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Lockheed Sea Shadow, l’F-117 dei mari

Era il 1978, e nel segretissimo reparto delle “puzzole” l’F-117 era in dirittura d’arrivo. Un fotografo della Lockheed stava cercando di fotografare un modello del nuovo caccia stealth ma con la sua Polaroid SX-70 non c’era verso di far venire una foto fatta bene. Mentre bestemmiava gli dei degli ASA e degli ISO gli si avvicinò Ben “Invisible Man” Rich (se non sapete chi sia fustigatevi con i cavi delle candele) e gli chiese quale fosse il problema. In pratica le foto venivano tutte sfocate. Si scoprì che le forme ed il rivestimento dell’F-117 mandavano a ramengo il sensore ad ultrasuoni (simile a un sonar) della messa a fuoco della Polaroid impedendone la corretta messa a fuoco. E pensare che quel nuovo tipo di sensore era il vanto di quella Polaroid…

Ora dovete sapere che oltre a notevoli ferri volanti, alla Lockheed Martin c’era anche una sezione per i ferri natanti, e questa scoperta fece accendere la classica lampadina in testa a Ben che pensò: e se traslassimo le forme e i materiali dell’F-117 su un sottomarino? Sarebbe geniale!!

La squadra si mise subito al lavoro e recuperato un piccolo modello di sottomarino, ci montò sopra delle carenature sfaccettate. I test in camera anecoica rivelarono che anche con una configurazione così rozza, il ritorno del sonar del modello era ridotto di tre ordini di grandezza. Rich disse: “Nel gioco dell’ingegneria, migliorare qualsiasi cosa di un singolo ordine di grandezza (ovvero 10 volte meglio) non è per niente facile e di solito vale una bella bottiglia di champagne”. Avendo scoperto un miglioramento mille volte migliore, si meritavano di fare un bel pò di baldoria e quindi alla Skunk Works decisero di dedicarsi alla progettazione di un sottomarino invisibile.

Il progetto iniziale consisteva in uno scafo a forma di sigaro schermato da una parete esterna di superfici piatte e angolari. Non so voi ma io mi immagino una cosa tipo A-Team con Piè Baracus che salda fogli di lamiera a cazzo di cane addosso allo scafo. D’altronde anche loro guidavano un losco furgone nero…

Queste superfici avrebbero dovuto far rimbalzare i segnali del sonar e anche attutire i suoni del motore e i rumori interni dell’equipaggio. Il team eseguì numerosi test acustici in speciali strutture di misurazione del suono, ottenendo notevoli risultati.

Armato di grandi speranze, Rich, con sottobraccio il progetto e i risultati dei test, bussò alla porta dell’ufficio del Pentagono di un capitano della Marina incaricato della ricerca e dello sviluppo dei sottomarini. Già si sentiva il contratto in tasca ma per farla breve, il capitano, che evidentemente la mattina faceva colazione con pane e volpe spalmabile, non era convinto che questa tecnologia fosse adatta a loro. Inoltre, si lamentò che rispetto allo standard questo sommergibile sarebbe costato alla Marina due o tre nodi di velocità. Rich cercò di spiegargli che se sei invisibile e puoi arrivare in culo al nemico e andartene senza che questo se ne accorga, 2 o 3 nodi di velocità non contano nulla. Ma al Pentagono non vollero sentire ragioni e Ben tornò da quel viaggio a mani vuote.

Lo stesso Kelly Johnson aveva le idee ben chiare sul fare affari con la marina. Lui stesso disse: “Starve before doing business with the damned Navy. They don’t know what the hell they want and will drive you up a wall before they break either your heart or a more exposed part of your anatomy”.

Deluso e demoralizzato, Rich aveva già messo i faldoni sulla pila destinata al trita documenti, quando un collega ingegnere della Skunk Works che era appena tornato da Pearl Harbor lo informò di aver visto lo Small Water Area Twin Hull o più semplicemente detto S.W.A.T.H. (da non confondere con gli incazzosi reparti speciali SWAT). Questo era un prototipo di nave in stile catamarano che aveva dimostrato di essere più veloce di una nave convenzionale e sorprendentemente stabile in mare grosso.

