Bologna, inizio 2020.
Interno sala da pranzo, ora di cena.
Anni di serate balorde nei locali più unti e sudici della città, anni di bevute scadenti all’Osteria del Sole, anni di ragazze fuorisede sedicenti studentesse di _____inserire qui facoltà a caso______ conosciute dicendo cose a caso, e abbandonate al primo “eh, praticamente giù c’abbiamo il sole, il mare, le mozzarel.. A ME PIACE LA NEBBIA & I TORTELLINIGRAZIECIAO”, anni di kebab di Babilonia che nessuno ha mai saputo cosa abbia davvero mangiato, anni di spritz da 2 euro del bar Maurizio a preambolo di nottate incredibili che mi sembrano appartenere ad un dejavu quasi dimenticato. Tutto questo, e molto altro, è ormai solo un ricordo, e neanche dei più nitidi.
Frequentando alcuni dei locali simbolo di Bologna e i loro bagni penso di aver schivato di tutto, dal tetano alla peste e poi, alla fine, è arrivato il Covid, a ricordarci che, signori, dopo aver fatto la pipì, lavatevi le mani, eddai. E via quelle mani da in bocca!
Così come Mario dava un colpo di straccio sul bancone del bar, un ignoto virus cinese (dicono), ha spazzato via il ricordo dei miei – nostri – 20/30 anni.
Questa sera siamo qui, increduli, davanti alla tv e impariamo una parola nuova a cui ne seguiranno altre: Lock down, assembramento, paziente zero, genitore uno genitore due, vairus, DPCM, zona gialla zona rossa e zona arancione rafforzato etc etc etc.
È passato poco più di un anno da quella strana sera in cui tutto cambiò e in questo tempo ognuno di noi si è dovuto inventare qualcosa per sopravvivere in questo nuovo modus vivendi. C’è chi ha iniziato a correre, chi ha iniziato a cucinare, chi a cantare fuori dai terrazzi. Io, da buon rollingsteeler – anzi, IL rollingsteeler per eccellenza – ho deciso di aprire quelle scatole che qualche anno fa avevo comprato perché mi piaceva la macchina che c’era disegnata sopra (e la mia morosa “ma non capisco il senso, le compri e non le costruisci??) per dedicarmi all’antica – e nobile, siamo a livelli da samurai – arte del modellismo statico.
Il modellismo, una attività salutare per il cervello e per lo spirito; il modellismo, il modo migliore per isolarsi dal caos che serpeggia in questa società e ritrovare un po’ di tempo per noi, per pensare, riflettere e svuotare qualche mensola troppo piena di scatole. In breve, l’attività migliore per ogni rollingsteeler, per non smettere di toccare con mano aerei, macchine, motori e tutto quanto ci fa battere il cuore.
E poche cose fanno battere forte il cuore come la Lancia Stratos di Sandro Munari.
Nato negli anni ’80 come kit della famosa ditta ESCI (poi chiusa nel 1999) e reinscatolato nel 2017 da Italeri che ha acquisito i vecchi stampi, questa Lancia Stratos è un kit relativamente basilare ma che, come vedremo, potrà regalare grandi soddisfazioni anche a chi è un novellino del modellismo.
Aperta la bella scatola ci troveremo di fronte ad una serie di stampate tra cui la carrozzeria già colorata di bianco.
ATTENZIONE: questo dettaglio significa che, volendo, vi potrete risparmiare il lavoro di verniciatura – vero grosso spauracchio per chiunque voglia cimentarsi nel modellismo statico -, semplicemente tenendo la carrozzeria così com’è e aggiungendoci sopra la livrea. Questo è un buonissimo metodo per imparare ad avere a che fare con questi kit ottenendo un modellino tutto sommato buono e capace di regalarvi belle soddisfazioni. Nemmeno io sono nato imparato, vi faccio vedere una cosa:
Questa Castrol Supra, fatta da me qualche anno fa, non è verniciata: la carrozzeria era già bianca, io ho solo aggiunto le decal Castrol e voilà, les jeux sont faits!
Quindi, smettetela di dire “uhhh, non sono capace, non voglio comprare l’aerografo” e iniziate a costruire, che è più facile di quel che sembra! E ricordate che si impara solo facendo, il modo migliore di fare le cose… è farle!
Nella bella scatola della Stratos, oltre alle stampate in polistirene troveremo un bel foglio di decal, così grande e pieno di adesivi che appena l’ho visto ho iniziato a sudare.
