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Antonov An-225 Mriya, il gigante buono è stato distrutto

Mentre il mondo sembra sull’orlo dell’andare a pezzi, per voi ritardatari c’è ancora una flebile speranza: Lunedì 16 maggio 2022 alle ore 13 riapriremo gli ordini per DI BRUTTO Volume Uno, solo 100 copie (son rimaste solo queste), vi toccherà far veloci.

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Istituito nel 1908, il Salone aeronautico di Parigi-Le Bourget è sempre stato una vetrina importantissima per tutta l’industria aerospaziale mondiale, potremmo paragonarlo a quello che sono stati per il mondo dell’auto il Salone di Ginevra o Francoforte (ma anche il Motor Show di Bologna non scherzava eh).

Risalente quindi agli albori dell’aeroplano, il salone di Parigi-Le Bourget ha avuto il suo periodo d’oro durante la Guerra Fredda, quando quella che per molti semplici appassionati era solo una grande manifestazione aerea, per i governi USA e URSS era una buona scusa per impressionare analisti e esperti del settore mostrando al mondo, anno dopo anno, i mezzi più tosti e simbolici delle rispettive industrie.

– Salone di Parigi – Le Bourget 1969, presentazione ufficiale di Concorde e 747, ah niente? –

Verso la fine degli anni ’80 però le cose iniziarono a cambiare perché, mentre gli USA continuavano (e continuano) a fare gli sboroni, l’Unione Sovietica iniziava ad avere il fiato corto e nel 1989, mentre in tutto il mondo risuonavano sempre più insistenti parole come Perestrojka e Glasnost’ e mentre a Berlino preparavano i picconi, il mondo rimase impressionato, un’ultima volta almeno, dalle capacità costruttive della Grande Madre Russia.

Se infatti durante il 38esimo Salone internazionale dell’aeronautica e dello spazio di Parigi-Le Bourget (andato in scena dal 9 al 18 giugno del 1989) gli appassionati ebbero modo di sbavare davanti ad alcuni dei ferri più interessanti della Nato (fra cui un SR-71 Blackbird e un primo prototipo di quello che diventerà il Rafale)

– il solito SR-71 che deve segnare il territorio –

a dare spettacolo in quei giorni furono proprio i russi, quasi a voler dare un po’ di show in previsione di quello che sarebbe arrivato di lì a breve. In quei giorni furono quindi mostrati al mondo occidentale ben tredici nuovi velivoli (di cui ben sette da combattimento) tra cui il micidiale Sukhoi Su-27 Flanker, per la prima volta esposto in via ufficiale e che fece capire fin da subito di cosa era capace grazie al manico di Viktor Pugachev e del suo famigerato “Cobra”.

– Sukhoi Su-27 UB a terra, Parigi-Le Bourget 1989 –

Tuttavia le sorprese russe non erano finite e se il salone del 1989 è famoso anche per l’incidente che vide protagonista un Mig-29 (per fortuna senza vittime)

a rendere quella manifestazione indimenticabile (oggi ancora di più, purtroppo) fu l’estasiante esibizione del nuovo gioiello della Antonov, l’esagerato An-225 Mriya, che arrivò su suolo francese con tutta la sboronaggine immaginabile, compiendo una strepitosa virata a 45° gradi di inclinazione con sulle spalle una navetta Buran (per un peso di 62 t), a tutta dimostrazione che crisi o non crisi, in Russia (Ucraina) gli aerei (e i tamarri) li sapevano ancora fare.

Era il 1989 e il mondo conosceva l’aereo più grande del mondo.

Unico esemplare della sue specie, il Mriya venne concepito all’inizio degli anni ’80 per andare a sostituire l’altrettanto affascinante Myasishchev VM-T Atlant, un particolare aeroplano basato sul bombardiere Myasishchev M-4 e sviluppato per trasportare in giro per il territorio sovietico i pezzi necessari al programma spaziale Buran, l’interessante tentativo sovietico di costruire una alternativa (per certi versi migliore) dello Space Shuttle statunitense.