Piccola parentesi. Lo scafo Small-waterplane-area twin hull sembra un catamarano ma non lo è. L’idea venne al canadese Frederick G. Creed, che presentò l’idea nel 1938 e ottenne il brevetto nel 1946. Fondamentalmente si propone di minimizzare la sezione sulla superficie dell’acqua, in questo modo si va a ridurre tantissimo l’energia assorbita dal moto ondoso favorendo la stabilità del mezzo. Il modo per farlo è essenzialmente sdoppiare lo scafo come un catamarano, ma a differenza di questo, invece di due scafi abbiamo dei puntoni sommersi a cui è collegata la “cellula” superiore. Il vantaggio più  grande è che  i puntoni hanno un disegno più idrodinamico, e soprattutto stabilizzano meglio la nave.

 

Rich, che se ne avesse avuto la possibilità avrebbe applicato la tecnologia Stealth anche ad un cesso, decise che se non poteva creare un sottomarino invisibile, avrebbe costruito una nave a prova di radar. Recuperò in tempo dal trita documenti tutto il progetto, e partì alla volta di Washington per incontrare il sottosegretario alla Difesa Bill Perry.

Dovevano discutere inizialmente dell’F-117, ma Rich tra una chiacchiera e l’altra fece scivolare, sotto il naso di Perry in maniera molto poco stealth i progetti della Sea Shadow, che incuriosirono a tal punto il suo interlocutore da commissionargli un prototipo. Gli autorizzò quindi un contratto attraverso la Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA) per testare gli effetti della forma e dei rivestimenti Stealth sulle navi.

Ora domandiamoci un attimo il senso di una nave “invisibile”. Già la tecnologia Stealth a meno di non vivere dietro lo schermo di un radar non era per nulla infallibile (citofonare “esercito Serbo”),  quindi perché costruire, a meno che non navighiate di notte e senza luna, una nave che sarebbe risultata visibilissima a km di distanza?

La risposta a questa domanda aveva forma di un suppostoide allungato, di nome Exocet.

L’era delle corazzate e dei grandi cannoni era tramontata da un pezzo e la guerra sui mari oramai si fa lanciando da dietro uno schermo missili a guida radar a km di distanza. Uno dei più diffusi era appunto l’Exocet, un missile MM (mare-mare …ma che voglia di arrivare) di fabbricazione francese, capace di viaggiare anche per 40km e raggiungere la velocità di Mach 0.93. Questi piccoli bastardi  possono essere lanciati anche da una motovedetta, un sottomarino o un velivolo d’attacco. Si avvicinano a un bersaglio a velocità quasi supersoniche, presentando una sezione radar delle dimensioni di un uccello marino. Volano così in basso che sono a meno di un minuto dall’impatto nel momento in cui spuntano all’orizzonte o sullo schermo dei radar più potenti. In queste circostanze, le contromisure disponibili (esche antiradar e sistemi difensivi di armi e missili) riescono fare ben poco.

In più ricordiamoci che si era in piena guerra fredda e al di là degli Urali i generali russi si lurkavano alla grande la marina USA con il satelliti RORSAT.

Ecco quindi che una nave invisibile (ai radar) cominciava ad avere un senso.

Rich e gli altri buttarono giù un progetto di nave utilizzando il concetto SWATH, con i suoi piani inclinati di 45° la somiglianza con il Nighthawk era notevole, tanto che si diceva che se si toglievano i puntoni e si montavano un paio di ali, avrebbe anche potuto volare. Il team di ingegneri, guidato da Ugo Cody, per non farsi sgamare dagli “occhi di Stalin” fece dei test portando il modello della nave in un antico lago prosciugato nel profondo della Death Valley, in California. Chi mai avrebbe pensato che si stava testando una nave nel deserto?

Lì, hanno riempito una piscina di plastica di 100 piedi per 80 e hanno attrezzato un sistema radar che duplicava quello satellitare sovietico. I test ebbero successo, con conseguente finanziamento aggiuntivo da parte della Marina per creare un esemplare vero del Sea Shadow.

