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Super Test BMW R 18 Roctane: un Messerschmitt a due ruote

BMW R 18 Roctane

Devo ammettere che non so come iniziare questo articolo.

Ho passato due giorni interi su questa moto percorrendo più di 400 km fra le meravigliose strade alpine a cavallo fra la Bassa Baviera e il Tirolo, ma nonostante le emozioni vivide che ho ancora davanti agli occhi faccio fatica a trovare un modo efficiente per comunicare a voi Rollingsteeler quanta roba è la BMW R 18 Roctane.

Ci provo… metto Anton Aus Tirol e mi concentro forte… 

I cugini germanici hanno sempre ritenuto che le cose fatte da loro fossero migliori di quelle fatte dagli altri. Un difetto caratteriale che noi italiani possiamo ampiamente condividere, con la differenza che quando loro si mettono a lavorare vanno davvero fino in fondo e senza tralasciare dettagli con livelli di perfezionismo spesso maniacali.

BMW Motorrad ha iniziato i suoi piani di conquista del mondo motociclistico negli anni ’80, quando ha capito che il motore boxer poteva dominare il segmento delle turistiche inventandosi le adventure bikes con la R 80 G/S, proseguendo con le leggendarie K con motore a sogliola prima e 4-in-linea dopo, le bicilindriche parallele di media cilindrata, la piattaforma supersportiva S1000, il mastodontico 6 cilindri in linea della K1600 e il suo esatto opposto con la serie monocilindrica di piccola cilindrata G310.

In tutte le categorie citate il brand dell’elica ha un posto d’onore con prodotti tecnologicamente avanzati e in cima alle preferenze dell’utenza, ma c’è un segmento dove BMW non è mai riuscita a piazzare un best seller: le cruiser.

– La BMW R 1200C, il primo tentativo (finito male) di BMW con le cruiser –

Lasciando stare gli anni precedenti ai ’60, dove più o meno tutte le moto erano nello stile delle attuali custom/cruiser, BMW ha provato a ficcarsi nell’universo dominato da Harley-Davidson a fine anni ’90 con la R 1200C, gioiello tecnologico a sella bassa dotato del motore boxer 1.170 raffreddato ad aria/olio e sistema sospensivo con Telelever anteriore e Paralever posteriore, tipico della produzione bicilindrica bavarese di quegli anni.

Per fare concorrenza alle H-D, a Monaco hanno deciso di realizzare una moto diversa da qualsiasi altra cosa a due ruote e hanno organizzato la prima presentazione stampa a Tucson, negli Stati Uniti… una dichiarazione di guerra sbattuta in faccia al nemico.

Non c’è da stupirsi se, dopo diversi anni e numerose versioni speciali, le R 1200C siano rimaste una nicchia della nicchia, soprattutto in un continente nel quale le Harley hanno lo stesso ruolo che ha la pasta da noi. C’era da aspettarselo come un pigiama a Natale, ma questa cosa ai perfettini di Monaco non è andata giù manco per il cazzo , e allora ci hanno ottusamente riprovato a distanza di 25 anni con qualcosa di più grosso, maschio, cazzuto e tremendamente ben fatto.

– La R18 Concept. Sembra una special a tutti gli effetti ma motore e telaio (finto rigido) sono definitivi –

Nel 2019, al salone EICMA, la R 18 Concept ha fatto bella mostra di sé allo stand BMW Motorrad e tutti hanno pensato all’ennesima Show Bike fatta per stupire e attirare l’attenzione verso le solite novità di gamma. In realtà quel gioiellino stilisticamente ispirato alla R 5 del ’36 con motore boxer enorme, basamento in alluminio trattato ai cristalli di vetro, doppio carburatore Solex (come sulla BMW 2002) e la trasmissione finale cardanica esposta era a un passo così dalla produzione di serie.

– La R18 di serie accanto a sua nonna R 5. Tra queste due moto ci sono quasi 80 anni di storia BMW –

E stavolta non è come con la R 1200C, che condivideva la maggior parte della componentistica con il resto della produzione, ma la R 18 arrivata nei concessionari nel 2020 è un progetto costruito da zero, che ha avuto anni e anni di sviluppo e che si presenta come qualcosa di totalmente inedito a partire dal mastodontico boxer da 1.802 cc ad aria/olio che domina la vista della silouhette da tutte le prospettive.

