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Da 90 a 180 cavalli, Yamaha R1 2007

Uscita Cimini. Gas in mano. 270 km/h. 150 metri. Forte sui freni. Due gocce sulla visiera. Piove? Due gocce sull’interno della visiera. No, non piove. È il mio fottuto sudore. Cosa cambia da 90 a 180 CV? Tutto. Soprattutto se in mezzo ci sono 15 anni di evoluzione di ciclistica e motore. No, niente elettronica.

testo: A. Roca 

Breve preambolo sul come sia finito su una R1 del 2007 dal mio vecchio CBR F2 del 1992. Passeggiavo per Sidney quando, nonostante le 8 ore di fuso orario, mi chiama il mio amico Edoardo. Si, quello che mi ha quasi fatto lasciare con la fidanzata per andare a spasso con una Ducati V4S. Probabilmente devo scegliere in maniera più accurata le mie frequentazioni. Nel frattempo mi da una mano a rimontare gli specchi dopo la pista…

Anyway, Edowedo#18 mi chiama dicendomi: “Quanti soldi hai da parte?”. Domanda da non porre a chi è in vacanza dall’altra parte del Globo terracqueo da due settimane. Morale della favola, neanche il tempo di smaltire il jet lag che Trappola è nel mio garage. Questo favoloso esemplare di Yamaha R1 del 2007 aveva solo 15.800 km ed era di proprietà di una ragazza che ci faceva casa-lavoro e la reputava scomoda. E vorrei vedè…

Ci ho messo poco per capire che non è una ragazza di città, giusto il tempo di imboccare il Grande Raccordo Anulare e ritrovarmi su una ruota non appena la 2° ha superato i 7.000 giri/min mentre andavo a fare il tagliando. In quel momento ho capito cosa intendesse il meccanico che me l’ha consegnata: “te sei comprato ‘sta trappola… mo so cazzi tuoi!”. Bene, qui urge la pista.

DESTINAZIONE VALLELUNGA

Qualche uscita giusto per prendere un po’ di confidenza ed eccomi ai piedi del Lago di Scanno, Abruzzo. Uscita da una curva a destra nel tratto di misto stretto, una signora con le mani insanguinate si è piazzata in mezzo alla strada. Inchiodo. Una coppia, marito e moglie, si erano spalmati contro un muretto a secco con il loro GS 1200 e non riuscivano a liberare la strada perché feriti. Mentre ero con lo stivale sinistro sul cambio per mettere la prima e spostare la moto per andare a soccorrere la coppia…. BANG! Preso in pieno da un tipo che mi seguiva con una Street Triple che evidentemente non ha capito che per strada si passeggia. Lui vola per terra, io rimango in piedi, ma con la pedana sinistra piegata ed il cambio KO. Ripariamo le moto giusto per tornare a casa e lui sparisce, rifiutandosi di rimborsarmi il danno (80€ di pedana trovata usata). La mamma dei coglioni è sempre incinta e probabilmente mi ha scambiato per la sua ostetrica perché li trovo tutti io (tre giorni prima un Iveco Daily si era parcheggiato L-E-T-T-E-R-A-L-M-E-N-T-E sul cofano della mia BMW Z3, ma questa è un’altra storia).

Cercando i ricambi per la Yamaha R1, l’emorragia. Pedane arretrate Valter Moto regolabili, decat Akrapovic e scarico Arrow Thunder Black-Carbon. Il tutto montato alle 6 della domenica di Pasqua perché alle 12:30 c’era il pranzo con i parenti e certe cose non puoi rimandarle. Il quartiere si è svegliato con delle cannonate alle 10:10 ed i miei parenti mi hanno sentito arrivare circa 15 minuti prima del pranzo…

Direi che ci siamo, la signorina è pronta. Il meteo no: pista prenotata e rimandata causa maltempo. Denti digrignati, bestemmie e nocche delle mani livide. Finalmente arriva il 3 giugno…

IL BATTESIMO DEL FUOCO

Ho sempre sofferto l’ansia da prestazione sportiva. Fa parte di me, ci sono abituato. Eppure non sono mai stato così teso. Arrivo in pista alle 8:15. Monto le slick 120/70 all’anteriore e 200/60 al posteriore, termocoperte e ci siamo. Scaldo i muscoli ed il motore. Casco e guanti e via dentro.

