Edoardo Alessandrelli sognava di fare il pilota di moto, ed è esattamente quello che ha fatto. Sapete perché? Perché i sogni nel cassetto fanno la muffa. Viva la pazza idea di viversi un sogno! Il mondo lo si prende o lo si perde, e c’è chi ancora trova le forze per andarsi a prendere ciò che vuole.
Con calma:
Edoardo Alessandrelli, meglio noto come EdoWedo #18, è apparso su RollingSteel quando mi ha convinto a rischiare la pelle a bordo di una Ducati Panigale V4S e per avermi convinto intimato di comprare la mia Yamaha R1.
Quanti di voi sognano di fare i piloti di auto/moto/caccia/elicotteri/boosterini? Tutti, altrimenti vorrebbe dire che siete sul sito sbagliato. Nun se pijamo per il culo… ma come si costruisce questo sogno? Come si passa dai track day della domenica al race day? Come si passa dal turno amatori a darsi le carenate in staccata? In questo articolo Edoardo ci racconta la sua tanto agognata e sudata opera d’arte: una wild card nella Dunlop Cup 600 al Mugello, alla sua prima volta assoluta sulla pista di Scarperia. Gli hater (o boomer come si dice nel 2020) diranno: “ah vabbè se c’avevo li sordi correvo pure io!”. Edoardo di mestiere guida, è un autista NCC, e facendo millemila ore di straordinario, evitando vacanze e facendo economia ha saputo realizzare il suo sogno. Quindi cari boomer, SHUT THE FUCK UP! E di mio, che l’ho vissuta da molto vicino, aggiungo: chapeau Edo!
Giù la visiera e prima dentro, motore a 8.000 giri/min e frizione al punto di stacco: partiamo per questo viaggio con EdoWedo #18!
Frequento le piste da amatore per passione, una passione così viscerale da essere quasi una necessità. È una valvola di sfogo, amo la ricerca del limite, la scarica di adrenalina. È ciò che mi spinge ad impostare la sveglia all’alba anche dopo giornate di lavoro infinite. Tutto è cominciato con una ringhier Ducati Monster 600: le curve di montagna dopo un po’ cominciavano a starmi strette e decisi così di seguire alcuni amici per una pistata a Vallelunga. Varcata l’uscita dei box mi ritrovai davanti un’autostrada che potevo e volevo percorrere a tutta velocità: ecco cosa si prova entrando in pista per la prima volta! Adrenalina a palla e la consapevolezza di aver capito cosa mi rendeva felice nella vita…
Dopo le prime pistate con il Monster era necessario un upgrade: misi così le mani su una Ducati 848 che però mi fece capire SUBITO la differenza tra l’essere un pilota e il guidare una moto: è bastato sottovalutare le gomme stradali pensando che “massì, andranno benissimo per una prima presa di contatto” ed è subito ghiaione seguito dalla pubblica gogna del trattore che ti riporta ai box. Era il 2 agosto 2015.
Lezione imparata, si cambia approccio e la moto si trasforma in una pronto pista. Carene in vetroresina, gomme in mescola e pedane arretrate e un box noleggiato direttamente all’Autodromo di Vallelunga, che diventerà il mio luogo di perdizione per gli anni successivi. In qualche maniera comincio a capire che, alla fine, se po’ fa!
Dopo varie pistate (e qualche caduta) ho iniziato a capire come funzionava, perché la pista non è solo coraggio, o meglio… non basta solo quello. Spesso si pensa che per andare forte basta staccare tardi e accelerare presto, guardare i video dei piloti su YouTube, prendere i loro riferimenti e dire: “se lo fanno loro posso farlo anch’io”. Nella pratica, poi, se ti dice bene giri ad anni luce dai loro tempi, se ti dice male finisci al centro medico… perché nella guida in pista c’è tecnica, tanta tecnica. Bisogna essere lucidi e consapevoli di cosa si sta facendo, specialmente sulle due ruote.
Assimilato questo concetto, ho iniziato a concentrarmi sulla guida, più che su quel maledetto cronometro, che spesso è più nemico che amico. Così, durante una pistata dove ho staccato il crono e mi sono concentrato esclusivamente a guidare meglio, faccio inaspettatamente segnare un buon tempo (preso dai miei amici ai box), soprattutto perché fatto senza difficoltà.
L’entusiasmo vola alle stelle, e poi, a volte ci vuole, arriva la botta di culo: il caso volle che qualche giorno dopo ci fosse un weekend di gara in cui Alessandro lavorava. Decisi di accompagnarlo, non mi faccio mancare un’occasione per respirare un po’ di aria “buona”! Girando per il paddock notiamo gli schermi con i tempi dei piloti e da subito ci rendiamo conto che i tempi erano simili ai miei. Non avrei vinto la gara, ma non avrei nemmeno sfigurato! E’ là che è scattata la scintilla, l’idea malsana. Quel “quasi quasi…” che cominci a pensare e poi maturi giorno dopo giorno e ti accorgi che il tuo sogno alla fine è più vicino di quanto pensi.
