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Fiat (Super)Punto 1.2 16v elx – soldi e paura, mai avuti – 1a parte

Questa è la storia di un neopatentato e della sua prima auto. Ma questa è anche una storia di amore che è iniziata con un momento di grande dolore, quello della separazione da una splendida Cagiva Mito EV. Motorino, 125 e infine macchina è il percorso comune a molti di noi, una santa trinità fatta di emozioni, libertà e mobilità, che spesso lascia ricordi indelebili nella mente e nel cuore di un ragazzino che diventa ragazzo e poi adulto.

La patente B si era aggiunta alla A, il diploma di maturità era in tasca e la piccola supersportiva made in Varese era già nelle mani del suo nuovo proprietario (ancora me la sogno la notte). Dopo lunghe elucubrazioni e stante la liquidità a disposizione, la vettura prescelta per fare il grande salto dal mondo delle due ruote a quello delle quattro era la Fiat Punto. Non la prima serie tondeggiante ma la seconda spigolosa, naturalmente tre porte e ovviamente a benzina. Le portiere posteriori e il carburante agricolo non erano state prese in considerazione nemmeno per un secondo, così come il Fire a 8 valvole.

Purtroppo non ho nessuna foto della mia Mito. Gli smartphone ancora non esistevano e le reflex erano roba da ricconi...

Era imperativo che la mia prima auto avesse la testa a 4 valvole per cilindro! Tuttavia il budget disponibile raggiungeva a stento le cinque cifre e, anche se ventuno anni fa era una somma ragguardevole, non bastava per mettere in garage l’utilitaria Fiat. Non nuova, almeno. Fortunatamente nei primi Duemila le km.0 erano una presenza dominante e costante in tutte le concessionarie, peccato che quella prescelta fosse invasa di Punto 8v. Di 16v 3 porte ce n’era una sola, ma per lasciarla andare volevano poco più di 11.000 euro. In verità nell’autosalone troneggiava anche una mk2 restyling, la prima con il motore 1.4 16v da 95 CV (il 100 CV era esclusivo della Panda 100HP) e il kit estetico cattivello, ma il conto saliva rapidamente verso i 15.000 euro. Davvero troppi per le mie disponibilità.

Per la verità anche gli 11.000 euro per la 1.2 16V erano troppi e quindi rimase nel piazzale per altri due mesi, finché il venditore si rese conto che la mia espressione da piccolo fiammiferaio continuava a peggiorare ed ebbe uno slancio di compassione…facciamo cifra tonda! Prosciugato il conto corrente la Punto era mia; non avevo nemmeno i soldi per fare il pieno una volta uscito su strada pubblica (grazie ancora dei 30 euro, Papà), ma non importava!

La Punto Sporting mk2 restyling con il 1.4 16V da 95 CV che sarebbe rimasta nei miei sogni...

Quello che importava, oltre a trovare altri soldi, era iniziare a mettere in pratica le modifiche che avevo teorizzato per mesi, dopo consulti, confronti e ricerche con esperti di settore dall’estrazione più disparata…il primo pezzo da installare era la barra duomi, per fare sì che gli steli dei MacPherson non iniziassero a piegarsi a caso già dopo i primi 10.000 km. Se non ci credete provate ad aprire il cofano di una qualsiasi Punto e dategli un’occhiata.

Installata la barra duomi, il secondo problema da risolvere era quello dei cerchi, perché la “elx” usciva di serie con i lattoni e con delle tristissime coppe ruota in plastica. La soluzione a portata delle mie tasche era una set di cerchi da 14 pollici che ricopiavano il design di quelli della Sporting e venivano prodotti chissà dove da chissà chi. In ogni caso facevano il loro è rendevano la Punto quantomeno presentabile. Dopodiché, le mie attenzioni si spostarono sull’impianto stereo, che di serie…semplicemente non c’era. Lo spazio per la radio era occupato da una buchetta porta-oggetti, nelle porte davanti c’erano una coppia di woofer e tweeter, mentre ai lati della cappelliera c’erano altri due miseri diffusori.

Nel frattempo mi ero dato da fare e avevo messo da parte una discreta sommetta; la cifra destinata ad allietare le mie orecchie si aggirava intorno ai mille euro, che sarebbero bastati per mettere su un discreto impiantino. La spesa maggiore fu quella per l’amplificatore, uno splendido Alpine a cinque canali (75Wx4 + 180W per il subwoofer), seguita da quella per la radio, anche lei Alpine, e poi per i diffusori. Per questi ultimi la scelta ricadde su woofer e tweeter anteriori e su dei tre vie posteriori, tutti firmati JBL. Il tocco di classe finale era il sub-woofer che occupava un terzo del bagagliaio. Inutile dire che il risultato era di altissima qualità: sebbene l’insonorizzazione della Punto fosse quasi inesistente, la pulizia e la potenza del suono passavano sopra a tutto e l’abitacolo diventava una piccola sala da concerto.