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La prima cosa che noto è la fatica fisica: con il CBR potevo rimanere dentro anche per 40 minuti di fila salvo fermarmi per preservare il motore, con l’R1 dopo 20 minuti avevo braccia e gambe affaticate. E dopo quasi 9 anni di pugilato agonistico tutti i santi giorni non si può neanche dire che non sia allenato! Tanto ha giocato il fattore tensione che sicuramente affatica e rende i movimenti in sella più “legnosi” e meno fluidi, ma la potenza e le velocità fanno il resto! Laddove arrivavo in 5° piena a 200 km/h, ora ci arrivo in 4° a 270 km/h! E Dio benedica le pedane arretrate che permettono di fare più forza sulle gambe per tenere giù l’anteriore, anche se a volte vince lei. Faccio i primi 20 minuti e capisco che mi devo fermare quando prendo il gas in mano all’uscita dei Cimini e rischio un highside. Eppure ho dato gas dolcemente…

Arrivo al box, scendo dalla moto e mi si gela il sangue: posteriore sul lato destro completamente “strappata”. Si dice che una gomma sia strappata quando la mescola non si consuma in maniera uniforme e nel 90% dei casi è un problema di pressione: se è troppo alta la gomma non si schiaccia per terra, scivolando e strappandosi, per l’appunto. Interdetto, prendo il manometro: pressione a 2.2 bar invece che 1.6 che avevo messo prima di entrare in pista. Molto strano. Sgonfio, metto le termo e mi riposo.

Rientro, scaldo bene tutto e provo a forzare un pochino. La moto continua a scomporsi tanto in staccata ed è molto nervosa in uscita di curva. Scivola e tende ad impennare. Finisco un altro run e rientro. La posteriore è sempre peggio ed ora è anche segnata nella parte centrale… Smontiamo la ruota e capiamo: per effetto del rotolamento la 200/60 al posteriore con i rapporti originali tocca il forcellone nella parte centrale e si surriscalda, mandando su le temperature e rendendo la moto inguidabile.

Yamaha R1 Vallelunga 1

Non è il caso di rischiare oltre, il mio jolly me lo sono giocato: un caso del genere, con l’aumentare delle temperature di aria e asfalto, può sfociare nell’esplosione del pneumatico. Come prima pistata non sono soddisfatto, ma almeno siamo tutti interi.

IL VERO LIMITE SIAMO NOI

Diffidate di chi spende i miliardi per modificare la moto perché questo genere di moto vanno già benissimo così: il loro limite è così alto che l’unico vero limite è chi c’è sopra. Cambiare i riferimenti e prendersi il rischio di staccare ogni giro 5 metri dopo, questo vi aiuta. Non la centralina rimappata da Ammiocuggino: arrivare al punto di staccata 10 km/h più forte vi aiuta a levare qualche decimo, ma se staccata e percorrenza non migliorano farete molta fatica a migliorare e probabilmente vostra moglie vi caccerà di casa come arriva l’estratto conto.

Yamaha R1 Vallelunga 2

Io consiglio due modifiche importanti per chi va in pista: pedane arretrate e gas rapido. Queste due piccole modifiche vi aiuteranno a cambiare la vostra postura in sella, affaticare meno l’avambraccio destro e potrete concentrarvi di più sulla guida. La mia R1, ad esempio, ha la corsa del gas molto lunga e faccio molta fatica nei tratti rettilinei a dare tutto gas velocemente, tenendo il braccio destro in una posizione non proprio comodissima. Come detto prima, le pedane arretrate vi daranno più carico sull’anteriore e quindi avrete modo di usare testa e spalle come aiuto per far girare la moto, spostandole verso l’interno della curva.