– La R18 Roctane in tutta la sua possenza. Nera come la notte, pesante come un Panzer –

Ed eccomi qui, seduto in sella all’ultima declinazione del progetto, la R 18 Roctane, con una vista davanti agli occhi più unica che rara. Sono immerso nel verde acceso e grigio roccia dell’ultima catena alpina nel sud estremo della Germania, sotto di me una strumentazione analogica incastonata nella carenatura del faro anteriore, un serbatoio a goccia e due gruppi termici ad aste e bilancieri neri come la notte e grossi come bambini di tre anni, con le aste cromate in bella vista sulla parte superiore e i collettori di scarico dello stesso diametro del Nord Stream II.

Senso della vista: appagato.

– Se non sentite qualcosa indurirsi sotto i pantaloni alla vista di questi dettagli, avete visto troppe puntate di Kiss Me Licia –

Accendo il quadro con l’apposito pulsante (niente blocchetto chiave, qui c’è il keyless) e pigio lo switch rosso che avvia il motore. In mezzo alle mie gambe inizia a vibrare tutto in modo esagerato, sento i singoli battiti dei pistoni che si alternano a ritmo irregolare, coppia pura che scuote i quasi quattro quintali di questo bestione come se fosse una foglia nel vento. Consiglio agli uomini di BMW Motorrad di inserire sulla scheda tecnica anche il valore di vibrazioni in gradi della scala Richter per dare un’idea più sincera di cosa veramente si provi a stare seduti, fermi, e col motore al minimo.

– Culo basso, fianchi abbondanti e gonna lunga che nasconde due interessantissimi buchi –

– La ruota davanti da 21″ ti frega e in foto sembra una moto più piccola… ma ‘sto coso è gigante –

Benché non voglia incentrare questo test sui meri dati rilevati al banco, ma più sulle emozioni che creano, è necessario elencare qualche numero che può farvi capire che tipo di motore ho sotto il culo: la potenza massima è di appena 91 CV a 4.750 g/min, ma la coppia sale fino a 158 Nm a soli 3000 g/min. Chi se ne intende un pochino, può facilmente intuire che i pistoni larghi 107mm spingono come martelli pneumatici comprimendo benzina e aria in modo lento ma tremendamente forte. A 2000 giri si ha già abbastanza energia per spostare vigorosamente i 374 kg di massa di questo sinuoso ammasso di ferro e alluminio senza bisogno di tirare fino al regime massimo di potenza, che su un mezzo del genere è del tutto irrilevante.

Inserisco la prima, un sonoro “clac” con un sussulto dell’intero mezzo mi segnala con poca gentilezza che il rapporto è stato correttamente inserito, allora lascio la frizione, ficco i piedi sulle pedane sotto i testoni del Boxer e faccio questa faccia:

Benché sia sempre stato un estimatore della R 1200C, qui siamo su un altro pianeta… finalmente una Cruiser vera, un trattore su due ruote che vibra come un vecchio Landini e scalcia come un mulo testardo, tutto l’opposto di quello che BMW ha sempre rappresentato nel mondo moto, ovvero dolcezza, facilità, comandi morbidi e comfort a tutti i costi.

Per fare questa moto i tecnici bavaresi (trapiantati a Berlino, dove c’è la produzione) hanno dovuto buttare nel cestino il manuale per costruire una buona BMW, dimenticandosi delle regole e applicandone di nuove, come ad esempio l’inserimento di quel generatore di vibrazioni a bassa frequenza in un telaio in acciaio senza l’utilizzo di silent block. Una chiara presa di posizione che suona più o meno così: “se non vuoi shakerarti i testicoli, lascia stare e comprati un GS”.

