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Questa Civic è pronta per il Kanjo loop

La macchina che vi presentiamo oggi non è una normale Civic quarta serie pistolata, no. La Civic che vediamo qui è stata accuratamente messa giù come se stasera dovesse competere sul Kanjo loop di Osaka. Kanjo che? Kanjo cosa? Ok, ora vi spiego.

i Kanjozoku, gli Osaka street racers.

Ad Osaka, seconda città del Giappone, è presente un tratto di autostrada sopraelevata che fa parte della Hanshin Expressway e che forma, con altri vari svincoli, un anello, un loop.

Il nome di questo anello di strada è Kanjo Loop e viene utilizzato, da oramai oltre 20 anni, da un gruppetto di street racers locali che si divertono a sfidare la polizia (le cui auto non possono, per legge, superare i 180km/h) a bordo di Honda Civic messe giù cattivissime, praticamente da gara. Loro si fanno chiamare Kanjo racers o, per dirla alla loro maniera, Kanjozoku.

Per capire che genere di viaggio si son fatti questi signori vi aiutiamo con un video. I casi sono due: o questi hanno giocato fin troppo a Gran Turismo (Special Stage Route 11?) o fra i programmatori di Gran Turismo c’erano dei Kanjozoku. Comunque è una figata.

– sembra quasi che abbiano fretta –

Qui sotto invece una rarissima foto di una Civic kanjo, di giorno. A Bologna.

Bene, senza stare a farla troppo lunga, la cosa figa di questi Kanjozoku è che, oltre a fare una cosa palesemente fuorilegge, la vivono in maniera particolarmente giapponese (sai com’è, sono giapponesi). Non si limitano ad essere “normali” street racers ma hanno in realtà dato vita ad una sottocultura estremamente radicata caratterizzata da uno stile particolarissimo. Lo stile Kanjo fa della spartanità la sua parola d’ordine ed è nato dall’esigenza di questi street racer di essere veloci, agili, scattanti e, sopratutto non riconoscibili dalla polizia. La stessa retina sul finestrino, che nel motorsport ha una funzione di sicurezza, qui viene utilizzata per celare alle forze dell’ordine la faccia del guidatore, spesso nascosta dietro ad una maschera.

Kanjozoku. Pochi cavalli, tanto onore.

Le auto dei Kanjozoku non sono pulite, non sono lucenti, non sono perfette. Non vincerebbero mai in un concorso d’eleganza. Sono auto messe a punto per essere usate, trasudano strada. Non sono nemmeno particolarmente elaborate. In questa sottocultura, nata e rimasta ad Osaka, sembra che il “ti piace vincere facile? ponci ponci po po po” non piaccia. Ovvio che per essere i più veloci sulla Kanjo Expressway basterebbe una Skyline o una Supra, ma sarebbe troppo facile, non ci sarebbe onore nel vincere così, certe cose le lasciamo al Mid Night Club. A queste auto viene fatto giusto qualche lavoretto per rendere il motore più performante e reattivo, magari scarico, aspirazione e centralina, nulla di più.

Quello su cui puntano questi regaz è piuttosto l’agilità; ecco quindi assetti da vera auto da corsa, alleggerimenti estremi e, spesso, gomme semislick o da corsa. L’obiettivo è seminare la polizia con auto di poco più veloci ma molto più agili. Vincere con onore, ed evitare le multe. Di fatti queste auto hanno spesso un pannello posteriore incernierato sopra (o sotto) la targa che, tirando una cordina dall’abitacolo, la copre.

E quale auto meglio si presta a questo genere di lavori? Quale auto giapponese è la più agile, leggera e che meglio si presta a questo genere di elaborazioni? Presto detto: la Honda Civic. (Lo so, con questa affermazione scatenerò l’inferno). Sappiatelo, se volete fare una auto in stile Kanjo, dovete rassegnarvi a partire da una Honda Civic. Magari non più giovane di una serie EK però. Anzi, più vecchia è, meglio è.

