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Nuova Mini Cooper JCW GP, un dannato proiettile

Nel 2012, mentre attendevo trepidante l’imminente fine del mondo programmata per il 21 dicembre di quell’anno, stavo con una ragazza che, nonostante sicuramente credo mi volesse bene, faceva veramente fatica a capire la mia passione per le auto, i motori e gli aerei. Anzi, non solo non la capiva, a volte la osteggiava.

“Sono solo oggetti!”, mi rimproverava. “Sei un materialista!”, aggiungeva.

Il giorno del mio primo volo in aereo (un piccolo Savannah rosso) – e chiunque mi conosca un minimo sa cosa possa aver significato per me quel momento -, di ritorno a casa le raccontai il tripudio di emozioni e sensazioni che avevo provato staccandomi da terra per la prima volta ai comandi di un aeroplano e lei, con una freddezza che ancora mi fa venire i brividi, mi mollò lì un glaciale “ah, se piace a te.”.

E poi si rimise a mangiare.

D’altronde, a voler essere ragionevole, non gliene faccio una colpa. Credo che chiunque non abbia mai provato sulla propria pelle la spinta di 200 cavalli veri, chi non abbia mai guidato per davvero, chi non si sia mai legato in maniera intima e viscerale con una automobile, chi non abbia mai sentito il fischio di una turbina reagire ai movimenti del proprio piede destro beh, chiunque non abbia mai provato queste emozioni farà veramente fatica a comprenderle. E la mia Ibiza 1.4 TDI, nonostante ce la mettesse tutta, non mi aiutava nella mia causa.

Poi un giorno arrivò lei.

– foto di repertorio gentilmente offerta dalla Google Mobile che passava in Piazza Trento & Trieste –

Per un giro di impegni un mio caro amico mi chiese di tenere la sua Mini (una Cooper S R53 con kit JCW, compressore volumetrico e 210 cv) per un paio di giorni perché non aveva dove tenerla. Ricordo ancora bene l’emozione di quella “prima volta”: mai prima di allora avevo avuto l’occasione di tenere per un po’ di tempo una macchina così potente tutta per me. Per quei due giorni, quella Mini e i suoi oltre 200 cv erano miei.

La sera vado a prendere la ragazza di cui sopra in centro a Bologna per andare fuori a cena: sale, sì carina, wow bella la Mini. Io, appositamente, evito di tirarci, magari appoggio un paio di marce, ma senza fare niente di che. Ad un certo punto il fenomeno se ne esce con “beh, tutto qui? Sono mesi che me la meni con questa Mini e alla fine, sì, è diversa dalla tua Ibiza, ma non mi pare tutta questa emozione”. Non avevo mai superato i 2.500 giri.

Entro a velocità Nonna Papera nella rotonda di Casteldebole, quella che lancia verso la Ducati: a metà rotonda via due marce, dentro la seconda, tutto gas, il motore prende la coppia, il volumetrico inizia a miagolare, la macchina si siede e accelera come un demonio incollata in terra. Mai scorderò la coppia e la schiena di quel fottuto bellissimo motore. Seconda piena, clack, clack, terza, gas, il volumetrico risale smergolando come una gatta in calore, e quella Mini accelera come se qualcuno la inseguisse. Incollata in terra e velocissima, in una parola sola, ESAGERATA.

Accanto a me, un miracolo: il silenzio. Quella sera riuscii a zittire quella tipa con due marce e un 1.6 sovralimentato, mai in tutta la mia vita mi è più successa una cosa del genere. Ricominciò a parlare un buon quarto d’ora dopo forse, ora, cosciente di cosa voglia dire questa passione che mi fa bollire il sangue.

Nove anni dopo

Il mondo non è mai finito, quella ragazza non so dove sia e siamo qui, con un fiammante rollingsteel.it e tre generazioni di Mini dopo.

Come successo con tutte le altre auto del mondo MX-5 a parte, con il tempo anche la Mini è ingrassata al punto che chiamarla Mini è quasi una presa per il culo in giro. La domanda è: dieci anni dopo, la Mini – questa Mini più grande, pesante e borghesotta – riuscirà ancora a tirarmi fuori le emozioni di quella sera? Riuscirà ancora a coinvolgermi, spaventarmi, shoccarmi in quel modo? Il suo carattere c’è ancora o abbiamo di fronte solo la solita macchina moderna sì velocissima ma con poco carattere?

