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Wangan Midnight: corse animate in tangenziale

Se in Italia siamo cresciuti guardando Pollon combinaguai che ci incitava ad abusare di Coca (non la Cola), in Giappone sono stati più fortunati grazie ad una serie di cartoni animati che vacca boia da noi non hanno mai trasmesso. Uno di questi è Wangan Midnight che adesso vi racconto.

In principio fu il Mid Night Club (ve lo spremiamo per bene qui) che sparse il panico per le autostrade (anche se “tangenziali” sarebbe il termine più appropriato) attorno a Tokyo, dettando legge con il pugno di ferro tra i curvoni ben asfaltati e le sopraelevate. Successivamente arrivarono film, manga anime e videogiochi.

Siccome non capisco un cazzo di meccanica e faccio schifo al volante, vi parlerò di un anime ispirato all’infamous Mid Night Club: Wangan Midnight, l’adattamento animato dell’omonimo manga di Michiharu Kusunoki che, guarda un po’, parla di una mandria di scartellati che si lanciano in tange sul filo dei 300 con cavallerie da capogiro sotto i propri cofani per… boh, per andare forte.

Quello del correre sulla Shuto Expressway è un fenomeno culturale in Giappone, pari all’ormai più conosciuta e mondialmente consolidata disciplina del drifting. Il semplice fatto di aver dato vita ad un sottobosco brulicante di vita e fermento competitivo alla ricerca della massima velocità ha fatto sì che un omino qualunque, un certo Keiichi Tsuchiya, decidesse di prendere il manga di Wangan Midnight e trasporlo in una serie animata.

Ebbene sì, il giapponesino compatto, sorridente ed irriverente che nei primi 90 ha montato una dash cam sulla propria hachi-roku, filmando il celebre “Pluspy” (di cui parleremo nell’articolo successivo), ha ripreso una volta di più in mano i desideri di un’intera generazione di petrolheads e li ha fatti felici.

La serie animata di Wangan Midnight venne presentata al Tokyo Anime Fair del 2007 per esser poi rilasciata dalla stessa OB Planning (Initial D) un anno dopo in uscite su DVD per un totale di 26 episodi, senza speciali aggiuntivi.

La vicenda si svolge attorno al protagonista, Akio Asakura, un tranquillone di quelli che si fanno i cazzi propri, un po’ con la testa tra le nuvole ed un giubbotto rosso che ha un fetish per le Nissan Z; Tant’è che lo vedremo guidare una Z31 all’inizio della serie, con la quale si prenderà una sonora batosta per mano dell’imperatore della Wangan: una Porsche 964 nera conosciuta con il nome di Blackbird.
Il piccolo Akio che ha poco più di 18 anni, viene a sapere che il suo personalissimo Sacro Graal è stato appena consegnato ad uno sfasciacarrozze nelle vicinanze. Come qualunque diciottenne che si rispetti decide di balzare scuola per andare a dare un’occhiata dal rottamaio; appena giunto la vede subito, in cima ad una pila di Primera e Honda Civic, una S30Z (meglio conosciuta da noi come 240Z) blu “tutt’ priparat” con dischi baffati, watanabe 8 spokes, flares rivettati e un dettaglio di poco conto: l’originale L6 2.4 aspirato è stato sostituito con un L6 2.8 twin turbo.

Gran botta di culo per Akio è che non dovrà nemmeno cambiare il nome sui documenti perchè – rullo di tamburi – il precedente proprietario era un suo esatto omonimo! Solo che è morto in un incidente in quella macchina.
Urrà! Per niente creepy.

La Devil Z, come viene soprannominata, è liberamente ispirata alla 280Z dello shop ABR Hosoki Engineering, un mezzo da 680CV e più di 350Km/h (teorici) di velocità massima; per quanto sia dettagliato e tecnicamente valido l’anime, la vettura in motore e lamiera differisce notevolmente dalla versione romanzata essendo, in primis di un rosso squillante e non blu e, più importante, è il fatto che si tratti di una 280ZX e non di una 240Z.

Per quanto tutti siano ossessionati dal battere la Devil Z sulla Wangan, solo uno ha il potenziale e il coraggio di andare testa a testa col temutissimo fulmine blu: Blackbird, conosciuto come “l’imperatore” e la sua Porsche 964 nera.
Il pilota di questo mostro turbocompresso è Tatsuya Shima, un rispettabilissimo chirurgo con poca fantasia nel vestire, che parla poco ed ha tendenze antisociali, solo che fa barcate di soldi coi quali ci butta cavalli nel motore del Porsche.

“TAAAAAAAC!”
cit. Tatsuya Shima

Come tutte le auto principali della serie, anche questa è ispirata ad una vettura dei leggendari street racers di cui più su, ossia la Yoshida Special 930 Turbo.

Le differenze sono ovvie, a partire dal modello e dal colore che, nella realtà corrispondeva ad un granata scuro metallizzato che è rimasto nel cuore di tutti coloro abbiano avuto modo di dargli un’occhiata. Un’altra belva da più di 600CV capace di scuotere l’aria oltre la soglia dei 300 all’ora.

Una chicca: provate a cercare i tergicristalli se ci riuscite!

La terza protagonista della storia è Reina Akikawa, al volante di una Nissan Skyline GT-R R32.
La bella Reina, oltre ad essere fotomodella, presentatrice in tv per un programma che ricalca in maniera non troppo sobria il leggendario Best Motoring, ha anche una cotta per Akio però tranquilli, non stanno insieme, ho un amico che conosce suo fratello e in pratica ti dà il suo numero però facci uno squillo zio, ti manda un messaggio “ki 6” e tu glielo dici.

In sostanza la sua R32 è preparata come un violino da un tuner buono e coscienzioso, non come il disadattato che creò la Devil Z ed in seguito, nella serie, metterà le mani anche su Blackbird.

Altre auto che possiamo ammirare fare lo slalom nel traffico della Shuto Expressway sono una Ferrari Testarossa che richiama vagamente la Testarossa Koenig del Mid Night Club come anche una Supra portata al limite che ci fa ripensare a quel burlone di Smokey Nagata di Top Secret; un altro cammeo di un certo livello è quello di una RX-7 FD che, senza alcun dubbio, fa il verso alle splendide preparazioni di RE-Amemiya.

Le gare si svolgono tutte, ovviamente, col favore delle tenebre a celare questi velocissimi disgraziati, tristemente però la Devil Z non ne ha manco per la testa di esser guidata come si deve e sembra si muova di vita propria, cercando di suicidarsi lanciandosi contro guardrail e jersey di cemento.

Lo so, una macchina non ha volontà propria ma è anche vero che qui le persone hanno bulbi oculari grandi come palline da lacrosse, per cui ve lo fate andar bene e state zitti.

Detto questo, tra potenze da capogiro e la costante ricerca della velocità, vi consiglio la visione di questa serie un po’ diversa dalle altre, godibile e leggera: non vi deluderà!

Articolo del 13 Dicembre 2018 / a cura di Filippo Roccio

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  • HerzerSkerzer

    raga, io propongo class action a Planet Manga per pubblicare i volumi in italiano.

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