Data la grande segretezza del progetto c’era il problema di dove costruire il battello. I bacini di carenaggio erano troppo esposti, costruirlo su terraferma anche no perché poi comportava doverla spostare, con conseguente pericolo di essere visti. Ecco quindi che entra in scena una delle cose più fighe mai costruite dall’uomo, la Hughes Mining Barge o HMB-1.

Facciamo un salto indietro nel tempo. Avete mai sentito parlare della Glomar Explorer e del progetto Azorian? No? AHI-AHI-AHI-AHI signora Longari!

Facciamo un ripasso veloce allora. L’11 Marzo 1968 mentre navigava nel pacifico a largo delle Midway, un sottomarino russo di classe Golf II, il K-129, sparisce dai radar di controllo sovietici. So che avete già in mano il DVD di “Caccia a ottobre rosso”, ma non c’è nessun emulatore del comandante Ramius stavolta. Fu un più “banale” e tragico naufragio. La cosa particolare è che i russi non avevano la benché minima idea del dove fosse affondato, ne tantomeno potevano inviare navi a cercarlo, senza rischiare di scatenare una guerra. Ovviamente gli americani, saputa la cosa, vi si tuffarono a pesce e, nel più massimo segreto, riuscirono a trovarlo. Il K-129, giaceva sul fondale a quasi 5000mt spezzato in due, quando affondò era armato di 3 missili balistici R-21 (si scoprì che due di questi erano seriamente danneggiati mentre il terzo era in buone condizioni). Era un’occasione troppo ghiotta per impossessarsi della tecnologia nemica per non approfittarne. Inizialmente la marina cominciò a pensare a come recuperarlo, studiando un piano abbastanza discreto, ma poi si intromise la CIA, che doveva per forza fare le cose in grande.

Per il recupero fu inscenata una pantomima da 300 milioni di dollari dell’epoca, dove una nave apparentemente attrezzata per ricerche oceaniche, la Glomar Explorer, fu dotata di una “pinza” progettata e costruita appositamente per rubare recuperare il sommergibile e portarlo al sicuro. Non vi spoilero il finale, magari un giorno ci sarà un articolo RS proprio su quest’avventura.Torniamo all’HMB-1

La Hughes Mining Barge è una chiatta chiusa sommergibile lunga circa 99 m (324 piedi), larga 32 m (106 piedi) e alta più di 27 m (90 piedi), dislocante 5893 tonnellate da vuota (11050 a pieno carico), dotata di tetto interamente apribile. Esteticamente sembra un grande magazzino galleggiante. Fu sviluppata nel 1974 come parte del Progetto Azorian per poter costruire in gran segreto la famosa “pinza” e poi montarla, facendo immergere la chiatta, all’interno della Glomar Explorer

Dopo la conclusione del Progetto Azorian, l’ HMB-1 è stata messa in naftalina presso il Cantiere Todd di San Francisco. Quale miglior posto quindi per costruire la nave invisibile al riparo da occhi indiscreti?

Nel novembre 1982 la Marina degli Stati Uniti recapita in stile corriere FedEx l’enorme chiatta a Redwood City dove ha sede una struttura della Lockheed Martin. Fu un progetto da quasi 200 milioni di dollari che, come tutti i progetti Skunk, ufficialmente non esisteva. Secondo la sommaria storia rilasciata dalla Marina, la costruzione della Sea Shadow avvenne all’interno della chiatta, apparentemente tra il 1983 e il 1985.

All’interno della chiatta lavoravano in gran segreto circa 200 persone. La progettazione della nave stealth fu fatta tutta al tavolo da disegno. Venne costruita come un puzzle. Le varie parti nascevano in sedi esterne, senza rivelare per cosa sarebbero servite e poi portate con il favore delle tenebre all’interno dell’HMB-1, dove venivano assemblate. I pezzi più grandi venivano calati dal tetto apribile, ma solo quando non c’era nessun satellite spia sulla verticale. In soli due anni la nave fu pronta.

Prendete un frullatore, metteteci dentro uno scafo SWATH, condite con tecnologia Stealth a piacere, aromatizzate con un pizzico di orgoglio americano, frullate il tutto ed ecco che avrete uno dei mezzi più particolari che abbiano mai solcato i mari. La Sea Shadow (nome in codice IX-529 ). Guardandola di prua o di poppa sembrava una A, di profilo era un monolite nero e liscio, senza nessuna appendice.

