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Suzuki GSX-R 1355 “Nerone”: 400 metri di follia e terrore

Cos’é lo 0-100? Lo sappiamo tutti, sono i secondi che servono ad un mezzo per passare da 0 a 100 km/h, un semplice valore numerico ormai abusato da chiunque nel tentativo di trasmettere con immediatezza le prestazioni del proprio mezzo o per cercare di convincerci che il suo bidé elettrico è meglio di un’alta auto con un motore vero; perché si sa, oggi giorno se non hai dei numeri da schiaffare in faccia a qualcuno non sei nessuno.

Ma siamo sicuri che basti un numero per descrivere le emozioni che un mezzo é in grado di trasmettere? Siamo davvero giunti al punto in cui qualsiasi sensazione può essere riassunta semplicemente in pochi numeri?

Vi rispondo io, NO

( e questa follia su ruote ne é la prova.)

Nata da una passione viscerale per la velocità, questa “Nerone” é la trasposizione meccanica del masochismo puro e folle, quel genere di progetto che nasce e si realizza grazie a qualche matto cresciuto in mezzo a cilindri, pistoni, olio e ai suoi sogni di gioventù.

Il suo unico scopo? Andare fortissimo, e se pensate che una moto progettata a fine anni ’80 non possa andare forte come dico, vi anticipo che questo ferro é una delle moto con telaio originale più veloce d’Italia sui 200 e 400 metri (e si, ha la targa). Notare che il forcellone è quello originale e l’unica concessione che il regolamento concede (la moto è conforme alla categoria “street stock wheelbase”) è la possibilità di tirare la ruota il più indietro possibile sui registri, ottenendo così un interasse di soli 1.465 mm.

– nelle foto qui sopra la moto è in configurazione drag race (quelle vere, non quelle che si vedono su Sky), senza silenziatore e con il posteriore abbassato per una migliore trazione in accelerazione.  –

La cilindrata? “Solamente” Milletrecentocinquantacinque ciccì, ottenuti mantenendo il blocco cilindri originale ma sostituendo le canne e poi alesando a dismisura fino ad un diametro di 85.5 mm e montando pistoni JE fatti costruire su misura da Paul Gast con un rapporto di compressione di 13.8 a 1.

– da queste parti gira gente con il fresino facile –

Se aggiungete poi bielle in acciaio ad H, alberi a camme Yoshimura, valvole di aspirazione da 30 mm, carburatori da 40, innumerevoli lavorazioni alla testa, uno scarico 4 in 1 Vance & Hines ed una accensione Dyna 2000 programmabile con bobine ad alto voltaggio, avete ottenuto la Suzuki GSX-R “1100” più veloce d’Italia*.

*nella sua categoria

I cavalli? Volevo evitare di ritornare ai numeri, ma sappiate che questo motore raffreddato ad aria, olio e cattiveria ha la bellezza di 190 puledri ALLA RUOTA usando benzine da competizione.

“Eh ma un Panigale ha 220 cv* “

*(all’albero)

Ecco, lo sapevo.

Se questo é quello che stavate pensando, e vi é balzata in testa l’idea che 190 cavalli possano essere pochi per come vi sto presentando questo mostro, é perché l’industria moderna vi ha riempito solo e soltanto di numeri, nient’altro.

Il valore “190”, nonostante sia di per sé elevatissimo, non potrà mai rendervi partecipi della paura che si prova a guidare questa moto, e fidatevi se vi dico che rispetto alla più veloce delle superbike, qui siamo in un mondo parallelo e radicalmente più folle nel quale poco o niente è come sembra. Giusto per capirci, un’immagine:

– della prima moto (che è turbo) della lista sentirete parlare presto… DI BRUTTO

Come vedete qui sopra, la “Nerone” fa i 200 metri da ferma in 6 secondi e due uscendo ai 200 km/h con forcellone e interasse originali, un valore che se ci provate anche con l’ultima delle Superbike non ci riuscite. Fidatevi, 200 metri sembrano pochi ma non lo sono.

Ottenere prestazioni come quella qui sopra con una moto non è scontato e i dettagli, come nel più proverbiale dei casi, contano, eccome: cerchi in magnesio Marchesini, carenatura Yoshimura in carbonio, telaietti in titanio ed una attenzione maniacale alla “dieta” hanno permesso di mantenere il peso sotto ai 185 kg in ordine di gara, un peso piuma anche tra le più moderne delle supersportive.

Potrei sfidarvi a trovare anche solo una vite in acciaio su questa moto, ma sarebbe una sfida persa in partenza. Qualsiasi vite, anche la più nascosta, é in titanio o al massimo, dove lo sforzo meccanico lo consente, in Ergal; una cura del dettaglio degna di un opera d’arte che può portare via ore di osservazione ai più curiosi.