Tutte queste – e molte altre – sono le domande a cui cercheremo di rispondere questa sera, principalmente grazie a Mini Italia, che ci ha gentilmente concesso in prova una moderna e fiammante Mini Cooper GP, la più estrema, potente e cattiva delle Mini.

Partiamo da un breve preambolo: recentemente ho avuto modo di provare a lungo la nuova BMW M235i Gran Coupé. Cosa c’entra? Facile, quella BMW ha lo stesso motore di questa Mini, lo stesso B48 quattro in linea turbo da 306 cv con lo stesso cambio automatico AISIN a otto rapporti (di cui parleremo a lungo dopo). In poche parole, complice il giochino fatto da molte case negli ultimi anni – cofcofVolkswagencofcof – di ricarrozzare diverse auto con diversi marchi che poi alla fine cambia tutto ma non cambia realmente niente, sono salito su questa Mini GP credendo di conoscerla già, in maniera sciocca e superficiale credevo che avrei trovato una BMW Serie 1 ricarrozzata. O, peggio, una Serie 2 active tourer ricarrozzata, d’altronde il pianale è lo stesso.

Grave errore.

Basta sedersi al volante di questa Mini GP3 (la chiamerò così per comodità, abbiate pazienza cari talebani delle Mini) per rendersi conto di quanto sia più rigida, determinata, tesa e nervosa rispetto alla BMW con cui condivide il motore e il cambio. Riprendendo quanto detto prima, non fate l’enorme errore di pensare di aver di fronte una “BMW ricarrozzata”: no, qui, nonostante Mini sia di proprietà della fabbrica bavarese di motori, abbiamo di fronte un’auto a sé, con un suo modo di essere, un suo carattere e un suo senso di esistere. Per certe cose BMW è ancora una garanzia, per fortuna.

– non ho ancora capito da quando in qua avere il pianale BMW sia un problema, boh –

L’abitacolo poi, come in tutte le Mini è piacevolmente particolare: mi fa impazzire il piccolo parabrezza lontano e verticale con i montanti grossi che sembra la visiera di un casco, mi piace il cruscotto piccolo e compatto e, più di tutto, credo che la posizione di guida sia semplicemente perfetta, con i sedili piccoli e bassi, la seduta con le gambe distese e il volante verticale davanti a sé: è una figata, sembra di stare su un kart, ci si rende conto all’istante che si è seduti su un’auto che, per quanto possa essere modaiola, è fatta per essere guidata. Ma il volante potrebbe essere un filino più piccolo.

– parabrezza cattivissimo e nebbione che ci puoi appoggiare la bicicletta, ci siamo –

La prima “seconda” Mini del 2001 rimane tutt’ora un punto fisso nel mondo dell’automobile per le sue eccellenti qualità dinamiche: piccola, bassa e con un retrotreno multilink, la famosa Mini R53 era veramente micidiale, sia per gusto e piacere di guida che per divertimento ed efficacia. Con il tempo però le cose sono cambiate e – specialmente con i tempi che corrono – con BMW che vuole ridistribuire le sue spese all’interno del gruppo, la Mini è diventata via via meno “speciale”. La terza generazione infatti condivide la piattaforma UKL (la piattaforma, non il telaio, attenzione) con la BMW Serie 2 Active Tourer e, nonostante le sospensioni e le geometrie siano state messe a punto in maniera diversa e più sportiva, il caratteristico handling della R53 (e della successiva R56) è stato annacquato. Questo però non significa che la nuova Mini sia un ravaldone, anzi, specialmente mettendola a confronto con le altre compatte presenti sul mercato ci troviamo di fronte ad una macchina incredibilmente determinata, con una aderenza infinita ed un comportamento su strada invidiabile. È vero, è cambiata, ma rimane un gran bel guidare e, dalla posizione di guida al comportamento su strada, qui non c’è Audi/VW che tenga.