Ho iniziato a guardarmi intorno, per cercare un team che mi desse una moto con i requisiti tecnici idonei al regolamento del campionato: discutendone anche con Ale pensiamo al Trofeo Amatori 600 o alla Dunlop Cup 600, ma tra l’uno e l’altro cambiano gomme e costi. Una cosa era certa e comune ad entrambi i campionati: tutti i team utilizzano moto che non ho mai guidato e, per partecipare alla stagione 2019, avrei dovuto correre in circuiti mai visti. Era necessario un test pre-gara per prendere confidenza almeno con il mezzo. Dopo vari confronti nel paddock, trovo un accordo con un team abbastanza conosciuto ed importante nel settore, con una struttura degna di nota: test a Misano a luglio e weekend di gara al Mugello a fine agosto valido per la Dunlop Cup 600. Non potevo chiedere di meglio, team serio e piste di livello mondiale!
I giorni passano ed il test è alle porte ed Ale decide di accompagnarmi per vedere come va la giornata ed aiutarmi in tutti i dettagli che vanno oltre la pista, così che io debba pensare solo a conoscere moto e tracciato. Come se non bastasse, chiama un suo amico pilota che a Misano è di casa e nel 2019 era impegnato nel mondiale SuperSport300: Kevin Arduini. Sarà lui il mio coach per questa prima presa di contatto con il 4 cilindri in linea della Yamaha R6 e con la pista di Misano.
Arriviamo la sera prima a Misano e subito andiamo a fare una corsetta in pista per capire di cosa si tratta. Ho il cuore in gola! Pensare di girare dove corrono MotoGP e SBK è semplicemente fantastico. “Edo domani arriviamo presto in pista così ti sistemi pedane e leve, facciamo due chiacchiere con il team e ci allineiamo subito anche con loro” propone Alessandro ed io concordo. Quindi dopo una cenetta leggera, in branda presto. La mattina arriva la doccia fredda: arrivati in pista cerchiamo il team, ma scopriamo che non era ancora arrivata in circuito… purtroppo, nonostante fosse un team serio, non aveva preso seriamente me, considerandomi un ragazzo che giocava a fare il pilota.
Scaricata la moto dal furgone a test già iniziati, mi rendo conto che la moto non era la stessa vista a Vallelunga… il test va bene, con le dritte di Kevin mi diverto, tiro giù secondi preziosi e bacio anche l’asfalto di Misano… cose che capitano, una scivolata stupida! Il bilancio è assolutamente positivo, ma non sono contento del team e del loro approccio. Ne parlo con Kevin ed Ale che convengono con me, ed è proprio il mio “coach” che ha l’idea: “perché non senti il mio motoclub, il MotoClub dei Rapaci? Ti troverai bene ne sono sicuro ed hanno una R6 in più ferma in garage”. Tornati a Roma, il giorno seguente li contatto e troviamo un accordo. Avviamo tutte le pratiche e ci iscriviamo alla gara, senza esserci mai visti, a scatola chiusa. Proprio per questo decidiamo di girare al Mugello dal giovedì, in modo da sfruttare un’altra giornata di prove libere per poterci conoscere e per avere meno fretta di tirare fuori la prestazione.
Passa un mese ed arriva la settimana della gara. Anche questa volta ho la fortuna di avere Ale al mio fianco ed anche questa volta appena arrivati al Mugello il mercoledì pomeriggio andiamo a fare un giro di ricognizione della pista, cosa importantissima soprattutto dal momento che non l’ho mai vista se non in TV e YouTube!
L’indomani incontriamo il team, il MotoClub dei Rapaci: un gruppo di veneti molto alla mano e con una passione sfrenata per le moto! Salgo sulla loro Yamaha R6, sistemo la posizione di guida e poco dopo entro in pista. Da subito c’è un buon feeling con la moto, facile da guidare e molto veloce, con cui godermi le curve del Mugello già dai primi giri.
Ma la differenza abissale con il test a Misano la noto una volta rientrato ai box: inizio a parlare con i ragazzi riguardo le mie impressioni su moto e pista e mi rendo conto che ho due o tre persone intorno a me che mi parlano ed ascoltano ciò che ho da dire… ero sollevato perché intuivo che quando mettevano la moto in pista, cercavano di farlo nel miglior modo possibile, a prescindere dal mio livello. Ascoltati i loro consigli, entro in pista per il secondo turno. Migliora il feeling ed il crono, anche se sento che c’è ancora tanto margine.
A questo punto il team mi fa scoprire ciò che si potrebbe definire il Sacro Graal delle corse: la telemetria. La telemetria registra tutto ciò che succede sulla moto e lo mette nero su bianco: se c’è un problema di set up o di guida lo mette in evidenza e ti permette di lavorarci sopra. Grazie a tutti questi elementi, giovedì e venerdì miglioro i tempi turno dopo turno, ma soprattutto mi godo l’atmosfera del paddock e della tenda del team: una sensazione che è veramente difficile spiegare a parole!