– Ciliegina sulla torta, Il ricamo Yoshimura sulla sella scamosciata –

Quindi, al di là dei numeri, cosa c’é?

Senza troppi giri di parole, un mezzo capace di far venire i brividi… DI BRUTTO

In pochi possono permettersi di “lanciarla” sui 200 metri senza ritrovarsela come cappello, ma al nostro Jean Paul Mendoza, responsabile delle sensazioni di guida e dei progetti spericolati, i copricapi da quasi 2 quintali non dispiacciono affatto.

– Mendoza in versione motociclistica “dark” (con Clarks e giacchetta) –

Ammesso che tutto si metta in moto come previsto (non sempre una cosa scontata quando si parla di preparazioni di questo livello) con una buona dose di coraggio questa moto può trasformarsi in una comune daily bike utile per accompagnare la propria figlia a scuola o per prendere il pane quando si é in ritardo, avendo però ben presente che sotto la corsa infinita della manopola del gas si nasconde un 4 cilindri brutale.

Se non ve ne foste accorti infatti, questo ferro ha luci, frecce e pedane del passeggero come un qualsiasi GS da aperitivo.

La regolazione ciclistica non é sicuramente tra le più agili per ovvi motivi. La gomma posteriore piatta e le sospensioni rigide come quadrelli di acciaio non sono il massimo se si é abituati a moto da comuni mortali, ma al primo rettilineo si dimostrano come l’unico aiuto concesso al pilota per poter scaricare a terra la potenza che si nasconde sotto al suo sedere.

– Elettronica? Mai sentita questa parola –

L’unica cosa che separa il polso della mano destra dalle ghigliottine dei 4 mikuni da 40mm sono 2 piccoli cavi di acciaio, ed é tremendamente facile lasciarsi andare alla tentazione di girare completamente il polso; basta un minimo movimento della mano destra per essere spinti da una forza sovraumana di accelerazione ed essere investiti dal suono latrante del 4 cilindri, addolcito in configurazione stradale dal terminale Arrow, ovviamente in titanio. 

– il silenziatore, scelto perché è il più grane in circolazione, viene montato solo per evitare di svegliare chiunque nel raggio di 2 km ad ogni accensione –

Senza esagerazioni, la prontezza e la potenza di questo motore lascerebbero senza parole anche il motociclista più veterano, che già difficilmente avrebbe l’insana voglia di aprire il gas oltre la metà della corsa, figuriamoci ad aprirlo di scatto dopo un semaforo.

La potenza di picco, come anticipato, passa in secondo piano di fronte ad una curva motore così tanto piena. Tradotto, questa moto ha una schiena tanto poderosa da sembrare infinita, quasi degna di un motore sovralimentato: non è tanto la potenza in sé, qui a lasciare senza fiato è la costanza della forza che sembra capace di mandarvi indietro nel tempo. Poi c’è, costante nel cervello, la consapevolezza che a tirare fuori emozioni, vibrazioni e sonorità di questo tipo è un agglomerato di decine di pezzi di freddo metallo che si muovo all’unisono, come in uno strepitoso concerto meccanico messo a punto con mani sporche di grasso e bestemmie e questo, secondo me, trascende da qualunque altra considerazione: oggetti come questo hanno un cuore e un’anima e la meccanica di un motore, quando funziona a dovere, vale da sola il prezzo del biglietto.

Non siete ancora convinti?

Sir Stirling Moss diceva che “I rettilinei sono solo tratti noiosi che collegano 2 curve“, ma se avesse potuto provare un ferro simile avrebbe convenuto che i rettilinei, più che noiosi, sono brevissimi ed intensi momenti di terrore.

Quando la strada regala un tratto abbastanza rettilineo da permettere un full gas, non si ha nemmeno il tempo di pensare. Si butta giù una marcia ed in un batter d’occhio si viene catapultati in un iperspazio formato da vibrazioni, suoni infernali e visioni offuscate dove 400 metri sembrano trasformarsi in pochi cm, dopo i quali si é obbligati a fare affidamento solamente ai propri riflessi e all’impianto frenante a doppio disco Braking.

Sarebbe bello avere anche l’aiuto del freno motore, ma superati gli 8000 giri la fame d’aria del motore in rilascio é tale che le ghigliottine dei carburatori faticano a tornare al loro posto per via della depressione eccessiva, costringendo ad adottare una guida “duetempistica” e frequenti cambi dell’intimo.

Vi é venuta un po’ di strizza al pensiero? Ve lo avevo detto che i numeri non sono abbastanza per descrivere un’esperienza simile.

“Si ma aspetta, con quello scarico li diventa impossibile anche piegare”

E chi ha mai detto che sia necessario piegare quando ti bastano anche solo 200 metri per divertirti? E poi l’abbiamo detto, quel terminale è lì solo per bellezza, non rompete.