– quei lenzuoli verdi vi mettono ansia? Tranquilli, non siete soli! La verità è che le decal sono stampate dalla Zanchetti, una garanzia: in poche parole sono OTTIME –
Analizzando bene il kit ci renderemo conto di aver a che fare con un modello particolarmente basico nel quale l’unica vera sfida sarà quella di riuscire a realizzare una carrozzeria convincente: sia gli interni che il vano motore – purtroppo – sono piuttosto scarni: se nel primo ci si può impegnare costruendo cinture di sicurezza e aggiungendo dettagli autocostruiti usando qualche foto dell’auto reale, per il secondo c’è poco da fare, il vano motore non è ricostruito, c’è solo un piccolo pannello che cerca di replicare il cassetto di aspirazione del V6 Dino.
– in alto il vano motore al primo tentativo, sotto il lavoro completo con la bobina del colore giusto –
Nel mio caso ho deciso di aggiungere qualche piccolo dettaglio (cavi batteria) e di verniciare il tutto nella maniera più convincente possibile ma sarebbe bello che la Italeri desse una seconda vita a questo kit: la Stratos se lo merita e, da Bolognese (e calderarese), mi piacerebbe che in futuro la gente la smettesse di dire in automatico Hasegawa è meglio, Tamiya è meglio e dicesse, invece, Italeri è meglio.
Ad ogni modo, cercando di essere un po’ più flessibili, possiamo vedere questa Stratos come un ottimo kit per iniziare: il costo è ragionevole (siamo sui 30 fleuri), molte difficoltà date dal gestire pezzi piccoli e un po’ complicati come quelli di un motore non ci sono e qualunque modellista, dal più esperto al neofita, troverà nella carrozzeria della Lancia una bella sfida per le proprie capacità. Io in particolare mi sono dovuto scontrare con un nuovo modo di verniciare; abituato infatti alle vernici opache degli aeroplani, ho trovato nella finitura lucida una nuova sfida.
Per questo voglio concentrarmi sulla carrozzeria, per farvi vedere come sia possibile ottenere un risultato convincente anche da un kit più vecchio di me.
La prima cosa che noterete presa in mano la scocca della Stratos è che ci sono numerose bave e residui dello stampo da rimuovere, in particolare sui gocciolatoi e sui passaruota anteriori. A questo si aggiungono un paio di difetti da sistemare, niente che non sia risolvibile con un po’ di carta abrasiva e una limetta. In particolare ho concentrato la mia attenzione sui paraspruzzi posteriori, riprodotti nel kit con gli angoli a 90° quando invece sull’auto originale erano raccordati.
– a sinistra il paraspruzzi ok, a destra quello originale ancora da slimazzare. Si notano diverse bave ancora da mettre in ordine –
Una volta sistemata la carrozzeria (ho dovuto dare un tocchettino di stucco – io uso quello Tamiya grigio – in un paio di punti nei quali la plastica aveva dei piccoli ritiri), possiamo procedere con la verniciatura. Per prima cosa vi suggerisco di pulire tutta la macchina con un fazzoletto imbevuto di alcol rosa, utile per rimuovere polvere e sditazzate delle vostre luride mani. Solo a quel punto potete procedere con il primer, FONDAMENTALE per una buona verniciatura. Ricordate quel che diceva il tizio di “Affari a 4 ruote”: una buona verniciatura parte dalla preparazione.
Due cose fondamentali: per la buona riuscita di questi lavori – piuttosto delicati a dire il vero – è NECESSARIO avere gli attrezzi giusti. È come la meccanica: se hai gli attrezzi giusti è facile, altrimenti anche svitare una vite diventa un problema insormontabile. Proprio per questo, fatevi un favore, e prendetevi un trespolo come quello della foto in alto è, fondamentale non solo per le macchine ma anche per gli aerei; lo produce mamma Tamiya, costa poco e nel caso lo trovate QUI.
Lo strato di primer, oltre a essere fondamentale per la verniciatura successiva, vi permetterà di vedere con chiarezza eventuali magagne da sistemare prima che sia troppo tardi. Una volta pronti e sicuri di poter procedere, il suggerimento è di passare la superficie con due passate di carta abrasiva, prima una 3000 poi una 7000, utili per lucidare la base e lisciarla a dovere prima della verniciatura.