Arriva il sabato e con lui le qualifiche. Studiamo una strategia con il team che non vuole lasciare nulla al caso: in gara con me ci sono piloti esperti che conoscono bene la pista, l’obiettivo è quello di trovarli e seguirli per farmi “tirare” e sfruttare la scia. Esco dalla pit-lane, mi guardo dietro e non vedo nessuno che mi segue ma ne ho 4/5 davanti a me, iniziamo il giro di lancio e capisco che non sono i piloti di testa che cercavo. Provo a seguirli nel giro di lancio, ma il nostro passo sembra simile e rischio solo di rovinarmi il giro: decido di passarli e di andare da solo. Il meteo ottimale e la mescola della gomma più morbida mi fanno sentire tanto grip: si può entrare più forte e spalancare il gas prima e fin dal primo giro replico il mio miglior tempo ottenuto il giorno prima. Continuo a migliorare giro dopo giro, passo sul traguardo e guardo l’orologio che tiene il tempo rimanente delle qualifiche: ho solo un altro colpo in canna. Guardo il crono sulla moto e sono soddisfatto dei tempi, quindi decido di azzardare nell’ultimo tentativo perché, in caso di errore, il tempo buono ce l’avevo. Mi metto in testa di staccare più tardi ad ogni singola curva del Mugello senza pensarci due volte, arrivo sul traguardo e fermo il tempo a 2’02″0, mezzo secondo più veloce rispetto al giro precedente! Faccio una prova partenza e via dentro il parco chiuso, dove ad attendermi c’è tutto il team. Li vedo, inizio ad esultare e noto gli occhi sgranati di Ale: sapevo di aver fatto un bel giro, ma non pensavo di aver fatto il terzo tempo, quinto assoluto dopo le Q2! Dopo aver cenato insieme al team per festeggiare, decido di tornare in stanza per dormire, anche se la tensione della gara già si faceva sentire. L’atmosfera del paddock la sera è un qualcosa di unico per un appassionato, una vera e propria linfa vitale: piloti, meccanici, team manager, tutti insieme a bersi una birra (anche qualcuna di più per qualcuno…) allo stand Pirelli tra impressioni della giornata e chiacchiere da bar. Un circus di amici che si ritrova in autodromi diversi ogni domenica…bellissimo!
La domenica mattina inizia con il solito rituale che ci ha accompagnato per tutto il weekend, squadra che vince non si cambia: colazione, Daytona di Salmo sparata a cannone in stanza, fomento a palate e si può andare in pista.
Appena arrivati in pista iniziamo subito il briefing pre-gara. Il team cerca di prepararmi al meglio: ipotizzano tutti gli scenari possibili della partenza per cercare di tranquillizzarmi, perché la tensione era palese sul mio volto. Gli attimi prima della gara sembrano infiniti, gestire l’ansia in quei momenti è davvero difficile e credo serva davvero tanta esperienza. Arriva il momento di entrare in pista per il posizionamento in griglia. Ricordo ancora il cuore in gola durante il giro di formazione.
Tutti i briefing del mondo non possono spiegare ciò che si prova alla prima partenza: i semafori si accendono, il rombo dei motori diventa assordante e faccio fatica a sentire i giri della mia moto. Allo spegnimento delle luci stacco la frizione, ma un po’ l’emozione, un po’ il frastuono generale, parto da schifo e alla San Donato vedo davanti a me almeno dieci moto, un disastro.
Mi accodo ed inizio a studiare gli avversari, che sulla carta hanno un passo più lento, ne supero due durante i primi giri ed inizia la rincorsa ad altri due. Il loro passo è più lento, ma il pilota davanti a me è uno che stacca tardi ed il sorpasso è tutt’altro che semplice. Passano i giri, ma rimango imbottigliato: devo azzardare la manovra. Entro forte alle Arrabbiate, in uscita di curva gli sono talmente vicino che il pilota si gira per vedere se effettivamente gli fossi francobollato addosso e si, lo ero… di colpo chiude la traiettoria e stacca forte alla Scarperia, ha intenzione di battagliare tutta la gara. Io no. Nel cambio di direzione sono più veloce e mi butto dentro, ma nel giro di un attimo mi chiude la traiettoria ed il contatto diventa inevitabile. Andiamo larghi e ci passano altri due piloti, mi ritrovo di nuovo decimo, ma adesso ne ho tre a tiro. Giro dopo giro recupero terreno e alla fine li sorpasso, per chiudere la gara in settima posizione.
Dopo la bandiera a scacchi sono sorrisoni e pacche sulle spalle: debuttare al Mugello, partire in seconda fila e battagliare facendo due rimonte non è male. Eppure ammetto che all’inizio c’era un po’ di frustrazione per l’incapacità di gestire l’emozione dell’esordio, ma i ragazzi del MotoClub mi rincuorano e comincio a godermi l’esperienza e il calo della tensione.
No, non penso che si possa spiegare a parole tutto questo. Come diceva Enzo Ferrari “le emozioni non puoi raccontarle, vanno vissute”. Un’esperienza unica che mi ha tenuto sveglio svariate notti e che ricorderò per sempre.
Se tu che stai leggendo sogni una cosa del genere…fallo. Basta scuse!
#StayRacing
chapeau