Sedetevi, mettetevi comodi e prendete fra le dita il suo volante (dal diametro un po’ abbondante) e muovete i primi metri: la sua durezza e precisione sono semplicemente ottime, niente a che vedere con tutto il resto che si trova in giro. La pesantezza e la demoltiplicazione sono al limite del perfetto, l’ho già detto, lo ripeto, sembra di stare su un grosso kart. Non siamo ai livelli del volante della Giulia o della Alpine, ma il metro di paragone è questo. Non è il top della comunicatività – e i grossi cerchi da 18″ non aiutano – e nella prova abbiamo riscontrato un effetto di autoraddrizzamento un po’ lento – forse a causa della particolare cinematica delle sospensioni – ma si riesce a mettere le ruote esattamente dove si vuole, entrando in una rotonda un po’ allegri e puntando la corda si può provare la sensazione di tirare i braccetti con le dita, regolando il raggio di curva in maniera millimetrica con il pensiero.

Tutto è così determinato, preciso  e nervoso che anche per andare a portare il gatto dal veterinario vi troverete a mordere i paraurti delle vecchiette davanti a voi, non esiste la guida tranquilla a bordo di questa macchina, solo visiera giù e gas. Il feeling che si instaura già dopo i primi metri è che ci si trova a bordo di una vera sportiva, così rigida e reattiva che ricorda molto il carattere delle auto da corsa vere .

L’abitacolo scarno, le sospensioni di granito sponsorizzate Voltaren Emulgel ft. Kukident, la posizione di guida da kart e il motore che non vuole saperne di stare sereno (sulla Mini GP c’è solo una modalità di guida, quella più scalmanata, volendo si può solo allentare l’intervento del controllo di trazione e di stabilità) rendono la vita a bordo di questa vettura piuttosto particolare. Cerco di spiegarmi: prima della Mini avevo in prova la BMW M440i (QUI l’articolo), un bella (per alcuni, me compreso) coupé al limite del lussuoso spinta in avanti da quasi 380 cv. Bene, con quella BMW non sentivo sempre il bisogno spasmodico di scatenare tutta la cavalleria, anzi, guidavo in mezzo al traffico o sui colli o in autostrada sereno, coccolato, cullato, all’interno del suo abitacolo, silenzioso e insonorizzato. Certo, se c’era da fare gli asini lo si faceva ma, in generale, quella BMW me la sono vissuta come un buon bicchiere di rum di quelli costosi, l’ho sorseggiata. Discorso diverso con questa diavolo di una Mini: sarà che è rigida come una pietra, sarà che basta che sfiori il gas e parte a manetta, sarà quel parabrezza a mo’ di visiera del casco, sarà che mi serve uno psicologo, fatto sta che, OGNI SANTA VOLTA che mi sono seduto dietro al suo volante, full gas. Devo andare a buttare il rusco? A bomba. Devo andare a fare la spesa? A manetta (con tutta la roba poi spargugliata nel baule). Devo andare fuori a cena, però, lo giuro, stasera guido tranquillo. Colcaz, a tutto gas. Sempre.

– il motore tira cattivo fino alla bandiera a scacchi –

Reattiva, nervosa, veloce come un proiettile e con il suo aspetto da hooligan, questa Mini ha veramente messo a dura prova il mio scarso autocontrollo: questa è l’unica macchina che ho avuto in prova di cui ho avuto paura. Paura perché mi sono reso conto di non sapermi controllare con lei. Ci ho provato eh, non ci sono riuscito. La vorrei da morire, ma poi rischierei la patente ogni tre per due… se non di peggio. L’assetto così rigido, la posizione di guida che ti siedi dietro a questo volante e ti sembra di essere tornato nella pancia di mamma da quanto si sta bene, un telaio piccolo, compatto e nervoso e un comportamento su strada molto vicino a quello di una vera auto da corsa mettono in una condizione mentale da pazzi maniaci. In tutta questa situazione di tensione sessuale, la potenza del motore – che ne ha di brutto – va quasi in secondo piano. Qui a regnare incontrastate sono le sensazioni, le vibrazioni e gli scossoni. Non ci sono nemmeno le modalità di guida: se così fosse potrei metterla in modalità “eco” o “comfort”, smontare il manettino e metterlo in cassaforte, prolungando così la durata della mia patente e facendo rientrare i consumi entro limiti ragionevoli. No, nella mini GP c’è una sola modalità di guida, quella più incazzata di tutte. Questa macchina vive in modalità race e, se non bastasse, l’unica cosa che si può fare a attivare la modalità GP Mode che, manco ce ne fosse bisogno, allenta i controlli, alza il minimo e rende l’auto ancora più affilata.

Questa Mini GP ha due modalità di guida, incazzata e più incazzata. Non me ne lamento eh, ma poi ai Carabinieri che glielo spiega che mi è “solo” scappato il gas?