Ma questo era solo l’inizio e nella mia mente c’erano tanti altri lavoretti da fare, molto più meccanici che estetici, perché dare nell’occhio non mi interessava assolutamente. Anzi, la mia Punto doveva essere una specie di sleeper, una piccola delinquente in incognito pronta a rivelarsi quando nessuno se lo aspettava. L’idea di fondo, in ogni caso, era quella di renderla il più possibile simile alla Sporting che non avevo potuto acquistare e la differenza tecnica più grossa tra questa e la mia elx era nella trasmissione: sei rapporti contro cinque, una bella differenza!

Peccato che un cambio intero non costi proprio poco, a meno che la tua auto non sia tra le più diffuse in Italia e si trovi con facilità anche dagli sfasciacarrozze. Così, dopo lunghe ricerche, trovai una trasmissione completa dismessa proprio da una Sporting demolita e la cifra richiesta era di quelle affrontabili: 350 euro. Installarla fu un gioco da ragazzi, bastava smontare un cambio e montare l’altro, senza alcuna difficoltà. Decisi anche di lasciare il pomello originale, per impressionare chi saliva in macchina con la leva che si spostava dove non doveva per ingranare la sesta marcia segreta.

Nella guida la differenza si sentiva eccome, soprattutto in terza, quarta e quinta, la Punto aveva tutto un altro brio. E siccome l’appetito vien mangiando, iniziai a pensare che quei tamburi dietro erano proprio brutti da vedere. Chissà quanto sarebbe costato montare i freni a disco della 1.8 HGT…in realtà nemmeno così tanto, il problema maggiore era modificare il freno a mano con i relativi cavi. Nulla di insormontabile, in effetti. Il tema sensibile, in realtà, era un altro ovvero il bilanciamento della frenata, visto che la mia Punto non aveva l’Abs e nemmeno il ripartitore di frenata elettronico (cose che invece c’erano nella 1.8 HGT). I dischi dietro frenavano fin troppo e dunque in certe situazioni bisognava fare molta attenzione. Frenare forte in ingresso curva, senza avere le ruote dritte, era altamente sconsigliato, a meno di non voler entrare completamente di traverso come si vede bene in questa foto.

Insomma, servivano sensibilità e attenzione, inoltre era opportuno non far guidare la Punto a nessuno, ché questa naturale tendenza al sovrasterzo in ingresso poteva risultare rischiosa…Io in realtà mi divertivo come un matto e poi questo genere di modifiche aveva iniziato a darmi un certo gusto. Un bel giorno, continuando a vagare con la memoria tra le schede tecniche del Gruppo Fiat, mi ricordai che la Punto Sporting prima serie aveva 86 CV e, dopo una rapida indagine, scoprii che i 6 CV in meno del mio Fire non erano dovuti solo al passaggio da Euro 2 a Euro 3, ma anche a un diverso albero a camme. E così ricominciò la ricerca…

Fine della prima puntata!

Articolo del 1 Ottobre 2024 / a cura di Alessandro Vai

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  • Flavio

    Mi riporti indietro ai miei 18/19 anni, quando quasi regalai la mito adun conoscente, per comprare una 106 rally col motore quasi fuso… quanto me ne sono pentito!

  • Luca

    Ho la stessa vettura acquistata a suo tempo a 5 porte per esigenze familiari. Al cambio a 6 marce ci ho pensato parecchio anch’io, ma non sono facili da trovare (pur se comune a diversi altri modelli). Sono curioso di leggere la seconda parte. Le differenze del motore dalla sua prima edizione sono parecchie, anzitutto il cambio decisamente più lungo (anche con il 6 marce poiché in sesta ha lo stesso rapporto della quinta del 5 marce), ma una cosa che non si trova scritta sono i collettori, che su questo 80cv sono aperti per un diametro molto ridotto rispetto all’ovale della forma esterna che nel 86cv era quasi tutta adibita al passaggio d’aria. Ho guidato sia il precedente 86cv sulla punto prima serie, che però nelle versioni standard era parecchio ballerina (diversa la Sporting, nell’assetto e nel cambio più corto), sia la versione 82cv impiegata sulle Bravo. Questo 80cv si fa apprezzare per l’elasticità notevole per un benzina con 4 valvole per cilindro e i consumi, che invece sulle 86cv erano parecchio sostenuti. Indico inoltre che rispetto alle 60cv di questa stessa serie la 80cv ha i freni anteriori non ventilati ma di diametro maggiore.

  • Luca

    Approfondendo le fasature di distribuzione, mentre la versione 86cv aveva alberi con -2/42/26/6 e alzata in aspirazione 8mm e in scarico 7.5mm, la versione 80cv ha alberi con diagramma 0/32/32/0 e alzate a 7.5mm. La fasatura è stata quindi ridotta di 8° e modificata nei punti di azionamento. C’è però da dire che l’80cv ha la coppia massima erogata a 500 giri in meno, quindi sarà meno brioso ma è davvero molto elastico, non richiedendo di girare sempre ad alti regimi come il precedente, che era comunque ben più pieno del 75cv con testata a 8v.

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