Ora, mi perdonerete, ma sul Myasishchev VM-T Atlant due parole le voglio spendere perché anche questo era un ferro pazzesco: la richiesta per la creazione di un aeroplano capace di trasportare per via aerea i pezzi del Buran (sia la navetta che i componenti del vettore Energia) venne emessa nel 1978 e la scelta ricadde subito sul grosso Myasishchev M-4, un grosso (ma longilineo) bombardiere che con opportune modifiche sembrava la scelta migliore.

Ora, siccome all’epoca ancora in Unione Sovietica non erano presenti grossi aerei cargo capaci di ospitare grossi carichi al loro interno (come ad esempio il C-5 Galaxy americano), l’idea fu quella di preparare un aereo capace di trasportare tutto il carico sul dorso dentro un opportuno contenitore cilindrico dentro cui infilare la roba. Per portare a termine questo lavoro da nulla due esemplari di Myasishchev M-4 vennero pesantemente rivisti per sopportare sia il peso che la resistenza aerodinamica dei carichi che avrebbero dovuto portarsi sulla schiena con anche l’adozione di nuovi motori Dobrynin VD-7M dotati di postbruciatore e ugelli a geometria variabile, soluzione fondamentale per avere potenza da vendere. Per finire, la fusoliera dl M-4 venne rivista in modo da irrigidirla, venne allungata di 7 metri e, infine, fu installata una nuova coda a doppia deriva per avere maggiore spazio sulla fusoliera e per evitare che il carico, con il suo ingombro aerodinamico, andasse a disturbare i flussi sulla deriva.

Capace di trasportare carichi fino a 40 t e di raggiungere i 970 km/h grazie all’esuberanza dei nuovi motori che non avrebbero sfigurato nemmeno su un caccia, il Myasishchev VM-T svolse con onore il suo lavoro, portando a termine oltre 150 voli seppur, questo lo dobbiamo dire, mettendo spesso a dura prova i suoi piloti, che si trovavano ad affrontare un aeroplano difficile e con cui non abbassare mai la guardia. Nonostante quindi l’Atlant fosse un aereo riuscito, i suoi limiti erano evidenti e fin dai primi anni ’80 divenne evidente la necessità di un vero aero da trasporto, sviluppato e costruito solo per questo motivo.

La risposta venne da quella che nel 1991 diventerà Ucraina e dalla Antonov, che il 26 dicembre del 1982 faceva volare per la prima volta il famoso An-124 Ruslan, un gigantesco aero da trasporto che, all’epoca del suo primo volo, era semplicemente il più grande aereo da carico prodotto in serie.

NOTA interessante (per me): Ruslan è il nome di un personaggio di un famoso racconto di Puškin, Ruslan e Ljudmila, una specie di Romeo e Giulietta in mezzo alle steppe e dal finale migliore.

– Febbraio 2018, Antonov An-124 Ruslan a Bologna –

Lungo 69 metri, con una apertura alare di 73 e alto 21 metri (come un palazzo di 5 piani) e capace di trasportare al suo interno un carico che va dalle 120 alle 150 tonnellate, questo mastodontico pezzo di metallo sovietico era il candidato giusto per finire all’interno del programma Buran.

La fusoliera del Ruslan venne quindi allungata con due tronconi aggiuntivi, uno davanti e uno dietro l’attacco delle ali che, a loro volta, sono state estese con nuove sezioni alla radice. Tutte le superfici di controllo sono comandate tramite comandi di tipo fly-by-wire con triplice ridondanza e vennero installati altri due possenti turbofan Progress D-18T (dei mostri capaci da soli di generare oltre 20 tonnellate di spinta) per un totale di sei motori.

Tutta nuova anche la coda con doppia deriva, soluzione necessaria per poter ospitare i carichi più ingombranti (come il Buran) sul dorso e per mantenere l’altezza dell’aereo ad un livello accettabile (e rimessabile). Anche l’interno dell’aeroplano è stato rivisto per avere il maggior spazio a disposizione e la stiva del An-225 (larga 6,4 metri, lunga 4,4) è così lunga (43,5 metri) che i fratelli Wright potrebbero compierci il primo volo dentro. Per movimentare i carichi, la stiva è servita da diversi carroponti, tra cui almeno uno da 5 tonnellate, come dentro una fabbrica.