– “Esperienza di guida sportiva blablabla..” AH. E quella di prima cos’era?

Per farvi capire: alla mattina, fermo al semaforo sotto casa con i freni freddi, il motore acceso e la prima innestata, potete sentire la macchina spingere avanti, con i dischi che gniccano (termine tecnico) contro le pastiglie. Dalla modalità “P”, inserite la “D” e sentite l’auto tendersi, pronta a scattare in avanti. Solo un’altra macchina mi aveva dato questo feedback nel mettere la prima da fermi: la Porsche 911 GT3-RS… e questo vi dovrebbe bastare.

Ah, freni poco appariscenti ma OTTIMI e resistenti.

Il fatto poi che la Mini GP si guidi da Dio è solamente la giusta conclusione per il feeling che regala non appena mossi i primi metri con lei. Il motore da 306 cv allunga con foga e cattiveria anche se stupisce per davvero solo in terza: per evitare di tirare i semiassi ai passanti, in prima e seconda la coppia è limitata e solo in terza (e oltre) si può sentire quanta diavolo di schiena e progressione abbia questo rombante quattro-in-linea. Aiutato da un corpo vettura leggero (il ticket della pesata parla chiaro: 1300 kg) e rigido, il motore della Mini GP è letteralmente indiavolato: non ha il minimo turbo lag e allunga con forza e cattiveria in tutte le marce. Date tutto gas in quarta o quinta e la Mini GP bucherà l’orizzonte con forza e foga, in autostrada si possono tenere medie spaventose con una facilità disarmante, è veramente una droga. E come le droghe crea dipendenza.

E come le droghe, fa innervosire le forze dell’ordine.

– barra duomi inclusa nel prezzo –

Ma parlare di come va la Mini GP in autostrada è quasi uno scempio, perché questo grosso kart riesce a regalare momenti di vera estasi alla guida quando la strada si arrotola su sé stessa. Portata a sgranchirsi le gambe lungo un passo montano, la Mini Gran Prix mette in mostra una cattiveria, una velocità e una dinamica fuori dal normale, totalmente insospettabili sotto il suo aspetto modaiolo e la fama di auto da fighetti dal portafogli pieno e il piede di fata (con la caviglia scoperta).

Sapevo benissimo che le Mini andassero forte, ma qui siamo veramente a livelli altissimi. Il grip meccanico, grazie al telaio rigido e alle sospensioni di granito, è altissimo, si ha veramente la sensazione di essere sui binari: la definizione incollati in terra non è mai stata così efficace. Il rollio non esiste e curva dopo curva, mentre la quota sale e la fiducia aumenta, si riesce a forzare sempre di più fino a raggiungere velocità realmente pericolose, per sé, per gli altri e per gli scoiattoli in letargo in mezzo ai pini. Seppur rigido all’inverosimile – troppo per i miei gusti, giusto per il mio dentista – l’assetto permette i corretti trasferimenti di carico longitudinali e si riesce a buttare l’avantreno in curva con violenza e precisione, aiutati dal superbo volante e dal clamoroso differenziale autobloccante torsen che dando gas a centro curva invece che partire in sottosterzo sentite la macchina tendere a chiudere la traiettoria. All’inizio fa strano, ma quando si impara e ci si abitua diventa una droga. Solo esagerando si arriva a patire per l’unico vero difetto di questa Mini, il suo assetto che, se no lo avessi ancora scritto lo scrivo ora, è troppo rigido. Forzando veramente la mano le sospensioni non lavorano e tutta la fisica viene scaricata sulle gomme che, autobloccante o meno, ad un certo punto alzano bandiera bianca innescando un po’ di sottosterzo. Un assetto meno rigido avrebbe sicuramente eliminato l’effetto kart – che è parte del bello di questa auto – ma avrebbe permesso alle sospensioni, e di conseguenza le gomme, di lavorare di più. Ad ogni modo la macchina è messa a punto bene e il sottosterzo è recuperabile abbastanza facilmente alleggerendo – PIANO CHE TI GIRI – il gas quel minimo necessario per far scivolare leggermente il retrotreno e tornare così a chiudere la traiettoria. Anche i sedili, per quanto non abbiano un aspetto particolarmente racing, sono particolarmente contenitivi e danno tutta l’idea di essere leggeri.