Misurava 50 mt di lunghezza (49.99) per 20.73 di altezza, aveva un pescaggio di 4.42 mt e dislocava 560 tonnellate. Ma non c’erano solo la forma e i rivestimenti speciali dello scafo, tutta la nave era pensata per essere “invisibile”. Le “lame” che collegano lo scafo superiore ai puntoni sommersi lasciano una scia quasi invisibile rispetto ad uno scafo tradizionale.

La propulsione era ibrida Diesel-elettrico (una Prius dei mari). Due naftosi generatori Detroit Diesel 12v-149TI, montati ben isolati nello scafo superiore, alimentavano altrettanti motori elettrici (uno per ognuno dei due puntoni sommersi) Kato da 750 KW, 600 VAC di potenza continua.

– I diesel –

– Uno degli elettrici –

Con questa configurazione le vibrazioni e il rumore “sonar” dei motori a pistoni che lavoravano fuori dall’acqua era ridotto al minimo. Lo scarico dei motori diesel inoltre veniva deviato tramite diffusori anti IR sotto lo scafo superiore rendendo minima la scia infrarossa. Un’altra particolarità della nave era che non aveva timoni tradizionali, ma si affidava a 4 stabilizzatori orizzontali (due anteriori e due posteriori) montati all’interno dei puntoni.

– La meccanica che comandava gli stabilizzatori –

La nave era predisposta con cuccette per 12 membri di equipaggio ma quasi sempre bastavano da quattro a sei marinai per ogni missione. Per loro gli unici comfort erano un ottimo impianto di aria condizionata, un piccolo frigo e un forno a microonde (di quelli che non facevano solo toast e pizzette però eh).

– Le comode cuccette –

– Confort a 5 stelle –

– Ponte di comando –

Grazie al particolare disegno dello scafo la Sea Shadow teneva il mare in maniera eccezionale. Chi ci ha navigato ha raccontato che con onde di 12 piedi, che su una nave tradizionale avrebbero fatto venire il mal di mare a Nettuno, nella Sea Shadow un bicchiere di soda poggiato sul ponte ondeggiava a malapena.

Ok bello tutto, ma a prestazioni come a stava messa? Armi segrete? Effetti speciali? Mi dispiace deludervi ma qui stiamo messi male, la nave raggiungeva al massimo i 14 nodi e non era pensata per portare altro che una lanciarazzi di segnalazione nella cassetta delle emergenze. Ma come? Ma che cazz… direte voi.

Eh lo so, ma qui gli scopi erano ben altri. La Sea Shadow fu costruita per essere un laboratorio di esperienze da cui poi poter estrapolare concetti e tecnologie da applicare su vere navi non per vincere il nastro azzurro.

Nei primi test i tecnici Lockheed notarono che la scia delle eliche era insolitamente vistosa… riportata la nave nel “garage” si resero conto che le eliche erano state montate al contrario… d’altronde se uno sa fare bene gli aerei mica è detto che capisca di barche.

Aggiustato questo problemino i test notturni ricominciarono (anche perché di giorno col piffero che sarebbe stata invisibile) e furono condotti per tutto il 1985 e il 1986, con la chiatta che teneva la nave al coperto per le riparazioni e il rifornimento durante il giorno. I test sono stati sospesi nel 1986 e la nave fu messa in letargo.

Poi è stata riportata in fase di test alla fine degli anni ’90 per dimostrare le tecnologie associate al progetto di cacciatorpediniere di nuova generazione noto all’epoca come DD(X), e noto oggi come incrociatore stellare  classe DDG-1000 “Zumwalt”.

 -Non ricorda un Incrociatore stellare? –

Un ingegnere in pensione che ha navigato sulla Sea Shadow ha raccontato che durante un’esercitazione notturna sono stati in grado di avvicinarsi di soppiatto a una portaerei, aprire uno dei suoi portelli di coperta a filo e sparare tre razzi (di segnalazione) contro la nave pesantemente difesa. Finché il portello non si è aperto, la Sea Shadow non è stata rilevata. Disse che “Potevano a malapena vedere da dove provenivano i razzi, ma quando abbiamo chiuso il portello, siamo scomparsi di nuovo”. In un altro test, gli ingegneri hanno posizionato una comune lattina di alluminio in cima allo stretto ponte superiore della nave. Il radar “nemico” rilevava la lattina di soda, ma non la Sea Shadow.