Yamaha R1 Vallelunga 3

Poi, che si metta lo scarico per spaventare le vecchiette alla fermata dell’autobus o far tremare le gallerie, siamo tutti d’accordo, ma non sarà quello a farvi migliorare. Sicuramente vi guadagnerete il rispetto del quartiere e l’odio di Gretina, il che non è poco! Soprattutto se il budget è limitato, meglio concentrarsi su quello che conta davvero.

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DIO BENEDICA I CANCELLI

Quando mi presentavo in pista con il mio vecchio CBR vecchio di 27 anni c’erano due tipi di reazione: stima o risate. Vedendomi preparare la moto prima del turno, uno mi disse: “cazzo sembri uscito dal Tourist Trophy, hai le palle ad andare in pista con quella eh!”. Questa è una reazione di “stima”. Poi ci sono i tipi con i vari Panigale, S1000RR e compagnia cantante che ti guardano e ghignano. Poi quando li passi all’esterno con una moto che costa come gli specchietti dei loro missili non ridono più, ve l’assicuro.

Allego screenshot.

Eppure è la miglior palestra del mondo! Andare forte con una moto moderna e ciclisticamente perfetta è relativamente facile, farlo con una moto lenta, pesante e senza freni non lo è affatto. 210 kg a secco, 88 cavalli alla ruota (nel 1992…), pinze dei freni a due pistoncini, dischi non flottanti da 276mm (quelli dell’SH 150 per intenderci) e forcelle morbide come burro.

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Parlandone così sembra che io la stia rinnegando, ma non è così: io ne sono ancora follemente innamorato. È come la prima ragazza, quella con qualche difetto evidente, ma che per voi era tutto. Tutto. Poi si cresce, si guarda avanti, ma non potrete dimenticare mai. Personalmente devo tantissimo a quella moto: è stata la mia valvola di sfogo quando tutto girava male. Mettevo il casco piangendo ed andavo a farmi un giro e poi tutto tornava apposto. Sicuramente i gas di scarico Euro 0 hanno la loro parte di responsabilità, ma è stata la mia cura per 5 anni. Ed ora è la cura del mio migliore amico che le sta dando una terza vita, ed io sono felice così.

IN SOSTANZA…

Se state pensando a cominciare ad andare in pista, lasciate perdere moto nuove. Imparate dalle vecchie signore. Dopo vi sembrerà tutto facile, ma non vuol dire che andrete subito più forte. Per quello serve applicazione e studio: mettete una GoPro all’interno del cupolino (esistono miliardi di supporti anche fatti con la stampante 3D) e comparateli con quelli dei piloti o di altri amatori che vanno più forte. Vedete linee e punti di staccata e quando andate in pista, accendete il cervello e cercate di migliorare poche cose alla volta. Concentratevi ogni turno su 1 o 2 settori. Poi mettete insieme tutto e vedrete che i tempi arrivano da soli.

“Bisogna andar forte andando piano” non forzate troppo, fatela scorrere. Divertitevi, questo è l’importante.

Si ringraziano per le foto Lucia M. e per il casco la BER Racing Europe.

#StayRacing

Articolo del 18 Giugno 2019 / a cura di Alessandro Roca

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  • Federico Micossi

    Grazie, tvb!

  • Milo

    Quanti ricordi. Il problema della gomma contro il forcellone era successo anche a noi ai tempi sulla stessa moto. Quello è sicuramente un gran mezzo, ma dalla prima R1 in poi i mille sono diventati “troppo” . Io opterei per una Yamaha R6 03 (a me andrebbe bene anche la 99, ma la 03 è iniezione e ti toglie l’impiccio della carburazione). Su un mezzo così per la pista l’utente medio ne ha già abbastanza per divertirsi.
    Tra le modifiche base aggiungerei lo scarico (per preservare l’originale da eventuali cadute) e un kit molle per ammortizzatore e forcella. Poi se ti poi permette un carrello anche le carene in vetroresina (stesso motivo dello scarico)

    • Ciao Milo, se non me l’avessero messa sotto il naso ad un gran prezzo avrei preso una R6 anche io! A meno che tu non vada (forte) al Mugello, per il resto una 600 va benissimo per la pista!

  • Beatrice

    apposto però non si può leggere….

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