Era da un po’ che non guidavo una trazione anteriore, ed essere tornato a farlo con questa esagerata trazione anteriore è stato una bella sorpresa, questa macchina la si guida di gas, di cuore, di telaio e di tecnica, tutte cose che la rendono estremamente desiderabile, nonostante sia rigida come la pietra, un po’ maraglia e… una Mini.

Molti infatti vedendola pensano “ah beh, una Mini” e non la prendono troppo sul serio. È modaiola, è da fighetti, è da ragazza, è da risvoltinati. Queste che ho appena scritto sono tutte cazzate, figlie di un’epoca vituperata, sfrangiata, scartavetrata… devastata da un surplus di informazione disinformazione, chiacchiere da bar, chiacchiere da forum e chiacchiere e basta. Questa è una sportiva vera, fatta come si deve, va forte, fortissimo, è tecnica e divertente e, nonostante possa sembrare tenera e coccolosa e pronta per  l’aperitivo, se ne beccate una in pista o in montagna guidata da uno capace che magari va di fretta, state in occhio perché c’è da prendere la paga.

Ovviamente però, e qui lo devo dire, non sono tutte rose e fiori e anche la Mini GP ha qualche difettuccio. Primo su tutto il cambio: non sono un talebano del cambio manuale; un automatico, se ben messo a punto, può risultare divertente e coinvolgente. Tuttavia il motore di questa Mini scarica a terra la sua potenza attraverso un AISIN a otto rapporti e convertitore di coppia che sicuramente fa bene alle casse BMW (sia per una questione di ottimizzazione industriale che per quanto riguarda le normative europee sulle emissioni di anidride carbonica) ma rovina un po’ la festa. Personalmente ci ho messo almeno due giorni per iniziare a entrare in sintonia con lui: otto marce sono troppe, non serve a niente avere otto rapporti più corti se poi devi avere la prima e la seconda con la coppia tagliata se no spacchi tutto; bastavano sei rapporti “giusti” e c’era da divertirsi sempre. Poi la prima praticamente non esiste e anche la seconda è sempre troppo corta – diciamo inutile – mentre in terza si inizia ad andare troppo forte, rendendo la cosa difficilmente gestibile; se dovete fare un sorpasso piantate la seconda e arriva al limitatore subito, allora mettete la terza, ma a quel punto la Mini si siede e sbrrrrrrrom, siete ai 130, va bene tutto, mica mi lamento che Mini GP sia troppo veloce, ma non è che ogni sorpasso, anche sui viali per dire, si deve trasformare in uno sparo. Poi ci sono quei due piccoli paddle dietro al volante, belli eh… ma nella guida impegnata sono utili come stare a guardare un panchina che si asciuga dopo un temporale. Sarebbero bastati due paddle similGiulia fissi al piantone e belli larghi per rendere la guida ancor più avvincente, invece ci sono ste due piccole alette che, seppure più grandi rispetto a quelle di una Mini Cooper S normale, nella guida più impegnata le si perdono lo stesso e ci si trova a fare casino con le marce in mezzo ai tornanti (ovviamente do per scontato che guidiate con il cambio in modalità manuale).

– piccolo consiglio: nella guida più sportiva conviene tenere il cambio in modalità automatica sportiva “S” in modo da avere i cambi marcia a salire sempre al regime giusto per poi invece usare la palette solo in scalata, facendo così un override del sistema che altrimenti non scalerebbe quando volete voi –

Si chiama Mini GP giusto? Sì, e GP significa per caso Gran Prosecchino o Gran Prix? Gran Prix? Bene, allora, visto che ne farete solo 3000 – di cui appena 150 destinate all’Italia – cacciateci un bel doppia frizione di quelli cattivi e nervosi con due palette grandi così che mi devo sentire un pilota sempre e comunque su questa macchina, fate le cose fino in fondo dai che lo sappiamo che siete capaci!

Purtroppo in questa bella Mini GP sembra che Mini si sia persa nei dettagli: lasciamo stare la presa d’aria anteriore tappata (d’altronde non c’è nessun intercooler da raffreddare sotto al cofano) o la barra posteriore senza alcuna funzione strutturale (che comunque sta macchina e così rigida che non se ne sente la mancanza), il vero problema è che hanno voluto fare una macchina veramente cattiva e veloce – e lo è, vacca boia se lo è – salvo poi perdersi in dettagli sciocchi – ma essenziali quando si parla di sensazioni ed emozioni di guida – come il cambio. Poi c’è la strumentazione analogica che vuole sembrare digitale, molto carina, ma il numero della marcia inserita bisogna cercarlo.