– Qualche dubbio sulla cilindrata? –

La R 18 però non è mica una moto come le altre, e lo si può notare anche guardando la meccanica: i condotti di aspirazione sono lunghi come l’Autobahn Monaco-Berlino e finiscono direttamente dentro i fianchetti laterali sotto la sella. Nessun corpo farfallato, nessun cavo, nessun tubo, nessun organo meccanico a vista ma solo delle placche protettive (sulla Roctane lucidate in nero, cromate nelle altre versioni). Gli ingegneri hanno avuto l’ordine di “far sparire” i corpi farfallati dalla fiancata e rendere la linea più pulita possibile, per questo hanno dovuto inventarsi qualcosa di unico inserendoli all’interno dell’airbox. Una soluzione che sulle auto è possibile (BMW produce pure quelle) ma che nelle motociclette non è mai stato applicato per un semplice motivo: non serve.

Tra le cose inutili ma meravigliose c’è anche il bellissimo cardano esposto. Laddove le moto con una trasmissione finale ad albero nascondono l’intero sistema di asta e coppia conica all’interno di un carter/forcellone (BMW e Moto Guzzi sono maestre in questo), sulla R18 l’albero è completamente aperto ed è sigillato alle due estremità da bulloni così grossi che difficilmente troverete la misura di chiave fissa in una normale officina. Questo però permette di mantenere la coppia conica sulla ruota al sicuro nel suo bagnetto d’olio.

– Lavorato e lucidato come un gioiello prezioso. È il cardano più bello che sia mai stato messo su una motocicletta –

Una complicazione del genere non era necessaria, aumenta i costi e non regala vantaggi tecnici… ma siccome è bello da dio l’hanno fatto lo stesso… e non puoi dirgli un cazzo perché hanno ragione loro.

In marcia, questo carro armato su due ruote avanza con un’erogazione corposa fin dai primi gradi di apertura della manopola. Nella mappa motore Rock (unica veramente sensata, lasciate stare Roll e Rain) il comando del gas è pronto e scarica la coppia necessaria senza doverla andare a cercare nella zona alta del contagiri, questo significa avere abbastanza castagna da poter cambiare marcia ogni volta tra 2.000 o 2.500 g/min senza mai finire sottocoppia… un’esperienza mistica che consiglio soprattutto ai proprietari di 4-in-linea che devono aspettare i 10.000 prima di ricevere un po’ di spinta.

In questo mezzo il motore serve anche per accompagnare la ciclistica e imposta uno stile di guida del tutto unico: i freni servono a poco (anche perché non frena un granché) e basta il freno motore per rallentare il giusto da impostare la maggior parte delle curve in sicurezza… provate a immaginare gli attriti di una meccanica del genere.

Una volta dentro la curva, la moto scende in piega con naturalezza e senza alcuno sforzo fisico. Il vantaggio di un motore del genere è che abbassa il baricentro in modo impressionante e avviene quella magia che fa scomparire i 374 kg a velocità superiori ai 10 all’ora. Alla R18 Roctane piace entrare progressivamente, scorrere sulla traiettoria impostata e uscire con l’aiuto di una manata di gas che spinge di nuovo in alto il corpo macchina senza scappare via verso l’esterno, ma mantenendo fedelmente la linea disegnata dai nostri occhi.

Tutto questo avviene lentamente, richiede movimenti morbidi di polsi e piedi che portano a una dimensione di calma e piacere incredibile. Guidare la R18 è un po’ come una meditazione tai-chi con gesti lenti e connessi in un flusso di movimento ininterrotto. Se non avete mai fatto tai-chi e volete capire meglio, provate a mandare una mail agli ingegneri BMW che hanno lavorato sulla R18, sono sicuro che loro ne sanno a pacchi (in alternativa guardatevi per l’ennesima volta Karate Kid).

Il risultato di quasi 400 km di meditazione dinamica accompagnati dalle vibrazioni a bassa frequenza e dalla musica del boxer più grosso di sempre, non è altro che un senso di pace interiore unico. Il panorama incredibile dei laghi, del verde immenso e delle vette delle alpi tirolesi non ha fatto altro che rendere il tutto ancora più magico. Mi sono beccato anche una quantità di pioggia immane e qualche chicco di grandine, ma sinceramente fottesega, ero in piena estasi dei sensi e anche se mi stavo cagando dal freddo, non ho perso il sorriso per nemmeno mezzo secondo.