Il lavoro svolto su questo avanzatissimo mezzo è servito per ridurre la sezione radar dei cacciatorpediniere di classe Arleigh Burke, per costruire più efficienti periscopi sottomarini e per impostare le nuove navi da guerra della Marina tra cui la già menzionata classe DDG 1000 Zumwalt.

Questo ferro è rimasto segreto fino al 1994 quando la Marina decise di farla conoscere al mondo.

La sua presentazione fece molto scalpore, mai si era vista una nave di simili fattezze, la sua forma inconfondibilmente rimandava all’F-117, e la fantasia dei media galoppò alla grande, pensando a cosa potesse contenere all’interno e cosa si potesse fare con un mezzo del genere. L’unità è stata presentata al pubblico ed è stata assegnata alla base navale di San Diego fino al settembre 2006, quando è stata trasferita alla Base della riserva navale di Suisun Bay.

Molti oggi la confondono con la cattivissima Sea Dolphin II, la nave stealth arma del villain di turno nel film “007 Tomorrow never dies”. Non hanno tutti i torti però perché quel battello si ispira proprio alla Sea Shadow

Dopo la rivelazione al pubblico, la Marina sperava di poter rifilare la Sea Shadow a qualche museo, possibilmente dietro lauto compenso. Il problema però è che la Sea Shadow sarebbe stata ceduta solo in blocco con la chiatta, anzi per essere precisi ci sarebbe dovuta rimanere esposta dentro e non ne doveva uscire. Nessuno si fece avanti ed un triste destino attendeva la Sea Shadow.

Dato che al febbraio 2009 nessuno avanzò proposte, il 18 giugno 2011 la marina arrivò alla scelta finale dello smantellamento e riciclaggio dei pezzi. Il 28 aprile 2012 il Pentagono mise all’asta la Sea Shadow su un sito internet, GSA Auctions, specializzato nella vendita di residuati bellici, ad un prezzo di partenza di 75.000 dollari americani. L’asta si è conclusa il 5 maggio 2012, con un prezzo finale di vendita di 2,5 milioni di dollari. Il Pentagono, come condizione alla vendita, stabilì che il futuro acquirente avrebbe dovuto smantellare la Sea Shadow per il recupero ed il riciclo dei materiali. In più la nave veniva offerta in blocco con la sua speciale chiatta HMB-1 , quindi offerta speciale prendi due e paghi uno, un affarone!

La nave e la sua speciale chiatta sommergibile, sono stati aggiudicati dalla Bay Ship & Yacht Co che, come da accordi, ha dovuto procede alla demolizione di questo straordinario esempio non solo di ingegneria ma anche di design mentre invece la chiatta pare verrà utilizzata per la manutenzione di imbarcazioni di piccole e medie dimensioni. Ora vi lasciamo ad un po’ di immagini forti e non per deboli di cuore, se proprio volete rivedere la Sea Shadow all’apice della sua gloriosa non carriera, potete fare un tour virtuale all’interno qui.

Articolo del 28 Dicembre 2021 / a cura di Roberto Orsini

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  • Bellissimo regalo di fine anno.Complimenti per le foto è le bave mi sono arrivate ai piedi.

  • Era da tanto che non leggevo un articolo così ben scritto! Uno stile estremamente fresco, complimenti. Aspetterò l’articolo sul recupero del sottomarino sovietico 😉

  • Aleban

    Altro che incrociatore stellare. Lo zumwalt è il più grande flop progettuale delle marine moderne. Tant’è vero che la us navy sta riesumando le vecchie unità di classe arleigh Burke prolungandone la vita operativa.

    • Andrea

      Ciao…sarebbe bello un articolo sul mostro del mar caspio…

  • Cimoski

    Vorreste farmi credere che qui ci sono persone che non conoscono la Glomar Explorer?
    Ammiraglio James Sandecker faccia qualcosa!

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