Dietro alla scelta dell’automatico a otto rapporti c’è una precisa volontà – e qualcuno in Mini/BMW lo sa perché il cambio è “programmato” per sembrare cattivo, con tagli di alimentazione nei cambi marcia belli prepotenti – ma credo che essendo la macchina in tiratura limitata qualcosa di meglio si poteva osare, anche solo un manuale, che probabilmente avrebbe reso la macchina meno veloce sul tempo secco ma comunque più coinvolgente nell’utilizzo con il coltello fra i denti. Nonostante sia una palla di cannone, la Mini purtroppo si porta appresso la stigmate immeritata di auto da aperitivo, e questo cambio automatico non aiuta le persone incapaci di ragionare con la propria testa e che parlano per sentito dire a cambiare idea. Peccato davvero.

Quindi, se in passato ero rimasto colpito dalle prestazioni della vecchia Mini Cooper S, questa Mini GP3 non ha fatto che confermare quelle sensazioni: è una specie di pallina impazzita, sembra un gatto quando gli salgono i due minuti e vi devasta la casa, è completamente pazza per quanto va forte, per quanto è determinata e per quanto vi farà guidare in modalità rapina aiuto la polizia mi insegue anche nel tragitto casa vostra – casa della nonna. Queste caratteristiche, unite ad un’aspetto da vera hooligan e ad una dinamica di guida eccezionali, rendono questa macchina una sportiva vera, un ferro eccezionale, forse una delle migliori e divertenti nella sua categoria, al pari della Civic Type-R o della Yaris GR (peso simile, potenza un po’ inferiore) che ho sotto casa in questo istante. Quando si parla di auto compatte sportive spesso ci si dimentica della Mini, grave errore… se non ci credete, provatene una. Magari anche voi rimarrete senza parole per qualche minuto.

And now, pagelletions

  • Estetica. Con questa nuova GP, Mini ha voluto un po’ esagerare e per me il risultato non è affatto male. Certo, la macchina è un po’ tamarra, ma con lei si ha sempre la sensazioni di essere a bordo di qualcosa di speciale. Ogni volta che guardate negli specchietti vedrete le bandelle in fibra di carbonio dei parafanghi e vi sentirete immediatamente più racing Poi ci sono una marea di altri dettagli che sono una figata, come il nolder sopra l’alettone o la barra al posto della panchetta posteriore. E poi i tubi di scarico sono bellissimi.

  • Piacere di guida. Totale. La Mini è sempre stata una grande auto, tutta da guidare e da strapazzare e, nonostante un generale imborghesimento, questa sua indole è rimasta inalterata e, anzi, viene amplificata in questa ultima GP che non è solo una macchina velocissima (a bomba fa più dei 260…), ma anche godibile e istruttiva. Insomma, è una gran trazione anteriore.
  • Vita quotidiana: Dipende da dove abitate: l’assetto troppo rigido rende infatti la vita quotidiana sulle disastrate strade italiane una vera sfida. A questo si aggiunge che la Mini GP non ne vuole sapere di essere condotta normalmente, lei vuole il pilota che è in voi e, se la assecondate, abituatevi a guardare spesso il contachilometri perché qui si corre per davvero. Comodo e capiente il baule, scarno e particolarmente racing l’abitacolo, un po’ plasticoso, con un impianto stereo così così e poca insonorizzazione. Ma d’altronde questa è la GP… mica la GT: prendere questa Mini e pensare di stare comodi non ha senso, e a noi piace così, dura & pura.

