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Renault Clio Williams

Nel 1992 la Renault, per festeggiare il titolo costruttori vinto in F1 decise di regalare a tutti gli appassionati del mondo una vera e propria perla. Un’auto così cafona che dovrebbero metterla nei libri di scuola. Signori, la famigerata Clio Williams!

Ah gli anni ’90, che figata! La musica dance, Holly & Benji, Baywatch e i giornalini porno!

Se questo fosse un giornaletto per giovani brufolosi ed arrapati, questa macchina sarebbe Selen (se non sapete chi sia andate a scuola, ignoranti!).

Signori, su le mani! Ecco a voi la Clio Williams.

Al solito, un po’ di storia.

Nel 1992 la Williams Formula 1, spinta dal motore Renault, era ben diversa dalla Williams, seppur ottima ehm lasciamo stare, che corre adesso. Era talmente superiore alle altre (complice la magistrale interpretazione dei regolamenti da parte di Patrick Head) che lo stesso Ayrton Senna, forse il pilota più forte di sempre e sicuramente il più amato e rimpianto, lasciò la sua amata McLaren Honda proprio per la casa del buon vecchio Frank.

Per capirci parliamo di lei (con al volante un vero uomo baffuto, Nigel Mansell, non un moderno ragazzetto viziato e brufoloso come Stroll):

williams

Questo ferro qua, dalla livrea forse più bella che si sia mai vista (ah che nostalgia!), era spinto da un clamoroso V10 Renault, nome in codice RS3C, 3,5 litri, V10 di 67 gradi. Se siete giovani e per voi la formula 1 è quella roba che vedete (e purtroppo sentite – poco) oggi dovete sapere che, fino a qualche anno fa, i motori da F1 erano delle vere e proprie opere d’arte, tanto dal punto di vista meccanico (anche quelli moderni non scherzano un cazzo eh) che da quello sonoro. Nulla, ripeto, NULLA, suonerà mai come un motore da F1 a pieni giri.

Giusto per farvi capire, il V10 Renault cantava così (notare la faccia del tipo che ci tira):

Bene, partendo da questi presupposti, andiamo oltre.

Renault Clio Williams.

Nel 1992 la Renault, per festeggiare il titolo costruttori appena vinto in F1 proprio con la Williams decise di regalare a tutti gli appassionati del mondo una vera e propria perla. Un’auto così cafona che dovrebbero metterla nei libri di scuola.

Sarei proprio felice di veder mio figlio studiare su un libro di storia il capitolo sugli anni ’90 e vedere, fra un Saddam Hussein e le vicende ‘sottobanco’ di un Bill Clinton, le immagini di una Clio Williams. E di Pamela Anderson, che tanto un po’ di gnagna non guasta mai. Un libro con queste immagini qua insomma:

La signorina in questione (la macchina eh) è la mamma di tutte le Clio RS che quotidianamente cacciano la paga ad auto decine di volte più costose. La Clio Williams è spinta da un motore 2 litri, 4 cilindri in linea, DOHC ad alimentazione atmosferica: questa bestiola di poco più di 1000Kg viene lanciata in avanti da 147CV raggiungendo i 215Km/h e i 100 in meno di 8 secondi.

Queste prestazioni sono state ottenute trasferendo tutto (o quasi – non esageriamo) il know how della Renault acquisito in F1 su questo 4 cilindri.  Per il blocco motore furono usate leghe speciali finalizzate ad un miglior rendimento termico ed una migliore resistenza allo stress meccanico. Sui condotti di aspirazione venne adottato lo stesso processo di lucidatura che veniva utilizzato per i propulsori da corsa. Insomma, non era solo una piccola col pepe al culo, era una vera e propria chicca di tecnica motoristica. Ma, come vedremo per la più moderna Clio RS 182 che ho avuto modo di provare, non è solo la potenza ad aver creato il mito, è il telaio. Come i francesi fanno i telai lo fanno in pochi.

All’inizio la produzione di questo ferraccio era stato pensato in soli 3500 esemplari ma la domanda, specialmente in Italia, fu talmente alta che, alla fine della fiera, ne produssero oltre 12000, in tre evoluzioni consecutive che portarono l’ultimo modello, la Williams 3, ad una potenza di 150CV.

A livello estetico questa pillola di ignoranza è caratterizzata da passaruota allargati e da una meravigliosa bombatura sul cofano dominata da una presa d’aria NACA, un vero must degli anni ’90. Il colore blu era specifico di questo modello come i cerchi in lega verniciati color oro. A completare il quadro c’erano i loghetti Williams sparsi qua e la sulla carrozzeria ed una targhetta rivettata sul cruscotto con inciso il numero di serie della vettura.

Insomma, se a prima vista potrebbe sembrare la solita piccola macchina pistolata tipicamente anni ’90 c’è da ricredersi. Questa non è come una Uno Turbo, in questa c’è una raffinatezza diversa; il telaio ed il motore vanno allo stesso passo, comunicano senza lottare fra loro. Le soluzioni tecniche che danno origine alla potenza di questo motore sono sopraffine, non si è barato con un turbo.

Insomma, con questa macchina, concepita dalla Renault per avere una 2000cc con cui competere nel campionato Rally francese, si può avere ad un prezzo ragionevole (con meno di 10000€ ci se ne può portare a casa una) una vera e propria perla. Poche migliaia di euro per mettersi in garage un vero pezzo di storia, sia per le soluzioni tecniche (e per le prestazioni che ne derivano) sia per il nome che porta cucito addosso, un nome leggendario nel mondo sia della Formula 1 che di tutto l’automobilismo sportivo.

 

Articolo del 3 Giugno 2016 / a cura di Il direttore

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  • Flavio

    Ne ho avuta una, bella, cantava come un dragster, si guidava come il piu incazzato dei kart, ma quel muretto, in quel giorno di pioggia pose fine alle mie velleità sportive!ora guido una di quelle cariole della ford, che si ostinano a chiamare auto…una volta ci volevano braccia e cuori forti per guidare, ora basta un chip! Se solo si potesse tornare indietro….

  • Avuta per 12 anni, adesso ho una Alfa Brera 2.4 20V da 17 quintali; la Clio era la Clio WIlliams, intreamontabile nella sua tecnica fuori da una comune auto… sportiva.

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