 Se, per quanto riguarda la meccanica, come abbiamo detto, le auto sono piuttosto “standard”, non si può dire lo stesso per gli esterni. Una delle cose che più caratterizza queste auto è il loro aspetto da macchine superturismo degli anni ’90, anni in cui la Honda Civic seminava il terrore per le piste di tutto il mondo nelle gare dedicate alle Gruppo A (specialmente a Suzuka, non distante da Osaka); sono quindi decisamente appariscenti. Il che, diciamolo, è una precisa finalità dei Kanjozoku, che non vedono l’ora di farsi notare dalla polizia e far scattare un inseguimento con la speranza di seminare la macchina con le sirene.

阪神高速道路, Civic or die!

Quella che abbiamo incontrato per questo servizio è una prepotente Honda Civic ED7 del 1988. Motore D16A9, 1,6 litri, doppio albero a camme in testa per un totale di 131CV a quasi 8000 giri. Già questo modello era un po’ la type R dell’epoca, ma è stato comunque aggiunto uno scarico completo 4-in-1 in acciaio inossidabile e l’aspirazione è di tipo diretto con filtro a cono. Come su uno ZIP SP.

Per quanto riguarda la dinamica di guida, siccome l’obiettivo è essere il più agile possibile nel tratto Uscita 5 – Via delle Lame e Uscita 13 – Via Mazzini, l’ottimo sistema a quattro ruote indipendenti è stato rivisto con  un assetto completo totalmente regolabile D2 Street Series e cerchi in lega Dezent bcw da 14″ gommati Toyo.

All’interno fa capolino…il nulla (non quello di Atreyu attenzione). Interni completamente svuotati con telaio a vista, aria condizionata smontata, autoradio lanciata là in fondo, sedili Bride Japan Zeta3 con cinture TAKATA Black a 4 punti, volante Sparco con sgancio rapido, strumentazione aggiuntiva GReddy e rimozione, già che c’eravamo, delle cartelle degli sportelli e sostituite con dei pannelli in PVC ultraleggero. Infine, per sfuggire ai paparazzi, retina Nascar style al finestrino che “ti ho detto cambiamo le gomme“.

E infine gli esterni. Esteticamente l’auto è quanto di più sexy, ignorante e racing ci sia. Sembra uscita direttamente da un gameplay di Automodellista. La carrozzeria è completamente wrappata e modificata aggiungendo fender anteriori tagliati e parafanghi aggiuntivi di derivazione Nissan Silvia. Spoiler posteriore in vetroresina Jackson Racing giunto direttamente da Osaka, un po’ come una katana di Hattori Hanzo. Infine, per migliorare l’effetto suolo, diffusore posteriore di derivazione Mazda RX-7 modificato ad hoc. Poi una marea di dettagli che ogni volta che la guardate ne sgamate un che prima vi era sfuggito.

Quindi, Kanjo si o Kanjo no?

Quella che abbiamo presentato in questo servizio non è una normale Honda Civic a cui è stato fatto un tuning violento. Quella che vedete in queste foto cerca di rappresentare al meglio una cultura di strada vecchia di quasi 20 anni e lontana da noi migliaia di Km. E’ talmente giapponese, JDM come va di moda dire, che gli stessi Kanjozoku affermano essere l’ultimo vero baluardo dello stile Giapponese applicato alle auto perché, al momento, non ha ancora subito influenze europee. Insomma, questo è il JDM del JDM.

DISCLAIMER: Rollingsteel.it ed il suo staff non incentivano o giustificano i comportamenti e le attività a cui si fa riferimento in questo articolo. Lo street racing è, per quanto a volte ci si senta immortali, estremamente pericoloso e vietato. Non imitate queste attività.

MA ADESSO, PRIMA DI ANDARE A FARTI DUE SPARI IN TANGE, PASSA DALLO SHOP A VEDERE I NOSTRI SUPER POSTER!

Articolo del 20 Giugno 2016 / a cura di Il direttore

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