  • Street credibility. Beh, per molti sembrerete un matto con una macchina troppo appariscende, per altri avrete invece un gran ferro. Per quasi tutti, invece, è solo la solita Mini da fighetti. Purtroppo la Mini è così, si porta addosso una fama completamente stravolta che purtroppo trascende il suo essere un’ottima auto. Ha i suoi difetti come tutte le auto, ma poche sono piacevoli da guidare come la mini, questo anche nelle sue versioni più “normali”.
  • Fattore groupie. Uhm, pochi sguardi anche dalle sbarbine in giro per BO. Forse è l’alettone a essere troppo vistoso. Meglio così, più leggera va più forte.
  • Fattore Nerd. Ah, qua i maniaci dei gingilli elettronici rimangono a bocca asciutta. C’è solo una modalità di guida e il sistema di infotainment di questa Mini è quello solito delle altre Mini, niente di speciale ma, essendo derivato da quello BMW, perfettamente funzionante. Molto comodo il sistema Android Auto/Apple Car Play senza cavo e la piastra di ricarica wireless nel bracciolo (optional). Non ci sono telecamere e nemmeno i sensori di parcheggio, ocio in manovra.
  • Economia d’uso. Intanto lo scempio tutto italiano: la Mini GP, con i suoi 306 cv deve pagare 742 €/anno di bollo più altri 800 di superbollo. All’anno. È una follia e speriamo che qualcuno sistemi questa cosa in fretta. Oltre 1.500€ all’anno di bollo è una rapina legalizzata. A parte questo dettaglio, alla voce consumi questa Mini GP beve è giusto che beva e solo utilizzandola in maniera MOLTO conservativa si riesce a limitarne la sete. A velocità da codice consuma meno di una ibrida plug-in con le batterie scariche (ovvero, quasi sempre) ma il discorso cambia se il piede vi cade spesso: da sorprendenti 18 km/l ai 90 orari (grazie cambio a 8 rapporti), si passa ai 3 km/litro quando al massimo. Alla voce costi infine c’è da aggiungere il fatto che, come indicato sul tappo del serbatoio, la Mini GP preferisce la benzina min. 98 RON. Con la benzina normale (ca. 95 ottani) il motore giustamente ne ha di meno. Paragonando le due benzine, con la 100 ottani è un’altra auto, la differenza di potenza e, sopratutto di coppia, è gigantesca.

  • Oh, quanto fa? Piccola, leggera e determinata, la Mini GP è una scheggia. Oltre ai 0-100 in ca. 5 secondi e sblisga (con il launch control), la velocità massima di oltre 260 orari la dice lunga su questa macchinina bomba a mano.
  • Rolling Steel Approved: Decisamente sì. È costosa, appariscente, la gente non la capisce, è rigida e rumorosa, consuma come una matta e per mantenerla ci vuole un parente senatore/parlamentare ma… ha anche dei difetti.

Grazie infinite all’autodromo di Modena e Marche Movimento Terra per averci ospitato per le foto e i test.

Articolo del 16 Febbraio 2021 / a cura di Il direttore

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  • Michele

    “simpatica, propria cumpagn un gat tac ai m@ron…..” il primo pensiero riguardo alla tipa è stato istintivo . Bellissimo articolo Dir, coinvolgente e sincero ✌️

  • alessandro ridolfi

    Simpatico davvero , io ho avuto 2 s r53 e 1 jcw r53 tutte leggermente “migliorate” , giro in moto in pista e ad aprile se tutto va bene prendo una r56 LCI N18 ( DAL 2011) e la aggiusto “leggermente” …cmq volevo solo dire una cosa..il contaMarce in non ne ho mai avuto bisogno..l orecchio con quella auto basta e avanza..l ho messo una volta sul r1 2003 e uno sulla kawasaki zx10r 2005 e li lo avevo trovato utile ma su un missile simile l orecchio basta secondo me..cmq bel articolo, stupendo la prima mini che hai provato quando la tua tipa è stata zitta per un quarto d ora.. spero di avere la fortuna anch’io un gg di trovare qualcuno in pista con una gp3..ma anche la gp2 . Mipiacerebbe sentire le differenze con la mia…. ciao ale

  • Giovanni

    Parliamoci chiaro: gran macchina! Pero’ la presa d’aria finta e la barra duomi posteriore finta me lo fanno ammosciare. Lasciamo certe cose a risvoltinati “cavigliafree” e fighetti da bar e torniamo a fare cose serie… 🙂

  • Alberto Calabrese

    Non mi piace fare paragoni insulsi, quindi non li farò. Adoro la Mini, ne ho avuta una per 10 anni e ho provato pure la GP (2). Questa sarà un missile, ma dati i costi di mantenimento ho preferito andare su qualcosa di ancora più puro, quella pestifera Sport 220 proveniente da Hethel (Norfolk). Complimenti comunque per l’articolo!! Mi ha emozionato

  • Andrea

    bravo!! un piacere leggere questo articolo 🙂

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