A questo punto, ho preso il mio fidato aerografo (uno Sparmax con ugello da 0.3 mm, un gran ferro), gli ho fatto il pieno di vernice Tamiya X-2 (bianco puro lucido) e, diluendolo con il lacquer thinner (diluente tappo giallo, tossiconocivomortale ma una garanzia quando si devono ottenere delle superfici belle lucide e uniformi) ho iniziato a colorare la Stratos, procedendo con mani leggere intervallandole da leggere passatine di carta abrasiva a grana fine fine (tipo 5000 o anche 7000) per ottenere un risultato il migliore possibile.
Qui sopra il risultato della verniciatura, non perfetto (c’è un po’ di buccia di arancia) ma comunque passabile, anche perché poi, come vedremo, la mia intenzione era di sporcare la macchina come alla fine di una prova speciale.
Un momento però, prima di applicare le decal sulla carrozzeria, è fondamentale verniciare di nero tutti quei piccoli dettagli che rendono la macchina più realistica, come le maniglie di apertura porte, i contorni dei finestrini e i gancetti di chiusura del cofano motore. In questo caso tornerà MOLTO utile il nastro in carta della Tamiya, vera manna del cielo per piccoli carrozzieri in erba.
Finito con il bianco e i vari dettagli, è ora di dare spazio alle decal: come accennato prima, questi lenzuoli che ricreano la meravigliosa livrea Alitalia mi terrorizzavano ma, alla fine, l’ottimo lavoro della Zanchetti ha dato i suoi frutti. Le decal sono sottili, non hanno bordo trasparente (sono tagliate a filo, ottimo), si incollano bene e, con un po’ di liquido microsol si possono adattare perfettamente alle forme della carrozzeria, prese d’aria comprese.
Aspetta aspetta, cos’è quel microsol di cui hai scritto? Ah bene, ci avete fatto caso. Micro Sol è il nome di un liquido specifico per modellismo (in realtà è acido acetico diluito) fatto apposta per ammorbidire le decal e lasciarle così copiare meglio il fondo su cui sono appoggiate. Si trova nei migliori negozi di modellismo (e su Amazon), costa poco, e vi svolta la giornata, meglio ancora se utilizzato assieme al suo amico Micro Set, da dare sulla superficie prima della decal per migliorarne l’adesione.
Completato anche l’affaire decal, possiamo procedere alla loro protezione con una bella mano di trasparente lucido. Ora, attenzione: il trasparente che uso io è il Tamiya X-22, diluibile sia con il diluente acrilico X-20A che con il lacquer (tappo giallo), quest’ultimo capace di regalare un finitura superficiale incredibilmente lucida e gradevole. Tuttavia c’è un problema: se spruzzate il lacquer thinner sulle decal, molto probabilmente questo ve le scioglierà. Quindi, per evitare di vedere la livrea Alitalia contro il muro dietro a dove vernicio, ho dato una mano bella corposa di X-22 diluito con il diluente acrilico X-20A ottenendo una finitura del caz un po’ opaca sopra la quale, ora con le decal sigillate e protette, ho dato due belle manone di X-22 diluito con il lacquer tappo giallo, a voi il risultato di tanti giri di parole.
Bene, completata la carrozzeria, è il momento di procedere al montaggio e di finire la piccola Lancia Stratos.
Avendo cura di non fare casini bisogna verniciare di nero opaco l’interno della carrozzeria e infine accoppiarla con il resto della macchina. Il passaggio è piuttosto semplice anche se ci sono alcuni dettagli che mi hanno fatto storcere il naso. Prima di tutto non ci sono i finestrini laterali ma solo il parabrezza. Poco male, ho ritagliato della plastica trasparente da una scatola che avevo in casa e mi sono ricavato i due cristalli laterali.
Oltre a questo dettaglio, mi è dispiaciuto di brutto che dai lati sia possibile vedere fuori attraverso le ruote anteriori, basterebbe poco per rendere l’auto più realistica. Altra cosa che non mi piace è la marmitta, ricostruita male (con un solo terminale invece di due) e un po’ posticcia. Inoltre dalle istruzioni non si capisce bene come andrebbe montata: dalle immagini sembra debba essere solidale con il cofano (e quindi la marmitta si dovrebbe muovere aprendolo, impossibile), motivo per il quale ho fatto di testa mia mettendola più in basso e solidale con il telaio.
