai fatti la trama sia stata dipanata con l’arresto di Vasil Rama, 38enne albanese che ha guidato l’auto in quelle due settimane di paura e delirio nel Nordest, assolto poi nel 2019 perché, a quanto pare, non sono state trovate prove schiaccianti circa il suo collegamento con l’Audi gialla.

Alla luce dei fatti chi guidava è diventato totalmente irrilevante. Nel gennaio del 2016 non esistevano facce o personaggi, ma solo una misteriosa Audi Gialla che correva così forte da risultare imprendibile per chiunque. Ho già citato Vanishing Point, ma potrei chiamare in causa anche Christine la macchina infernale di Stephen King (film di John Carpenter), o ancora il debutto cinematografico di Steven Spielberg, Duel, con il camion indemoniato che cerca di uccidere un automobilista lungo le strade del deserto del Mojave.

– Christine, la Plymouth Fury che ammazza la gente nel film di John Carpenter –

– Il rugginoso e indemoniato Peterbilt 281 fa “potipoti” nel posteriore della Plymouth Valiant rossa del povero disgraziato che cerca di scappare. È una delle scene clou del film Duel del 1970 – 

In questa storia i delinquenti, le rapine e la malavita sono passati del tutto in secondo piano, tant’è che la notizia dell’arresto di Rama non ha destato alcun interesse.

La gente aveva paura dell’Audi, non di chi ci stava dentro.

È lo stesso terrore che si ha per il paranormale, per le storie di fantasmi e di anime tormentate che infestano le abitazioni. È stato questo a suscitare la psicosi incontrollabile e il successo della comunicazione trash che ha messo l’accento sul mistero e sull’inspiegabile.

P.S. chissà se il povero (nel senso di infelice) proprietario dell’Audi ha poi ricevuto il risarcimento dall’assicurazione

Articolo del 6 Dicembre 2022 / a cura di Michele Lallai

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  • MANUEL

    Bella disamina della storia, che ricordo perfettamente essendo residente all’estremo nordest dello stivale. E qui devo elevare una mia piccola, umile ma necessaria critica: il Carso non è in Friuli. 😉 Ovverossia: il Carso è in Friuli Venezia Giulia, ma non in Friuli. So che sembra strano, ma Friuli e Venezia Giulia sono due storie/regioni/lingue/culture distinte unite dalla Storia e dalle conseguenze della stupidità umana. So che “eccheppalle scrivere friuliveneziagiulia ogni volta, abbreviamo in Friuli e via!” è un’abitudine diffusa e popolare. Ma ingiusta, scorretta e, al pari del “piuttosto che” disgiuntivo, terribilmente insopportabile per chi ne conosce la vera natura.
    Oh, sia ben chiaro! Lungi da me ogni assurdo e ridicolo campanilismo. Il Friuli è una signora terra piena di pazzi del volante e feticisti delle curve prese come Diocomanda, io stesso, triestino purosangue (ovvero un bastardo di millemila sangui come ogni buon vero triestino) mi sono trasferito in Friuli ad ammirare le evoluzioni dei jet di Rivolto e Aviano e godermi i tornanti semiabbandonati della pedemontana, che sono pure percorsi da rally.
    Ma ciò non toglie che Trieste e, conseguentemente, il Carso sono tutto tranne che Friuli, e pure i nostri amici friulani saranno d’accordo con me.
    Riguardo a tutto il resto, vi voglio sempre bene e continuerò a seguirvi con interesse e attenzione.

    • Giorgio

      Sante parole Manuel! Te lo dico io, friulano con moglie triestina ( benedetta mula ) suocera triestina anch’essa ( maledetta carampana ) e figli mezzosangue. A te levo un calice di terran, per brindare al termine di una cena jota e frico!

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