In conclusione, potrei parlarvi per ore della fatica e della passione dietro alla preparazione di questa moto, dei suoi componenti e della ricerca dietro a certe soluzioni, ma la realtà é che appena dopo aver preso in mano la manopola destra di questo ferro, diventa impossibile raccontarle. Non cercare di capirla, sentila.

La mente si annebbia, e tutto quello che c’è dietro quella manopola scompare; qualsiasi numero, qualsiasi dato si possa elencare viene cancellato in pochi secondi dall’adrenalina, lasciando spazio solamente a incontrollabili sensazioni di felicità, carica e spavento.

Non sono convinto che possa esistere un numero capace, così facilmente, di rendervi partecipi delle stesse sensazioni ma, se volete vederla dal vivo assieme ad altri mezzi capaci di strapparvi la pelle, siete tutti invitati all’aeroporto di Lugo (RA) il prossimo 20 marzo 2022.

Di seguito, qualora vi fosse salito il voglino, la lista della spesa:

Motore (preparato dalla Naldi Racing di Predappio):

  • Pistoni JE custom 85,5 mm
  • 13.8:1 by Paul Gast
  • Bielle ad H in acciaio con bulloni ARP
  • Valvole Aspirazione 30 mm in acciaio speciale valvole di scarico originali
  • Guide valvole e sedi valvole in leghe speciali
  • Camma Yoshimura
  • Piattelli in titanio
  • Molle valvole in acciaio APE
  • Prigionieri cilindri maggiorati APE
  • Bulloneria Motore in titanio
  • Accensione Dyna 2000
  • Bobine alto voltaggio Dyna
  • Carburatori Mikuni Rs 40
  • Collettore di scarico Vance e Hines pro pipe con centrale e silenziatore in titanio Arrow

Ciclistica:

  • Cerchi Marchesini in magnesio
  • Freni Braking
  • Pinza posteriore Brembo
  • Telaietto strumentazione titanio
  • Perni Motore in titanio
  • Perni ruote in titanio
  • Tutta la bulloneria della moto in titanio

Infine carenatura anteriore Yoshimura e posteriore in resina.

Il tutto per dare la paga alle Kawa H2 turbo

Articolo del 3 Marzo 2022 / a cura di Jean Paul Mendoza

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  • Fabio

    13.8 di rapporto compressione: ma che benzine usate? 100 ottani AV gas?

    • roberto

      La moto funziona anche con la 95 ritardando l’ anticipo dalla centralina di 4 gradi….
      La benzina usata nelle gare è la vp Q16 ma necessita di 6 punti di getto di massimo in più perché contiene ossigeno.

  • Guido

    Complimenti! Mi sono divertito molto leggendo questo articolo, che mi ha fatto tornare col pensiero a quando aprivo il gas sulla mia FZ750.. Adesso devo subito uscire e fare un giro in moto… Grazie!!!

    • RIKI

      Ho avuto ben 3 ..1100 gsx- r..fine anni 80..inizio 90….con lievi preparazione..licidatura condotti…carburatori Mikumi..scarico racing…era gia pura libidine…immagino solo cosa puo essere questo mostro…Riki..

  • alessandro turco

    FANTASTICA!!!!!!!!!!!! Uno dei motori migliori mai costruiti al mondo.

    • Evandro

      Ho una gsx 1255cc traveller ed e già mostruosa figuriamoci questa.

  • Romeo Moretti

    Io ne ho avuti due di gsxr1100 ’91 la prima l’ho desiderata così tanto che quando la sono andato a fermare ero emozionato come un bambino non l’avevo ancora vista andai da Roma a Campobasso on 2 amici arrivammo fino a un fienile mi domandai mi aveva detto che stava bene mà…quando la scoprì dalle coperte che aveva sopra rimasi letteralmente “scioccato” sembrava uscita dal concessionario sapete quando vedete un donna e dite quella sarà la donna della mia vita e la stessa sensazione l’ho provata con lei..bellissima..bianca e blù splendida..ne ho avuta un’altra carena lacky Strike ci correvano non so che razza di motore avesse sotto senza limitatore yoshimura completa un’autentica “mostro” magari non come la sorellina qui sopra ma ai semafori non esisteva nessuno r1 cbr1000 Ducati preparati distruggevo tutti…adesso ho una gsxr1000 k2 che comunque amo è animalesca…ma quelle sensazioni rimangono uniche un bel pezzo del mio cuore è 1100r……

  • Romano

    Spettacolare…ho guidato tante volte la stessa moto in versione originale, e già così era impressionante…

  • Mauro Luigi Mauro Luigi Cattaneo

    Orgasmo!!!! Orgasmo puro!!!! I semplici numeri ed elettronica lasciamoli ai pagliacci del 2022…..noi che abbiamo imparato a fiutare l’odore del due tempi e poi del 4 tempi senza elettronica….questa è poesia pura e sentire parlare ancora di carburatori ignoranti… è cultura

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