– da notare la targa con il suo supporto in acetato, bella e realistica –
Ora, a questo punto, potrei dire di avere finito ma la verità è che il modellismo è una costante ricerca per spostare la propria personale asticella un po’ più in alto. Non bisogna scoraggiarsi vedendo cosa fa certa gente (come in tutte le cose, anche in questo ambito ci sono dei veri fenomeni) ma, piuttosto, bisogna ingegnarsi per cercare, per quanto possibile, di avvicinarsi a quei risultati. Proprio per questo ho deciso di sporcare la macchina come se avesse appena finito la gara, per renderla più realistica e meno “giocattolo”.
Per perseguire il mio risultato ho fatto come al solito: ho studiato. Ho passato ore a guardare foto di vecchie Stratos da gara per capire in che punti si sporcavano, ho guardato numerose foto del Rallye di Montecarlo per capire in che modo le macchine che lo corrono si sporcano e ho guardato decine di video su YouTube di altri modellisti per carpire la loro arte.
Alla fine ho optato per questi metodi:
- coraggio, alla peggio ne faccio un’altra;
- bacino all’aerografo pregandolo di funzionare bene (una pulitina in più, nel dubbio, gliela ho data);
- nero opaco mischiato a marrone e bianco e diluiti a manetta;
- pigmenti della Vallejo con il loro
fottutosimpatico binder che devo ancora capire come usarlo bene; - boccette di “dust effect” della AK;
- pezzo di scotch sul parabrezza per simulare il tergicristallo (che credo sia troppo piccolo).
– il tergicristallo secondo me è fuoriscala –
Alla fine, con tutti questi ingredienti, un po’ di silenzio e il telefono in modalità aereo (a volte bisogna essere concentrati), questo che vedete è il risultato che ho ottenuto, di cui vado molto, molto fiero. Ah, per dare l’effetto sporco alle gomme, le ho montate una ad una su un piccolo Dremel che ho usato come “tornio”: mentre facevo girare la gomma, con l’aerografo spruzzavo, in questo modo ho ottenuto un risultato realistico e uniforme. Il modellismo è così, ingegno!
Arrivati a questo punto, possiamo trarre diverse conclusioni. Il kit della Italeri è un buon kit, non il più dettagliato ma sicuramente è ben fatto e, complice il prezzo abbordabile, vi spingerà in esperimenti che altrimenti magari preferireste evitare. È ideale per i novellini, che potranno con questa Stratos imparare a applicare le ottime decal che si trovano in scatola senza dover per forza verniciare la carrozzeria e, infine, è ideale anche per i modellisti più esperti che sicuramente sapranno trovare modo per aggiungere dettagli e sciccherie a questo fulgido esempio – in miniatura – di automobilismo italiano purtroppo andato quasi dimenticato.
Semplicemente Grazie. E’ un piacere leggerti
Io ammiro profondamente chi si cimenta in questo tipo di attività, praticata da me anni orsono anche con la complicità di raccolte tipo ‘aerei da combattimento’ e affini… ora, un po’ per i troppi no delle fighe del passato (tranquilli, sto per sposarmi), un po’ per le troppe serate ‘ai confini della realtà’, un po’ per l’età, un po’ per tante cose ho perso la qualità principe del modellista: la pazienza!!! Certo, questo non mi ha recluso la via al modellismo statico, durante questa pandemia ho riscoperto i miei vecchi modellini e li ho ‘accompagnati’ da nuovi (ovviamente già costruiti), ma ciò non toglie che nutra profonda ammirazione e rispetto (leggasi invidia) in chi è entrato da poco in questo mondo e in chi è dentro da tempo. È sempre un piacere leggere i vostri articoli, continuate così!!!
Capisco bene ciò che scrivi, dici cose saggie, anche io ho avuto un trascorso in gioventù un po’ diciamo libertino, il modellismo però l ho sempre avuto nel sangue dall età di circa 6 anni, da allora ho sempre dedica del sano tempo al modellismo perché è a tutti gli effetti un toccasana, intanto ti sviluppa un coordinamento cervello mani incredibile poi comunque è un “model therapy” c è chi ha il pet therapy e noi il modellismo.
Nei mie anni ho costruito di tutto e ancor ora costruisco e non appagato di ciò comunque faccio un lavoro simile per certi aspetti per cui confermo che in questo periodo di pandemia è un toccasa il modellismo sia che sia statico o dinamico.
Direttore farai mai una recensione del P-40 (l’aereo) della Italeri, è il prossimo modello che ho in linea di costruzione e vorrei vedere una recensione di un modellista più navigato di me (ho quasi finito il mio primo modello)
Ciao ottimo lavoro, una curiosità come hai applicato il telaietto quello sopra la parte posteriore? Prima o dopo le decals? Grazie in anticipo.