Il risultato di queste modifiche è un aereo semplicemente incredibile, che a parte le dimensioni da capogiro (l’aereo è lungo 84 metri e largo quasi 89), stupisce per l’estrema eleganza data – parere personale – dalla doppia deriva, che mantiene il profilo dell’aeroplano basso e lo slancia aumentandone la sensazione di lunghezza e maestosità.

Basta guardarlo per venire avviluppati da sensazioni di meraviglia e sconforto, per rendersi conto che quello che si ha di fronte altro non è che la massima espressione dell’ingegno umano che in meno di 80 anni è passato dal compiere un primo volo di poco più di 30 metri a costruire un oggetto di metallo del peso superiore alle 600 tonnellate capace… di volare.

Dopo aver volato per la prima volta nel dicembre del 1988, il Mriya ha servito poco per lo scopo per cui era stato progettato: il programma Buran fallì miseramente già nel 1992 con il definitivo sfaldamento dell’Unione Sovietica. Questo aereo venne quindi riadattato come trasporto cargo e, operando per conto della Antonov Airlines e con la bandiera ucraina fieramente dipinta sulla fusoliera, in questi anni è stato noleggiato da diverse compagnie per portare a termine i compiti più gravosi fra i quali il trasporto di oggetti di ogni tipo, da treni ad aerei fino a generatori del peso di svariate centinaia di tonnellate.

Il successo del Mriya come cargo fu tale che già nel 2004 divenne evidente il fatto che c’era bisogno di un secondo aereo perché la domanda superava l’offerta. La cosa però si scontrò con le tensioni fra Russia ed Ucraina già esistenti all’epoca e, alla fine, non se ne fece nulla. Stando ai programmi ufficiali l’aereo sarebbe dovuto essere completato entro il 2008 ma, ad oggi, la carcassa incompleta dell’aereo è ancora ferma dentro un hangar.

– il secondo 225 incompleto –

Costruito in un unico esemplare, il Mriya non è solo un aeroplano ma, come dice il suo stesso nome, è un sogno, è la realizzazione, estrema se vogliamo, della razza umana che però, mai come nel periodo in cui scrivo, si sta azzardando un po’ troppo verso l’orlo dell’estinzione o comunque di una guerra estremamente pericolosa.

Proprio mentre Putin inizia a parlare di minaccia atomica e mette in allerta i suoi sistemi di difesa nucleare, proprio mentre l’Europa non si capisce bene da che parte stia, se capace di una propria identità o con le braghe calate nei confronti degli USA/NATO e, per non farci mancare nulla, mentre Cina e Corea del Nord iniziano a far sentire la propria voce, l’unico esemplare esistente di An-225 Mriya è andato distrutto – o quantomeno pesantemente danneggiato – da un bombardamento sulla città di Kiev, dove l’aereo era rimessato per alcune operazioni di routine di manutenzione ai motori, lontano da quei cieli che ha dominato per anni con eleganza e compostezza.

Finisce così, all’ombra dell’hangar in cui riposava in pace, l’incredibile avventura del mitico An-225 Mriya, non solo l’aereo operativo più grande del mondo ma un gigante buono che negli ultimi anni, lavorando un po’ per tutti, ha unito il mondo sotto la sua grande ala protettiva senza però riuscire, alla fine, a metterci al riparo da una dannata generazione di politicanti che, francamente, ha un po’ rotto il cazzo sarebbe ora la smettesse di guastarci le vite.

EDIT del 1 Marzo 2022, h.12.07 CET

In un foto satellitare datata 28 febbraio 2022 si vede l’hangar dentro cui era (è) rimessato l’aereo. Da un lato si può vedere la parte posteriore del grosso Antonov intatta, mentre dall’altro si può vedere l’hangar danneggiato. Non sappiamo come sia messo l’aereo al suo interno ma, forse, ci sono buone possibilità che i danni non siano poi così gravi e che i vari annunci diramati dal governo ucraino nelle ultime ore siano stati volutamente forzati per fare propaganda anti russa.

Aspettiamo, vi terremo aggiornati sempre all’interno del post.

EDIT del 3 Marzo 2022, h.13.01 CET

Da un video che gira da pochi minuti su Telegram possiamo vedere il Mriya in fiamme dentro il suo hangar, vanificando così le nostre speranze.