Un’espressione da cretino che mi è rimasta in faccia anche quando, sceso dalla sella, ho guardato e riguardato le linee senza tempo di questo Messerschmitt a due ruote… Niente di rivoluzionario (e in pieno stile Harley Road King) ma pura armonia di linee, e dove non arriva l’originalità delle forme c’è qualche delizia meccanica o qualche superficie metallica curata in maniera speciale, apposta per far godere chi possiede un monolite del genere.

– Tramonto dalla cima del castello Falkenstein sulle montagne bavaresi. Artista: fotografi BMW. Formato: RAW . Olio su carter – 

Vado a riprendere l’aereo con la punta delle scarpe ancora bagnata e il culo leggermente indolenzito, l’espressione da ebete non me la toglie nemmeno il vecchio che russa accanto a me sul 737 della Ryanair, ma torno serio appena penso che il giocattolone appena provato è roba che non mi posso permettere: 26.500 euro non li ho.

Ma se li avessi, questo inutile generatore di sorrisi in ferro e alluminio sarebbe già nel mio garage.

Articolo del 20 Giugno 2023 / a cura di Michele Lallai

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  • Manfredi

    Ehm, so che non c’entra una beata fava …, ma solo io, leggendo del cardano in bella vista, ho pensato ad Isadora Duncan e la sua sciarpa scicchettosa ma assassina?

    • Dave

      No… siamo in due ‘:D

    • sergio

      Una moto che va piano e non piega, a cosa serve? Quattro cilindri morti fino a 10000 giri? Una volta provavate le hayabusa turbo….. Adesso i cancelli?

      • Michele Lallai

        Ciao Sergio, vedo che la provocazione verso i motori iperprestazionali ha colto nel segno!

        Approfitto quindi per risponderti e svelarti un segreto: non esiste un solo modo di godersi la passione per la moto.

        Ognuno ha il suo stile e tutti abbiamo il diritto di scegliere in che maniera ci piace andare, e la cosa bella è che il mio modo di farlo non toglie alcun valore al tuo. Si tratta per l’appunto di una scelta personale.

        E alla fine il mondo gira lo stesso, e sopra di esso continueranno a divertirsi motociclisti contenti di guidare un cancello da 90 CV per 400 kg e altri felici di cavalcare un missile da più di 150 CV e 200 kg, senza togliersi spazio a vicenda.

        Fun Fact: esistono anche persone che in garage hanno sia cancelloni che siluri e sono capaci di goderseli entrambi!

    • Tom

      Ci avevo pensato anche io ed alla fine credo che per questo esempio catena e corona non siano meno pericolose

      • sergio

        Hai ragione Michele, ma una prova di un mezzo simile me la aspetto su motociclismo, non su Rollingsteel, dove metti l’adesivo dibrutto, sul lucchetto del cancello?

        • Luca

          Ma non rompere le balle.

  • sergio

    Funfact, in garage ho sia moto prestazionali che chiodi, e so godermela con tutte, ma non lo scrivo su Rollingsteel….

    • Matteo

      Perché no se ti lasciano un’emozione positiva? Soprattutto se si tratta di oggetti meccanici di qualità, ben fatti e belli da vedere…

      • Toby

        Questo non ha evidentemente capito una ciolla di rollingsteel e va in casa di altri a sindacare.

  • Alessandro

    L’adesivo “dibrutto” lo metti su qualsiasi pezzo di ferro con carattere che sia una giapponese a 4 cilindri con 200cv o un colossale treno terrestre americano e si anche su una cruiser tedesca curata nei minimi dettagli. Quello che rende magico un ferro è quello che ci trasmette, se non lo capisci forse oltre a evitare di criticare chi scrive articoli è meglio che eviti pure di leggerli perché di Rollingsteel non hai capito un tubo.

  • Giorgio

    Un sentito ringraziamento d parte di mia moglie…
    Ho letto l’articolo giovedì, sabato l’ho provata..
    E oggi l’ho ordinata..
    Lei ne è molto felice!!

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