EDIT del 4 marzo 2022, h.8.41 CET

Purtroppo dall’Ucraina sono arrivate le immagini che nessuno di noi avrebbe mai voluto vedere e che confermano la distruzione dell’aereo. Ci dispiace.

Attenzione: Come nel più classico dei casi, in guerra la prima vittima è la verità: ad oggi, fra retorica a livelli vergognosi e notizie faziose e fastidiosamente tendenziose, non è ancora chiaro chi sia stato a distruggere l’aereo, se i russi come vuole il racconto mainstream o se, come riportano alcune fonti minori, da alcuni colpi di artiglieria ucraini, sparati nel corso della battaglia che si è combattuta sul terreno dell’aeroporto Antonov e che per errore hanno colpito il gigantesco hangar che proteggeva l’aereo dagli eventi atmosferici. Ma non dalla follia umana.

Articolo del 28 Febbraio 2022 / a cura di Il direttore

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  • LS

    Nel periodo in cui fu progettato e costruito russi e ucraini si chiamavano “fratelli”.
    La speranza è che l’Ucraina torni ad avere la forza per ricostruirlo, e farlo volare di nuovo, e che russi e ucraini tornino a chiamarsi fratelli, anche se oggi sembra impossibile.

    • Rasputin

      Solo che in quel periodo l’hanno costruito i Russi e Antonov era una società russa, che ebbe la brutta idea di mettere stabilimenti al confine…
      L’ukraina non ha mai fatto nulla se non farla fallire la Antonov (e cercare di rivendere le licenze per i motori ai cinesi)
      Il Mrya non è stato bombardato per errore ma per accusare i russi, visto che era già stato (dis)messo a morte a gennaio 2022 quando vennero rifiutati i fondi.

  • Tubaz

    Intanto grazie e complimenti come sempre
    per i contenuti dell’articolo oltre che per lo stile divertente. A questo link si può vedere l’hangar prima e dopo l’esplosione. Non è proprio detto che sia distrutto. Che ne pensate? Nella sedonda foto si vede il mostro fuori hangar e da qui si capisce il rapporto aereo hangar. Nella prima si vede la coda intonsa. Magari è distrutto tutto l’anteriore, magari no…
    https://www.airlive.net/breaking-new-satellite-image-of-gostomel-airport-shows-the-tail-of-the-antonov-an-225-mryia-is-intact/

    • Grazie Roberto della segnalazione, ho aggiornato l’articolo.

    • Giò Lodovico

      Ottimo articolo.
      Complimenti!
      GLB

    • Riccardo

      No probabilmente è irreparabile, da varie foto si vede come tutto l’hangar sia bucherellato dallo shrapnel di artiglieria, quindi è lecito aspettarsi che anche l’intero aereo (ergo motori, ali, cablaggi e via dicendo) abbia ricevuto danni simili, compromettendolo interamente. Incomprensibile la scelta di Antonov di non spostare l’aereo altrove, visto l’ampio “preavviso” prima dell’attacco Russo, comunque ormai è andata così, vedremo cosa sarà del secondo esemplare….

  • Roberto Poma

    Peccato,lo avevo visto a Malpensa dalle vetrate mi nanchera’

  • Proprio un bel pezzo che più sul pezzo non si può.
    Grazie

  • Jacopo

    Se non mi sbaglio Zelensky stesso ha detto che lo avrebbero ricostruito

    • Matteo

      Se non sbaglio è in corso una raccolta fondi…

  • yaa

    Quindi con il massacro indiscriminato che stanno facendo i russi in Ukraina, era necessario secondo te distruggere un aereo per farli risultare antipatici ? Interessante teoria

    • È una teoria che hai partorito te. Noi ci siamo limitati a dire che, ad oggi, non è ancora chiaro chi abbia distrutto l’aereo.

  • Marco Mazzini

    https://www.repubblica.it/economia/2023/03/01/news/gli_americani_fanno_rivivere_lantonov_mriya_aereo_simbolo_dellucraina_distrutto_dai_russi-390033533/?ref=RHLF-BG-I389558739-P7-S2-T1

    Forse (anzi: probabilmente…) lo sapevate gia’, ma ho voluto lo stesso dare il mio modestro contributo a questo stupendo sito! Ciao regaz 🙂

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